Disturbi nutrizione e alimentazione, mappatura online: 132 centri di cura e 48 associazioni (Foto Pixabay)

Disturbi nutrizione e alimentazione, mappa online: 132 centri di cura e 48 associazioni

La mappatura aggiornata dei centri dedicati ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in Italia, fatta dall’Istituto superiore di sanità, conta a oggi un totale di 180 strutture. I disturbi dell’alimentazione sono un crescente problema di sanità pubblica

Anoressia, bulimia, binge eating disorder: sono alcune della manifestazioni di un rapporto disfunzionale col cibo, disturbi della nutrizione e dell’alimentazione che rappresentano un problema di sanità pubblica di importanza sempre maggiore perché “caratterizzate da un alto tasso di cronicità, mortalità e recidiva”. I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA) sono inoltre sempre più diffusi con un esordio sempre più precoce fra i giovani.

Per intercettarli e garantire un intervento tempestivo, integrato e precoce, l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha realizzato una mappatura territoriale dei centri di cura e delle associazioni che offrono servizi e sostegno e che rende visibili in tempo reale le principali informazioni e le modalità di contatto dei centri che si occupano di DNA. A oggi sono 132 i centri di cura e 48 le associazioni che offrono servizi e supporto, prevenzione e ascolto.

Piattaforma disturbi alimentari, 180 strutture censite

La mappatura è disponibile sulla piattaformadisturbialimentari.iss.it dell’Istituto Superiore di Sanità e conta un totale di 180 strutture in Italia, fra centri di cura e associazioni, che si occupano di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. La Regione che registra il maggior numero di servizi dedicati è l’Emilia Romagna (23, di cui 10 centri Ssn, 4 afferenti al privato accreditato, 9 associazioni), seguita dal Piemonte (20, di cui 12 centri Ssn, 4 del privato accreditato e 4 associazioni).

«I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione – evidenzia il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Rocco Bellantone – sono caratterizzati da un alto tasso di cronicità, mortalità e recidiva. L’esperienza maturata dai professionisti del settore evidenzia l’importanza di un intervento integrato e precoce, per evitare che il disturbo diventi cronico con il rischio di danni permanenti che, nei casi più gravi, possono portare alla morte. La possibilità di rafforzare la collaborazione tra le diverse strutture dedicate risponde a queste esigenze e offre uno strumento pratico per orientarsi sul territorio, uno strumento utile a favorire l’incontro tra la domanda dei cittadini e l’offerta territoriale».

Al 30 settembre 2024 la mappatura conta dunque 132 centri di cura (105 appartenenti al servizio sanitario nazionale, 27 al sistema del privato accreditato) e 48 associazioni, che vengono ‘censite’ per la prima volta. I centri di cura sono 63 al Nord, 45 al Sud e Isole e 24 al Centro Italia.

Centri di cura e associazioni, ecco come sono

Fra i centri di cura, la maggioranza è strutturata per prendere in carico utenti dai 13 ai 45 anni. Ma una quota del 18% afferma di poter prendere in carico bambini di sei anni o meno e il 51% la fascia tra 7 e 12 anni. Il 78% anche persone con età superiore ai 45 anni. Rispetto alla modalità di accesso, nel 49% dei servizi è necessaria la prenotazione al Cup o la richiesta Ssn ma nel 33% dei casi la modalità di accesso ai centri è libera e senza impegnativa. Nelle équipe lavorano soprattutto psicologi, medici specialisti in psichiatria o neuropsichiatria infantile, dietisti e infermieri. Meno della metà, il 42% dei centri, afferma di avere posti letto dedicati esclusivamente ai DNA, con percentuali variabili per ricovero di tipo psichiatrico o internistico, sia per minori sia per adulti.

Per la prima volta sono state mappate anche le associazioni che si occupano di disturbi alimentari. Emerge già un divario nella distribuzione regionale: il Nord ne conta 30, il Centro 10 e il Sud appena 8.

Quali le caratteristiche delle associazioni? Sono composte per il 92% da familiari di persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione; da cittadini volontari per il 71% e da volontari professionisti per il 56%; in oltre la metà dei casi i volontari sono appositamente formati sulla tematica. Partecipano  all’attività delle associazioni, nel 31% dei casi, anche le persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

Le associazioni svolgono soprattutto interventi di prevenzione e promozione della salute, seguiti dai gruppi di auto mutuo aiuto per familiari e dalle attività formative. Nel 63% dei casi è disponibile uno sportello d’ascolto, nel 13% dei casi viene fornita assistenza anche con un telefono verde e nel 6% viene offerta attività domiciliare. Tra i destinatari dei servizi erogati i familiari e le persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Nel 79% dei casi le associazioni collaborano con i centri afferenti all’Ssn.

«Il monitoraggio capillare effettuato sui servizi sul territorio dedicati ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione – sottolinea Simona Pichini, direttore facente funzione del Centro nazionale Dipendenze e Doping – è un servizio che ci consente di aiutare in modo concreto e di essere vicini a coloro che hanno disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e alle loro famiglie. Il nostro obiettivo è che con l’aggiornamento della piattaforma, che è costante, i cittadini trovino risposte ai loro quesiti in momenti nei quali essere tempestivi nella presa in carico può fare realmente la differenza».


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