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Sanità nel Lazio, Cittadinanzattiva: ambulatori e consultori chiusi per effetto Covid
L’emergenza Covid sta provocando una serie di effetti collaterali per la sanità nel Lazio, fra cui sospensione e chiusura di servizi territoriali e ospedalieri, poliambulatori e consultori. La denuncia di Cittadinanzattiva Lazio
L’emergenza Covid sta provocando una serie di effetti collaterali nella sanità. E sta esacerbando problemi che già esistevano nei servizi ospedalieri e territoriali, in poliambulatori e consultori. Alcuni sospesi, altri incorporati, altri in via di smobilitazione. L’allarme è di Cittadinanzattiva Lazio che ha diffuso un primo report sulla sanità nel Lazio e sui servizi non direttamente legati al Covid ma che rischiano di precipitare.
Le visite riprendono il 25 maggio
Nella Regione visite specialistiche, esami e screening bloccati per la pandemia riprenderanno dal 25 maggio. «L’attività ambulatoriale e di screening ripartirà in piena sicurezza dal 25 maggio e gli utenti riceveranno un sms con tutte le informazioni utili sulla prestazione», ha confermato a La Stampa l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato.
Sono una mole di controlli, visite diagnostiche, esami che dovevano essere fatti in Asl e ambulatori e che sono stati rimandati durante l’emergenza. Quale sarà il costo sociale e sanitario di questi rinvii è presto per dirlo. Servirà organizzazione e un prolungamento di orario. E andrà data priorità ai pazienti oncologici e alle persone fragili.
La denuncia di Cittadinanzattiva: effetti “collaterali” del Covid sulla sanità nel Lazio
«La situazione attuale di emergenza sta producendo effetti “collaterali” che non possiamo tacere. Sono diverse le segnalazioni di servizi temporaneamente chiusi, accorpati e spostati nel territorio laziale senza condivisione con le organizzazioni civiche, con le istituzioni locali e con i cittadini. Così non va proprio». Questa la denuncia di Elio Rosati, segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio.
L’associazione si riferisce a una serie di strutture, asl e ospedali chiusi o accorpati o in via di smobilitazione.
«La pandemia dovuta al Covid 19 ha stravolto indubbiamente la vita a tutti noi. Ma in questa situazione si sono mosse azioni che non possono essere “giustificate” da un principio superiore di salute pubblica. E’ un elenco lungo quello dei servizi e delle strutture che sono state chiuse, accorpate e/o temporaneamente sospese in questi ultimi due mesi e che, nel frastuono delle notizie sul Covid 19, passano mediaticamente sotto silenzio».
Consultori e poliambulatori che chiudono
Un primo report stilato dall’associazione cita, ad esempio, il consultorio di Via Silveri nella ASL RM 1: la struttura era stata riaperta a gennaio, poi chiusa e accorpata con il consultorio familiare di Montespaccato a causa del Convid 19 per le prestazioni non urgenti e differibili. «Il problema del Covid 19 e della quarantena se vale per Via Silveri avrebbe dovuto valere anche per Montespaccato. O quella è zona franca?», si domanda l’associazione.
Nella stessa ASL il Poliambulatorio di Casalotti via Boccea 625 ha visto la chiusura del servizio prelievi e le visite mediche sono state dirottate a Montespaccato, mentre rimane operativo il CUP e il servizio vaccinale.
Nella ASL RM 2 l’associazione segnala la chiusura del servizio per il Poliambulatorio di Via Nocera Umbra, mentre a fine marzo sarebbero dovuti riaprire tre Consultori per lavori di adeguamento. Si tratta dei Consultorio di Via Casilina 711, Consultorio Via Spencer e Consultorio Via Agudio. Tutti chiusi per causa Covid 19 e i lavori dovrebbero riprendere a breve.
Ospedali e punti nascita
Nella ASL RM5 l’Ospedale di Palestrina è stato trasformato in Covid Ospedale e sono state bloccate le attività nosocomiali e chiuse le attività chirurgiche se non urgenti e per patologie tumorali. La Regione si è impegnata a dotare di personale sanitario e macchinari la struttura dopo la fase emergenziale. In tutta la ASL RM, dice l’associazione, non esiste una risonanza magnetica nelle 5 strutture pubbliche: Tivoli, Palestrina, Colleferro, Monterotondo e Subiaco. Ma nel privato basta uscire fuori dall’ospedale di Tivoli e si trova la Risonanza magnetica.
Nella ASL RM 6 c’è il problema della chiusura di due punti nascita ad Anzio e Velletri. Quello di Anzio, una struttura che sta sotto i 500 parti l’anno per una popolazione di circa 120 mila persone, «verrebbe spostato, pare a Aprilia (altra ASL) in struttura privata, ma solo per parti “semplici” e senza complicazioni. Mentre nel caso vi fossero complicazioni si dovrebbe provvedere a trasferire in corsa la partoriente. Mentre per i bambini in età pediatrica dal litorale sud ci si dovrebbe spostare al Nuovo Ospedale dei Castelli per le attività specialistiche».
Nella ASL di Latina si segnala il progressivo depauperamento dei servizi dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Fondi, che con la creazione della zona rossa causa contagio Covid-19 ha avuto alcuni reparti chiusi e altri trasferiti “momentaneamente” a Terracina. A Terracina, invece, l’ospedale Fiorini sembra avviato a un lento declino. «Nel mese di aprile è stato aperto ambulatorio di ostetricia chiuso a Fondi causa Covid 19. Ed è stato chiuso dopo 2, due, giorni».
La pandemia fa venire a galla i problemi
Sono casi, dice Cittadinanzattiva, solo indirettamente causati dal Covid-19. «Questa pandemia ha fatto venire a galla limiti, mancanze e ritardi di tanti diversi modi di intendere la sanità pubblica».
«Se un servizio territoriale riduce le ore lavorate causa mancanza di personale i cittadini andranno lentamente ma costantemente in altre strutture, anche private accreditate o private – dice l’associazione – E alla fine dell’anno, quando si fanno i conti, la struttura pubblica è sotto la soglia minima di accessi. E se va avanti per uno o due anni ecco che il servizio pubblico viene chiuso, ridotto, dimesso. Intanto però l’effetto reale che si produce è una “immigrazione” sanitaria verso strutture accreditate o verso strutture distanti dalla propria residenza con le difficoltà del caso in relazione, ad esempio, a utenti minori che devono essere accompagnati dai genitori o da persone anziane o, cosa sempre più frequente, da malati cronici e rari che devono, in alcuni casi, sopperire autonomamente anche al trasporto pubblico».
Sono costi che pesano sulle famiglie e sui caregivers. L’associazione sottolinea che serve una buona programmazione sanitaria e chiede di aumentare la partecipazione civica in sanità.
«Si rende non solo necessario ma indispensabile dotare la Regione Lazio di un sistema di garanzie per i servizi pubblici sanitari che passi anche attraverso un confronto costante con le organizzazioni civiche. E quindi è necessario che, ad esempio, prima di chiudere servizi al pubblico, si aprano percorsi di partecipazione con i cittadini».
