Alzheimer, Confconsumatori: RSA non possono chiedere pagamento retta
Le Residenze Sanitarie Assistenziali pubbliche e convenzionate (RSA) non possono più chiedere al malato di Alzheimer o ai parenti il pagamento della retta di ricovero, come confermato da diverse sentenze, ma Confconsumatori (che si è occupata diverse volte del tema) può solo limitarsi a vigilare sulla corretta applicazione della legge, mentre è compito del legislatore correggerla anche su istanza degli enti pubblici locali. Questi gli argomenti trattati a Ferrara nel corso di un incontro organizzato ieri da Confconsumatori sul tema “Nuovi diritti del malato di Alzheimer e dei suoi parenti: li conoscete?“.
Le Residenze Sanitarie Assistenziali pubbliche e convenzionate (RSA), infatti, non possono più chiedere al malato o ai parenti il pagamento della retta di ricovero: sulla questione si è pronunciata la Corte di Cassazione nel 2012 e l’associazione ha già ottenuto diverse sentenze di rimborso delle rette illegittimamente versate. Ha detto l’avvocato Giovanni Franchi di Confconsumatori: “Ciò che l’associazione dice è che si può smettere di pagare e ottenere il rimborso di quanto già illegittimamente pagato. Le vittorie ottenute lo confermano. Ma il nostro lavoro non è assolutamente volto a creare uno scontro con i Comuni, al contrario vorremmo che i Comuni si facessero portavoce, con noi, del problema alla Regione affinché questa, quale titolare del Servizio Sanitario Regionale, al quale spettano le spese, si faccia carico della questione”.
Il ruolo di Confconsumatori è di vigilare sull’applicazione della norma: “Ci rendiamo conto – ha concluso l’avvocato Franchi – che, sotto molti aspetti, la legge in vigore è ingiusta perché non fa distinzioni tra le capacità economiche delle famiglie, non distingue, insomma, tra ricchi e poveri. Ma è il legislatore che deve farsi carico delle modifiche alla legge e di risolvere le piccole e grandi ingiustizie che si stanno verificando anche sul fronte delle rette per il ricovero di anziani non autosufficienti. Siamo consapevoli delle sofferenze delle famiglie coinvolte e il nostro fine non è certo quello di patrocinare cause: Confconsumatori si limita a reclamare, doverosamente, l’applicazione della legge, portando all’evidenza pubblica un problema che riguarda moltissime famiglie italiane”.