Allarme alluminio nel latte in polvere per lattanti e in quelli liquidi di proseguimento. Il Salvagente in edicola da ieri rilancia i risultati di un test condotto dall’Istituto nazionale del consumo francese dal quale è emerso che più della metà dei campioni analizzati (47, 38 latti in polveri e 9 di crescita) contengono il metallo potenzialmente neurotossico fino al 30% del valore limite accettabile.
Nel caso dei prodotti per la prima infanzia l’Istituto nazionale del consumo francese ha riscontrato un contenuto medio di 153 microgrammi di alluminio per litro. Considerando, scrivono gli autori delle analisi, che consuma 4 biberon da 210 ml al giorno, un bambino di 6 mesi ingerisce 870 microgrammi per settimana. Per i latti di proseguimento (1-3 anni) invece il livello medio di alluminio riscontrato è pari a 198 microgrammi al litro e, considerando che un bimbo a quell’età consuma mediamente 3 biberon da 210 ml al giorno, assorbe ogni settimana 874 microgrammi di alluminio.
Possiamo dunque star tranquilli? “Niente affatto”, è la risposta degli esperti. E questo perché il “limite” settimanale fissato dall’Autorità europea della sicurezza alimentare (Efsa) è definito, non già per singole categorie anagrafiche, ma sull’intera popolazione. In altre parole non c’è una dose tollerabile specifica sui lattanti. Inoltre, molti studi ormai hanno messo in dubbio che la dose tollerabile definita sull’intera popolazione possa valere anche per i più piccoli e che i livelli di alluminio ammessi sono molto dannosi perché i bambini sono molto più sensibili degli adulti. “I nostri risultati – scrivono i francesi – indicano una contaminazione eccessiva di alluminio nei latti infantili. Per questo chiediamo più trasparenza e l’indicazione della presenza dell’alluminio sulle confezioni”.


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