Acqua potabile, Pan Europe: TFA chimici eterni nel 94% dei campioni (Foto Pixabay)

Ci sono sostanze chimiche eterne nell’acqua che beviamo. E non sappiamo neanche quali saranno i loro effetti sulla salute perchè sono ancora poco studiate. Il 94% dei campioni di acqua analizzati dalla Pesticide Action Network (Pan Europe) è risultata contaminata da TFA, acido trifluoroacetico, un derivato fluorurato dell’acido acetico, sostanza chimica eterna.

Il TFA entra principalmente nell’acqua come prodotto di degradazione dei pesticidi PFAS e dei gas fluorurati. Allarmata dagli alti livelli di contaminazione, Pan Europe ha analizzato 55 campioni di acqua potabile (acqua del rubinetto e acqua minerale) da 11 paesi dell’UE. I risultati sono riassunti nel rapporto TFA: The Forever Chemical in the Water We Drink.

Sintetizza Salomé Roynel, Policy Officer presso PAN Europe: «I nostri studi dimostrano che la contaminazione da TFA ha raggiunto la nostra acqua potabile. I pesticidi PFAS dovrebbero essere vietati oggi per garantire che possiamo continuare a bere la nostra acqua in sicurezza nel prossimo futuro!».

TFA, pochi studi tossicologici e a oggi nessun limite legale

Valutare i rischi per la salute collegati agli inquinanti ambientali è sempre una sfida soprattutto quando i dati sono scarsi.

È infatti questo il caso del TFA: data la sua diffusione, spiega Pan Europe, “sono sorprendentemente pochi gli studi tossicologici disponibili”. Due studi recenti sulla tossicità cronica e sulla tossicità riproduttiva dei TFA mostrano effetti simili a quelli dei più noti PFAS (tossicità epatica e difetti alla nascita), sebbene a concentrazioni molto più elevate.

Manca inoltre anche un quadro legale di riferimento: a oggi non c’è alcun limite legale per i TFA nelle acque. Qualcosa dovrebbe cambiare dal 2026 quando nella Ue dovrebbe entrare in vigore un valore limite standard per “PFAS totali” di 500 ng/L nell’acqua potabile. Ma sembra ci siano ancora discussioni su come e se includere i TFA.

Acqua e contaminazione da TFA

Ma quali sono i risultati nel dettaglio? Il TFA è stato rilevato in 34 dei 36 campioni di acqua di rubinetto europea provenienti da 11 paesi dell’UE. I valori rilevati variavano da “sotto il limite di rilevamento” (di 20 ng/L, ovvero nanogrammi/litro) a 4.100 ng/L. I valori di picco sono paragonabili ai picchi riscontrati nei fiumi e nei laghi europei. Solo il 6% dei campioni di acqua di rubinetto era privo di TFA. La media risulta in 740 ng/L nell’acqua potabile ed è inferiore a quella riscontrata nei fiumi e nei laghi dell’ultimo rapporto del Pan, che aveva rilevato una presenza pari a 1.220 ng/L.

Per verificare se questo inquinante arriva anche nelle acque profonde da cui vengono le acque minerali, il controllo ha incluso 17 campioni di acqua minerale e 2 di acqua di sorgente. 12 dei 19 campioni erano contaminati da TFA, in concentrazioni comprese tra “al di sotto del limite di rilevamento” e 3.200 ng/L, con un carico medio di 278 ng/L.

Infine i test su altre 24 sostanze chimiche PFAS hanno rivelato che i TFA rappresentavano oltre il 98% del carico totale di PFAS in tutti i campioni testati.

Pochi studi sul TFA

Il TFA è un prodotto di degradazione altamente persistente dei pesticidi PFAS e dei gas fluorurati ma nonostante la sua diffusione e la presenza nelle acque ci sono pochi studi sui rischi per l’ambiente e la salute. E ci sono anche diverse valutazioni istituzionali sui limiti tollerabili, che vale la pena ripercorrere così come riepilogate dal Pan Europe.

“Secondo la valutazione dell’EFSA del 2016, 50 microgrammi (µg) di TFA per chilogrammo (kg) di peso corporeo al giorno sono tollerabili. Secondo la valutazione dell’Agenzia federale tedesca per l’ambiente del 2020 è di 12,5 µg/kg/giorno. L’Istituto nazionale olandese per la salute pubblica e l’ambiente (RIVM) nel 2023 ricava una dose giornaliera tollerabile di soli 0,32 µg/kg/giorno, sulla base dello stato attuale delle conoscenze e supponendo che il TFA abbia un profilo tossicologico paragonabile ad altri PFAS meglio studiati. Questa ipotesi è supportata dal recente studio di Bayer sulla tossicità riproduttiva del TFA nei conigli, che ha riscontrato gravi malformazioni fetali. L’Agenzia chimica tedesca ha recentemente proposto di classificare il TFA come tossico per la riproduzione”.

Secondo l’autorità olandese, che ha proposto linea guida per l’acqua potabile di 2.200 ng/L, questo valore è stato superato solo da 2 dei 55 campioni di acqua testati nel monitoraggio. Ma questo non allontana i problemi anche perché gli studi sulla tossicità di questa sostanza sono incompleti.+

La questione del limite legale

C’è poi l’assenza di un limite legale per la contaminazione da TFA nelle acque superficiali, sotterranee o potabili. Qualcosa dovrebbe cambiare ma la strada non è certa.

Spiega Pan Europe che solo nel 2026 nella Ue entrerà in vigore un valore limite standard per i “PFAS totali” di 500 ng/L nell’acqua potabile. Per definizione, questo valore include i TFA poiché sono PFAS. Tuttavia, quando la Commissione ha proposto questo valore, non si è ritenuto che i carichi di TFA esistenti avrebbero superato questo limite. Metà dei campioni di acqua di rubinetto analizzati superano il valore limite di 500 ng/L per i “PFAS totali” se nel parametro vengono inclusi i TFA.

In pratica, spiega Pan Europe, “mentre i livelli di TFA che abbiamo trovato sembrano essere ancora entro quelli che sono considerati limiti di sicurezza, il loro apporto continua ad aumentare ogni giorno che passa a causa dell’uso di pesticidi e refrigeranti PFAS (“gas F”). E il “cuscinetto di sicurezza” è piccolo”.

Da qui la richiesta ai governi di agire con una serie di misure urgenti. Fra queste il divieto immediato dei pesticidi PFAS, il divieto immediato sui gas fluorurati, la definizione di un limite massimo di TFA nell’acqua potabile a livello UE.

Spiega Sara Johansson, Senior Policy Officer per la prevenzione dell’inquinamento idrico presso EEB: «Da una prospettiva legale, il TFA è stato e rimane finora una sostanza chimica ‘invisibile’. La mancanza di standard di qualità per le acque sotterranee o superficiali e l’assenza di un limite TFA per l’acqua potabile hanno portato a una contaminazione chimica diffusa che è passata inosservata. Con l’aggiornamento degli standard di inquinamento idrico regolamentati dalla Direttiva quadro sulle acque, questo potrebbe cambiare: le istituzioni europee hanno ora l’opportunità di stabilire il percorso per la protezione delle acque, lo devono ai loro cittadini. Le persone hanno diritto a un’acqua sana».


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