Unesco: la pizza è patrimonio dell’umanità. Napoli (e l’Italia) in festa
Acqua, farina, lievito e poi mozzarella e pomodoro. Signore e Signori, ecco a voi Sua Maestà la Pizza, regina incontrastata di bontà ad ogni latitudine del globo terrestre e da oggi ufficialmente “patrimonio dell’umanità”. L’UNESCO, infatti, ha inserito “L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano” nella lista degli elementi che possono fregiarsi di questo titolo.
“Il Made in Italy ottiene un altro grande successo”, afferma il Ministro Maurizio Martina. “È la prima volta che l’Unesco riconosce quale patrimonio dell’umanità un mestiere legato ad una delle più importanti produzioni alimentari, confermando come questa sia una delle più alte espressioni culturali del nostro Paese”.
Lo storico riconoscimento giunge dopo un complesso lavoro negoziale durato oltre 8 anni, che premia l’impegno del MIPAAF al fianco delle associazioni dei pizzaiuoli.
La pizza genera un business di 12 miliardi di euro in Italia dove sono almeno 100 mila i lavoratori fissi nel settore della pizza, ai quali se ne aggiungono altri 50 mila nel fine settimana, secondo i dati dell’Accademia Pizzaioli.
Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio, dove si lavorano in termini di ingredienti durante tutto l’anno 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro (dati Coldiretti).
Nata a Napoli, la passione per la pizza è diventata planetaria, con gli americani che sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all’anno, e staccano spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro capite annui, chiudono questa classifica.
“L’Italia e il suo futuro sono legati alla capacità di tornare a fare l’Italia anche nell’offerta turistica, imboccando intelligentemente la strada di un nuovo modello di sviluppo che trae nutrimento dai punti di forza che sono il proprio patrimonio storico ed artistico, il paesaggio e il proprio cibo”, ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “si tratta di un bene comune per l’intera collettività e di un patrimonio anche culturale che l’Italia può oggi offrire con orgoglio sul palcoscenico mondiale anche grazie alle nuove tecnologie”.
Oggi intanto si fa festa: a Napoli, fin dalle prime ore del mattino, tavoli in strada, pizzaiuoli targati Unesco al lavoro, esibizioni acrobatiche e tanta gente per il ritorno della tradizione della pizza sospesa offerta a coloro che non possono permettersi di pagarla
L’arte dei pizzaiuoli napoletani – riferisce la Coldiretti – è l’ottavo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, che conta 365 elementi culturali iscritti nella Lista Rappresentativa di 108 Paesi. Il riconoscimento dell’Unesco assume poi un valore ancora più importate, considerando che siamo ormai alla vigilia del 2018, proclamato l’anno internazionale del cibo italiano nel mondo.