Non più pane e acqua per chi proprio se la passa male. Al limite, pane e iPhone5. C’è la crisi, quindi tutti in fila per ore e ore per accaparrarsi l’ultimo gioiellino della Apple, che sul proprio sito è implacabile: “iPhone5. Il più grande evento nella storia di iPhone dopo il primo iPhone”. Vuoi mettere, dunque, l’importanza di partecipare all’evento dell’anno, accaparrarsi il Melafonino ed essere il primo a dichiarare alle agenzie di stampa che comunque “ne valeva la pena”?
Accade che oggi, 28 settembre, dalla mezzanotte, è iniziata in Italia la vendita del nuovo smartphone di Apple: fuori dai negozi degli operatori telefonici la gente in fila ha fatto la “notte bianca” – non quella culturale, quella consumista – per accaparrarsi il nuovo iPhone, mentre i negozi della Apple hanno aperto alle 8 del mattino. Anche lì fuori c’era gente in fila dall’alba o dal pomeriggio precedente. Lunghe code, umana sofferenza, ore di sonno perse per toccare con mano, dal vivo, il nuovo miracolo tecnologico approdato in terra nazionale. Le cronache dicono che è accaduto così in tutti gli Apple Store d’Italia, con tanto di dipendenti che hanno accolto gli indomiti acquirenti a colpi di “batti il cinque” e offrendo la colazione. Lunghissime file, insomma, per acquistare il gioiellino della Apple a un modico prezzo che va dai 729 euro del modello base ai quasi mille dell’ammiraglia. Per essere più precisi: l’iPhone 5 in Italia è in vendita a partire da 729 euro (versione 16 Gb), arriva a 839 euro (versione 32 Gb) e costa 949 euro per la versione da 64 Gb. Il top, insomma, del prodotto – e del prezzo da sborsare.
Le scene che stanno rimbalzando su giornali e tv possono essere guardate in tanti modi. Con occhio disincantato o sarcastico. Con l’ottimismo della volontà – “è gente che se lo può permettere, forse la crisi non è così critica, i consumi riprenderanno” – o col pessimismo della ragione, che invece richiederebbe una spiegazione sociale, sociologica, forse psicologica della motivazione per cui si sceglie di mettersi in fila di notte per spendere quasi mille euro e acquistare uno smartphone trionfanti, come se si fosse vinto alla lotteria.
Naturalmente, twitter s’è scatenato. Non saranno spiegazioni forbite, quelle che si trovano sul social media, ma una rassegna sui tweet lanciati su #iPhone5 di sicuro solleva l’animo. Scrive @marcosalvati: “La fila per iPhone 5 è così lunga che l’ultimo riceverà direttamente l’iPhone 6”. Media Kingdom 3000 va sul politico: “In Italia il popolo si movimenta per l’iPhone 5, in Spagna per la giustizia”. Twitta @gabriogamma: “L’Italia delle nottate: quelli dell’Alcoa per sopravvivere, quelli dell’iPhone 5 per… Per???”.
Rincara @GraGrazer: “Ci sono più persone in fila per che all’Ufficio Collocamento. Poi si lamentano per la crisi” e @AlessandraDec sferza: “Il nuovo iPhone 5 costa lo stipendio di un operaio. Ma basterà aspettare un po’ perchè scenda al prezzo di un mese di cassa integrazione”.
@umarells forse va vicino a una sorta di spiegazione di quello che sembra un pellegrinaggio consumista: “Lo status simbol non è l’#iphone 5, è stare un giorno e una notte in fila per acquistarlo”. Sfotte @SilvyEternity: “È una vergogna che stanotte non si siano mossi i volontari a portare qualcosa di caldo e coperte a chi era in coda ad aspettare l’iPhone 5”. Mentre @moscatweet è drastico: “L’Iphone è l’oppio dei popoli 2.0”. Però c’è pure chi cerca di sdrammatizzare, come @domeniconaso “Lo snobismo sulle file per comprare un #iPhone 5 è insopportabile. Ma che vi importa? Che male vi fanno? Relax, take it easy…”.
E se invece si volesse spostare l’attenzione sul prezzo, oltre che sul fenomeno? Cosa ne pensano le associazioni dei consumatori? Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, aveva lanciato un tweet da @massidona già un paio di giorni fa: “Scandaloso il prezzo di Iphone5: 200 euro per produrlo, 730 per i consumatori (poi da noi ce lo fanno pagare 50 euro più di FRA e GER…)”.
Allora, proviamo a chiedere l’opinione di chi di consumi si occupa da tempo. Ci sono lunghe file per accaparrarsi uno smartphone a un prezzo non certo d’occasione. Qual è la situazione? Spiega a Help Consumatori Massimiliano Dona:  “È una bella fotografia della schizofrenia del consumatore italiano. Da un lato piange povertà e si lamenta delle crescenti difficoltà del quotidiano e dall’altro si lascia conquistare da mode assolutamente inconsistenti. La strategia di Apple non è nulla di nuovo: si crea attesa sull’arrivo di un prodotto. Fra l’altro, secondo gli addetti ai lavori, il nuovo iPhone non ha un grandissimo contenuto di novità rispetto alla versione precedente. Gli strateghi del marketing sono però abilissimi nel farci sentire inadeguati se abbiamo il modello precedente. Il consumatore – spiega Dona – viene fuorviato lasciandogli credere di essere antiquato e che sia necessario comprare il nuovo modello. Ma questo non è un bisogno, è una suggestione indotta dal marketing”.
Da una parte il marketing, dunque. Dall’altra c’è il rapporto fra il prezzo di produzione e il prezzo di vendita. Continua Dona: “Detto questo, la situazione andrebbe vista con occhi più disincantati. Intanto, l’apparecchio in sé costa poche centinaia di dollari: secondo alcune stime dai 150 ai 200 dollari, ma ho motivo di credere che il prezzo di produzione sia di gran lunga inferiore, vista la standardizzazione. È giusto che un prodotto che costa cento a chi lo produce venga venduto a ottocento? Credo che ci sia qualcosa di immorale. L’altro dato riguarda il mercato italiano, che approfitta della credulità dei consumatori. In Francia e in Germania l’iPhone5 viene venduto a circa 50 euro in meno. E i gestori delle telefonia si sono allora affrettati a far notare che, nonostante il costo di vendita superiore, i piani tariffari sarebbero più vantaggiosi. Magra consolazione, perché poi noi italiani ci mettiamo una quantità di traffico notevolmente superiore rispetto al resto d’Europa”.
La domanda nasce immediata: le persone che stanno in fila per comprare l’iPhone5 vengono dalle stesse famiglie che magari lamentano la crisi? “Credo proprio di sì – continua Dona – Per questo parlavo di schizofrenia. Non è una questione di status: un telefonino che arriva a costare 900 euro è fuori dalla ragione. Oggi quel costo è solo apparenza. Mille euro sono un prezzo col quale si può fare la spesa alimentare per due mesi. Soprattutto, non lasciamoci convincere dagli operatori della telefonia che le condizioni saranno vantaggiose, perché quello sarà un telefono pagato per il suo prezzo e pagato in perdita di libertà contrattuale: per avere quel telefono, devo sposare un operatore per 30 mesi. Occupiamoci anche della perdita della libertà di cambiare operatore da qui a quasi tre anni”.
Libertà, consumi, nuove forme di aggregazione. Forse fra poco si scoprirà che fare la fila per un iPhone5 risolleva le sorti del morale familiare. Contribuisce a dare un’identità personale in un mondo sfilacciato. Crea pellegrinaggi moderni degni delle future pagine di storia. O semplicemente, forse fra poco si scoprirà che la regola aurea della pubblicità – “bene o male, purché se ne parli” – renderà l’informazione complice di aver dato così tanto spazio alla vendita di uno smartphone. E allora, cosa dire? “L’iPhone5 sia con voi”. Per chi ha fatto la fila, naturalmente.
 
di Sabrina Bergamini
twitter @sabrybergamini


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)