Standard&Poor, editoriale di Antonio Longo: una bolla di sapone
Doveva essere il “processo del secolo”, il “giorno del giudizio” per la finanza responsabile delle italiche sfortune; è una clamorosa sconfitta per i gombloddististi-sovranisti-ignorantoni che invece di analizzare i numeri, leggono i titoli di qualche giornaletto, ascoltano le intemerate di qualche direttore “travagliato”, si eccitano ai retroscena dei Giulietti Chiesa, teorici de “l’attentato alla Torri Gemelle è responsabilità di Belzebù-USA-CIA-FBI”.E una figura barbina (non è la prima…) per questi procuratori di Trani, alla ricerca di pubblicità, come dimostra anche la ridicola e provinciale esibizione della cravatta tricolore in un giorno delicato come questo. “Il fatto non costituisce reato“, ha deciso il Tribunale di Trani.
Adesso ci sarà qualcuno che lancerà iniziative di possibili fantomatici risarcimenti, spillando a migliaia di risparmiatori disinformati 100/200 euro, che moltiplicati per 1000 fanno un bel malloppo. Tanto, poi passano gli anni prima che un tribunale si pronunci per il nulla di fatto.
Riepiloghiamo brevemente. L’agenzia di rating Standard&Poor era stata accusata di ” manipolazione del mercato” e la procura di Trani aveva chiesto la condanna per vari dirigenti internazionali. “La manipolazione del mercato finanziario contestata – scrive Il Fatto Quotidiano che più di ogni altro quotidiano aveva seguito la vicenda – era aggravata dal fatto che è stata commessa ai danni dello Stato italiano e dall’ingente danno patrimoniale provocato. Cuore del processo i report emessi tra il 2011 e il 2012 sull’affidabilità del sistema creditizio italiano, e “indebiti annunci preventivi” sull’imminente declassamento dell’Italia e al taglio del rating del nostro Paese deciso nel gennaio 2012. Decisione che ha provocato un terremoto sui mercati e un’impennata del differenziale di rendimento tra titoli di Stato italiani e tedeschi (lo spread)“.
In realtà l’Italia c’entrava poco, o almeno non era la sola ad essere valutata negativamente. In quel gennaio 2012 il rating francese e quello austriaco persero la tripla A, calando di un livello; quello italiano scendeva di due livelli a BBB+, come Spagna e Portogallo.
Ci furono proteste da parte dei governi di tutti i Paesi interessati e la stessa Commissione europea esprimeva riserve: “La decisione di S&P è incoerente, l’eurozona ha agito. Siamo dispiaciuti – dichiarò il Vicepresidente e Commissario Rehn – della decisione senza fondamento presa oggi da S&P sul rating di diversi paesi dell’area euro, perché l’Ue ha adottato azioni decisive su tutti i fronti della crisi”.
Ovviamente le proteste furono di carattere politico. Solo in Italia c’è stato l’intervento giudiziario. Finito oggi in una clamorosa bolla di sapone, con una sentenza di che ridicolizza tutta l’inchiesta.
“Rispettiamo le sentenze, appena vedremo le motivazioni lavoreremo per un eventuale appello” ha affermato il presidente di Adusbef, Elio Lannutti, e quello di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, che insieme ad ACU si erano costituite parte civile.
di Antonio Longo
Caro Antonio Longo,
in questo mondo di ladri “meglio abundare quam deficere”!!!
Cordiali saluti.