Sondaggio HC. Immigrazione: il diritto all’accoglienza non va toccato, però…
Quando abbiamo lanciato il sondaggio di questa settimana sapevamo di affrontare un tema caldo e allo stesso tempo delicato su cui tutti avrebbero qualcosa da dire ma si ha sempre un po’ il timore di essere “etichettati” troppo velocemente. “Ecco il solito buonista”, oppure “Ecco lo sapevo che sotto sotto questo era un po’ razzista”.
Parlare di immigrazione e di accoglienza, di questi tempi, non è semplice, ce ne rendiamo conto: lo scontro è potenzialmente sempre dietro l’angolo. Perciò, prima di commentare i risultati di questa settimana, vogliamo ringraziare chi ha avuto la voglia di esporsi un po’ e prendere posizione nel dibattito pubblico in cui, ormai sempre più spesso, i social hanno assunto il ruolo di luoghi di incontro di opinioni e battaglie a suon di commenti e link.
Il decreto sicurezza, approvato dal consiglio dei ministri lo scorso 25 settembre, è carico di novità soprattutto rispetto al tema dell’immigrazione.
Non avendo la pretesa di coprire un campione statistico rappresentativo ma solo di raccogliere le opinioni dei nostri lettori, abbiamo concentrato l’attenzione su un aspetto del decreto targato Salvini: l’evidente stretta sui permessi umanitari. Giusto o sbagliato restringere le maglie per il rilascio del documento per la protezione umanitaria?
Per il sondaggio di Help Consumatori ha vinto, se così si può dire, la parte (66%) che considera l’accoglienza umanitaria un diritto di chi fugge da condizioni che rendono la vita spesso disumana.
Per contro, il 34% dei votanti afferma che il nostro Paese abbia dato troppi permessi e che sia giunto quindi il momento di darli solo a chi li merita.
Prima di descrivere le novità che il decreto sicurezza-immigrazione introdurrà nell’ambito dei permessi umanitari e dell’accoglienza, diamo un po’ di numeri, ufficiali (fonte European Asylum Support Office- Easo).
In Europa, la Germania continua a essere il Paese che riceve il maggior numero di richieste di protezione internazionale (più di 222mila lo scorso anno) ed è anche in cima alla lista delle decisioni assunte in materia. Delle 996mila decisioni complessive nell’Ue nel 2017, 524mila (53%) sono giunte dalla Germania.
Tra gli altri Paesi che hanno emesso un gran numero di decisioni su asilo e protezione internazionale “si annoverano la Francia (11% del totale Ue), l’Italia (8%), la Svezia e l’Austria (6% ciascuno)”. Cinque Paesi – Germania, Italia, Francia, Grecia e Regno Unito – ricevono tre quarti di tutte le richieste d’asilo presentate nell’Unione.
L’Italia è stata il secondo principale Paese destinatario, con 128.850 richieste, seguita dalla Francia, con oltre 100mila domande. In termini di decisioni adottate sulle domande di protezione inoltrate nei 28 Paesi Ue, nel 2017 sono state emesse 996.685 decisioni di primo grado, il 13% in meno rispetto al 2016. “La riduzione su base annuale riflette”, spiega Easo, “in maniera evidente il numero inferiore di richieste presentate”.
Sono tanti? Sono troppi? Potremmo fare un’accoglienza migliore? Potremmo aiutarli “a casa loro”? La risposta a queste domande non è semplice e richiederebbe il richiamo a diversi fattori per poter dare una spiegazione esauriente.
Intanto c’è il nuovo decreto, firmato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (che ha inviato anche una lettera al premier Conte per ricordare che i principi costituzionali e il diritto internazionale non va violato in alcun modo).
Si prevedono sei fattispecie precise quali condizione per il rilascio di questo tipo di permesso di soggiorno. Ad averne diritto infatti saranno soltanto coloro che hanno subito grave sfruttamento lavorativo, tratta, violenza domestica, calamità naturali, cure mediche e attribuzione della protezione per valore civile. Il decreto prevede la possibilità di togliere la cittadinanza a chi abbia l’asilo e una condanna definitiva per terrorismo. Per i richiedenti asilo è prevista la sospensione della domanda in caso di pericolosità sociale o di condanna in primo grado.
Viene ridimensionato anche il sistema dello Sprar, la rete di protezione per richiedenti asilo e rifugiati gestita da comuni ed enti locali, che rimane solo per la protezione internazionale e per i minori non accompagnati.
Cosa succederà nel concreto lo vedremo nei prossimi mesi ma intanto il primo mattone per l’inizio di un nuovo corso è stato posto, mentre la discussione europea per la riforma del sistema di Dublino è rimasta bloccata…chissà poi perché.
@ELeoparco