Il 2014 sarà l’anno della ripresa? Purtroppo non è così scontato. Di sicuro quello che sta per iniziare sarà l’anno della verità. Sapremo, cioè, se quei deboli segnali di ripresa che si intravedono riusciranno a trainare i consumi e, soprattutto, a ridare potere d’acquisto alle famiglie. Fondamentale sarà il clima di fiducia: se continua questa incertezza la ripresa non verrà innescata e la situazione diventerà davvero pesante. E’ il quadro delineato da Centromarca nell’ambito del convegno organizzato oggi a Roma. Centromarca ha lanciato una richiesta d’aiuto, probabilmente l’ultima, alla politica: le famiglie italiane sono stremate dalla crisi ed hanno drasticamente ridotto i consumi. Dall’altro lato le aziende hanno messo in campo tutte le loro energie per contrastare questa crisi, riducendo i prezzi e rendendo la filiera del settore del largo consumo molto più competitiva. Ma adesso non c’è più spazio per un’ulteriore aumento della pressione fiscale, ma c’è bisogno di fare investimenti e di sostenere l’occupazione che altrimenti non potrà beneficiare di alcuna ripresa.
Dallo studio condotto da Ref Ricerche e IRI e presentato durante il convegno di oggi emerge con evidenza che nel 2014, nonostante vengano meno alcuni fattori che ci hanno condotti alla recessione, non ci saranno quei meccanismi che di solito fanno invertire il ciclo economico. In sostanza ci sarà una ripresa sul piano finanziario e con il rialzo dei mercati la speranza è che aumentino le esportazioni. Ma non è detto che dall’export la ripresa contagi anche i consumi. Anche perché, se non aumenta la fiducia, le famiglie tenderanno ad accumulare quel poco che riusciranno a guadagnare. Se non è ancora chiaro, ad esempio, quanto si dovrà pagare di tasse per i rifiuti o per la casa, gli italiani cercheranno di crearsi un risparmio precauzionale per far fronte alle future uscite. 
“Senza una riattivazione della domanda interna difficilmente la ripresa potrà consolidarsi – ha affermato Fedele De Novellis, economista di Ref Ricerche – La crescita del 2014 resterà dell’ordine di pochi decimi di punto, inferiore alle stime del Governo. Per far ripartire il Paese servono annunci credibili, che portino le famiglie ad escludere nuovi aumenti della pressione fiscale. Aumentare la tassazione, in una fase di debolezza della domanda, significherebbe aggravare ulteriormente la recessione. L’Italia deve ricontrattare gli obiettivi del Fiscal Compact, in quanto portarsi su un sentiero di abbattimento del rapporto debito/Pil dell’ordine di oltre tre punti all’anno nei prossimi anni è irrealistico oltre che controproducente”.
Passando ai dati concreti: Centromarca prevede per questo Natale una spesa di circa 700.000 euro, quindi sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno. Ma va detto che negli ultimi due anni, per effetto dei soli aumenti Iva, è stato bruciato un miliardo di euro in mancati acquisti. E soltanto la dinamica estremamente competitiva dell’intera filiera ha permesso di contenere la perdita dei volumi delle vendite, ma a discapito della marginalità e quindi delle possibilità d’investimento delle imprese. Lo sconto medio offerto durante il 2013 è stato del 27%, con un risparmio di circa 228 euro a famiglia sull’acquisto dei beni di base. E come ha reagito il consumatore di fronte a questo calo dei prezzi? Ha semplicemente sostituito i prodotti più cari con quelli meno cari, comprando anche di meno ed andando più spesso al discount.
“La normalizzazione del ciclo economico, prevista per il 2014, non sembra sufficiente a stimolare la ripresa degli acquisti di prodotti confezionati di largo consumo”, rileva il presidente di Centromarca, Luigi Bordoni. “Servono scelte decise: al Governo chiediamo interventi urgenti a sostegno del potere d’acquisto delle famiglie, che sia cancellata qualsiasi ipotesi di aumento della tassazione sui consumi e che sia valutato in tutta la sua importanza l’enorme sforzo compiuto dall’industria e dalla distribuzione moderna per garantire alle famiglie un’offerta conveniente”.
In assenza di provvedimenti le vendite sono destinate ad essere contraddistinte dal segno meno. “Anche l’ultimo semestre ha registrato un calo, seppur più contenuto rispetto alla prima parte del 2013 – ha rilevato Angelo Massaro, general manager di IRI per l’Italia e la Grecia – Non saranno in grado di compensare la flessione neppure i consumi di Natale. Ci attendiamo che le famiglie spendano per panettoni, pandori, dolci natalizi e spumante attorno ai 700 milioni di euro, come nel 2012, ma l’anno, purtroppo, chiuderà con un calo complessivo delle vendite a volume del -1,5%, con le regioni del Sud e del Centro più penalizzate rispetto a quelle del Nord. I consumi sono tornati sui livelli del 2010. Nel 2014 potrebbe iniziare una lenta inversione di tendenza, ma un aumento delle imposte finirebbe per gelare sul nascere qualsiasi ipotesi di ripresa, senza peraltro determinare un incremento del gettito fiscale per le casse dello Stato”.
di Antonella Giordano
@Anto_Gior


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