Riforma recupero credito, UNIREC e Adiconsum: no al ‘far west’
Trentotto miliardi di euro. E’ questo il valore annuo del recupero del credito gestito dall’UNIREC: 15 mila addetti che nel 2011 hanno lavorato 32 milioni di pratiche, per lo più rate del mutuo e di prestiti personali che non si è riusciti ad onorare, bollette della luce e del gas. Nove miliardi di euro hanno fatto rientro nelle casse di Istituti di Credito, finanziarie, Aziende di telefonia etc. “Il tutto con grande professionalità senza nessuna bomba a differenza di quanto accade con Equitalia” ha precisato Gianni Amprino, presidente UNIREC.
Il problema è che una proposta di legge (C.4583) vuole riformare il settore del recupero credito, peggiorandolo. E’ questa la denuncia lanciata oggi da UNIREC e Adiconsum nel corso di una conferenza stampa durante la quale hanno anche presentato gli emendamenti alla proposta.
La riforma, così come intesa dall’on. Mariarosaria Rossi che ha presentato la proposta, parte dal presupposto che è necessaria in funzione di una riduzione dei costi economici per le aziende, per l’organo di controllo (questure, polizia amministrativa) e per l’ambiente oltre che a mettere ordine in un contesto ove vige una normativa lacunosa. Secondo UNIREC ed Adiconsum, invece, la proposta di legge peggiora il settore, innanzitutto, consentendo a chiunque di poter svolgere l’attività di recupero credito dal momento che non vengono menzionati requisiti e modalità necessari per svolgere l’attività. Inoltre, dimenticando i lodevoli presupposti, istituisce un “Organismo bilaterale di controllo e regolazione” posto sotto la vigilanza del Ministero della Giustizia e non più del Ministero dell’Interno, come è attualmente. Questa del controllo è la parte che più sta a cuore ad UNIREC ed Adiconsum dal momento che il Ministero dell’Interno è un’Istituzione capace di effettuare controllo e prevenzione anche e soprattutto per contrastare la possibile infiltrazione criminale.
“Una liberalizzazione a tutti gli effetti, peccato, però, che si faccia in un settore delicato dove una deregulation non era né necessaria né auspicabile” commenta Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum ricordando tra l’altro che l’Italia si sta muovendo in senso opposto rispetto al resto dell’Europa: in Germania, ad esempio, da un sistema liberalizzato si è introdotta l’obbligatorietà della licenza per effettuare attività di recupero credito. Idem in Inghilterra e Repubblica Ceca. Senza dimenticare che quello del recupero credito è un settore che funziona bene e che, dal 2004, si è riusciti a garantire ai consumatori il rispetto di un codice etico e di condotta.
Tre le richieste formulate in conclusione della conferenza stampa e contenuti negli emendamenti:
- mantenere la Licenza (art.115 del TULPS)
- confermare la competenza del Ministero dell’Interno che deve stabilire requisiti professionali e di onorabilità
- non costituire nessun nuovo organo bilaterale