Privacy, Google lancia servizio per diritto all’oblio
Google si adegua alle indicazioni di Privacy contenute in una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e lancia il servizio per far valere il “diritto all’oblio”. Gli utenti potranno quindi chiedere al motore di ricerca di rimuovere i link che appaiono dopo una ricerca sul proprio nome, qualora contengano informazioni “inadeguate, irrilevanti o non più rilevanti, o eccessive in relazione agli scopi per cui sono stati pubblicati”. Soro: “Positivo, ma verificare come sarà attuato”.
Google fa sapere che valuterà “ogni singola richiesta” e cercherà “di bilanciare i diritti sulla privacy della persona con il diritto di tutti di conoscere e distribuire le informazioni”. Il colosso del web mette quindi a disposizione di tutti il modulo da compilare per chiedere la rimozione dei link (modulo che è ancora in fase di sviluppo e sarà perfezionato nel prossimi mesi), ma si riserva il compito di stabilire “se i risultati includono informazioni obsolete sull’utente e se le informazioni sono di interesse pubblico, ad esempio se riguardano frodi finanziarie, negligenza professionale, condanne penali o la condotta pubblica di funzionari statali.
Antonello Soro, Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, accoglie “la volontà dichiarata da Google di adeguarsi all’ordinamento europeo e rispettare i diritti e le tutele garantiti ai cittadini dell’Unione” come “un fatto positivo”, ma bisogna “verificare come concretamente questi diritti e queste tutele verranno assicurati e messi in atto”. “Naturalmente non deve essere mai preclusa la possibilità di coniugare i diritti fondamentali delle singole persone con la libertà di informazione e l’interesse collettivo a conoscere dei fatti di rilevanza pubblica – spiega Soro – In questo senso, rimane di grande importanza il ruolo primario che potranno svolgere le Autorità nazionali per la privacy, con le quali certamente proseguirà il proficuo lavoro comune e coordinato già avviato proprio nei confronti di Google e degli altri Big della Rete.”