Le grandi aziende corrono ai ripari e lanciano una campagna di comunicazione sull’olio di palma sostenibile e sulla sua bontà. Ci sono spot televisivi – sono partiti il 28 febbraio – che saranno in video per tre settimane e inserzioni su quotidiani, periodici e testate online. Chi è il committente? La neonata “Unione italiana per l’olio di palma sostenibile”. Riunisce tre big del settore quali Ferrero, Nestlè e Unilever, più Unigrà e le associazioni di categoria del sistema Confindustria.
olio di palmaSi promettono campagne di comunicazione a tutto spiano, manifestazioni e convegni con l’obiettivo dichiarato di “promuovere attivamente la cultura della sostenibilità di questo prodotto”. Dice l’associazione sul proprio sito online: “L’Unione ha come obiettivo principale quello di promuovere l’impiego di olio di palma sostenibile da parte delle aziende e di coordinare, in Italia, tutte le attività di comunicazione per favorirne la conoscenza da parte dei consumatori”. Del resto l’olio di palma è uno degli alimenti più contestati degli ultimi tempi: presente un po’ dappertutto, dalle merendine agli snack ai biscotti e a una marea di prodotti alimentari, è finito al centro dell’ostilità dei consumatori, sia per ragioni di salute che per motivi ambientali, tanto che molte aziende hanno cominciato a vendere prodotti privi di olio di palma e a sostituire questo ingrediente con l’olio di girasole o con il burro. Una petizione lanciata dalla testata specializzata “Il fatto alimentare” per chiedere lo stop all’invasione dell’olio di palma ha ormai superato le 169 mila adesioni. Ed è solo parzialmente rassicurante il recente parere elaborato dall’Istituto superiore di sanità, purtroppo su dati di consumo non aggiornati, che pur ridimensionando alcuni allarmi salutistici non ha però potuto evitare di evidenziare che fra i giovanissimi il consumo di questo prodotto è un po’ troppo alto. Dice infatti l’ISS: “Nel contesto di un regime dietetico vario e bilanciato, comprendente alimenti naturalmente contenenti acidi grassi saturi (carne, latticini, uova), occorre ribadire la necessità di contenere il consumo di alimenti apportatori di elevate quantità di grassi saturi i quali, nelle stime di assunzione formulate nel presente parere, appaiono moderatamente in eccesso nella dieta delle fasce più giovani della popolazione italiana”.
spot olio di palmaOra è partita la campagna dei big del settore che vogliono “raccontare agli italiani cos’è l’olio di palma sostenibile” nella piena consapevolezza, da loro stessi riconosciuta, che “di fronte alla crescente ostilità – anche in Italia – nei confronti dell’olio vegetale più in alto alle classifiche del commercio internazionale, è giusto domandarsi il perché di tanta attenzione su questo ingrediente. “Con questa campagna vogliamo far arrivare un messaggio semplice e rassicurante ai consumatori italiani, raccontando questo ingrediente per quello che è: un olio vegetale di origine naturale, conosciuto e utilizzato da cinquemila anni, ricavato dalla spremitura della sola polpa del frutto della palma da olio, che non presenta rischi per la salute in una dieta bilanciata e che, se prodotto in modo sostenibile, aiuta a rispettare la natura e le comunità locali – ha detto Giuseppe Allocca, Presidente dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile – In linea con quanto accaduto in altri Paesi dell’Unione Europea (Francia, Belgio, Olanda, Germania, Svezia), l’Unione intende diventare in Italia un punto di riferimento per i consumatori, i media e le istituzioni che desiderano maggiori informazioni sul tema, con l’obiettivo di portare l’attenzione del dibattito sull’importanza della sostenibilità di questo ingrediente, intesa sia in termini di sicurezza nutrizionale che di impatto sociale e ambientale.”
Le aziende che attualmente aderiscono all’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, si legge sul sito internet, “utilizzano olio di palma certificato RSPO e intendono arrivare al 100% di olio di palma sostenibile entro il 2020”. Come detto, l’associazione riunisce Ferrero S.p.A., Unilever Italy Holdings S.r.l., Nestlé Italiana S.p.A, Unigrà S.r.l. mentre aderiscono in qualità di membri associati AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane), ASSITOL (Associazione Italiana dell’Industria Olearia), Associazioni Prodotti e Preparazioni alimentari aderenti ad AIIPA (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari).
Si tratta di una “potenza di fuoco” che non è sfuggita al Fatto Alimentare. Scrive il direttore Roberto La Pira: “Si tratta di una santa alleanza che riunisce buona parte delle aziende alimentari che usano olio di palma. Questo elemento deve fare riflettere perché dimostra che gli alimenti contenenti l’olio tropicale sono migliaia e che  l’invasione dell’olio tropicale si è estesa a tutti i livelli”. Per la testata specializzata, inoltre, “la decisione di una nuova dispendiosa campagna pubblicitaria probabilmente è stata presa per frenare la continua emorragia di clienti che non comprano più prodotti con l’olio tropicale sia per motivi ambientali che di salute”. Bisognerà ora vedere la risposta dei consumatori, che negli ultimi tempi si sono dimostrati molto attenti alla possibilità di comprare prodotti palm oil free.
 
di Sabrina Bergamini
@sabrybergamini

Parliamone ;-)