Ok, il prezzo è giusto? Adoc lancia campagna contro il caro prezzi
L’Adoc ha lanciato una campagna nazionale contro il caro prezzi. “No alle speculazioni, giù i prezzi, carrelli pieni con prodotti di qualità”
“Ok, il prezzo è giusto? No alle speculazioni, giù i prezzi, carrelli pieni con prodotti di qualità”: questa la campagna contro il caro prezzi lanciata dall’Adoc, testimonial Marisa Laurito. Il caro prezzi ha un impatto fortissimo sulle famiglie, spesso costrette a cambiare abitudini di consumo (aumenta la spesa al discount, ad esempio) e a fare i conti con un’inflazione che taglia stipendi, pensioni e risparmi.
Campagna contro il caro prezzi
L’associazione ha lanciato ieri a Roma la sua campagna contro il caro prezzi, che parte da un contesto noto: alta inflazione, diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie, crescita dei prezzi più accentuata per i beni alimentari e maggior impatto dell’inflazione sulle famiglie meno abbienti. Nel 2022 il differenziale inflazionistico tra le famiglie con livelli di spesa più esigui e quelle più agiate raggiunge infatti i 4,9 punti percentuali (+12,1% contro +7,2%) (Ricerca Eures-Adoc Il prezzo è giusto?)
In Italia, ricorda l’associazione, oltre 2 milioni di famiglie sono in povertà assoluta, mentre bassi stipendi e magre pensioni vengono erosi da un’inflazione molto alta. Il potere d’acquisto va giù e questo sta ampliando la forbice della disuguaglianza sociale.
«Il prezzo dei prodotti di largo consumo cresce esponenzialmente – ha spiegato Anna Rea, Presidente Adoc – le persone ormai faticano a fare la spesa e a comprare prodotti per la propria sopravvivenza. Servono provvedimenti immediati per fermare la speculazione che arriva sulle nostre tavole».
Per l’Adoc serve “un’alleanza comune tra tutte le Associazioni dei consumatori, delle aziende agricole e dell’agroalimentare contro le speculazioni”; un intervento sulla grande distribuzione organizzata e il rafforzamento del ruolo di Mister Prezzi che, insieme alla Commissione Alert Prezzi, avvii azioni concrete, al centro come in periferia; l’eliminazione dell’Iva dai prodotti alimentari di largo consumo.
Il caro prezzi sui beni alimentari
La ricerca condotta con l’Eures evidenzia che la crescita dell’inflazione, più marcata sui prodotti alimentari, ha avuto maggiori ricadute per i segmenti più fragili del corpo sociale – ad esempio il 74,9% degli anziani ha dovuto operare “tagli” alla spesa per i prodotti alimentari, per la casa e per farmaci e visite mediche.
L’inflazione, spiega ancora l’Adoc, ha portato cambiamenti nei comportamenti di consumo della popolazione: nel 2022 la quota di mercato dei discount ha infatti raggiunto il 22% (a fronte del 18% del 2019) ed i prodotti a Marchio Del Distributore (MDD) hanno raggiunto vendite pari a 12,8 miliardi, in crescita del 9,4% sul 2021.
“Il tentativo di comprimere i costi virando su prodotti più convenienti, tuttavia, non ha consentito – si legge nella ricerca Adoc-Eures – di evitare un aumento generalizzato dei prezzi, che peraltro hanno registrato incrementi disomogenei nelle diverse città, probabilmente in presenza di comportamenti speculativi all’interno della catena del valore: anche considerando i soli beni alimentari “essenziali” (pane, pasta, olio, uova, zucchero, caffè, ecc.) tra gennaio 2022 e gennaio 2023 il costo è infatti aumentato del 26,7% nella provincia di Bologna, del 26,1% a Napoli, del 22,9% a Roma, del 20,5% a Palermo, del 19,7% a Firenze e del 18,8% a Milano, cui corrisponderebbe, in valori assoluti, un aumento della spesa familiare annua compreso tra i 1.506 euro di Bologna e i 1.060 di Milano”.
L’aumento dei costi dei prodotti alimentari, aggiunge l’Adoc, risente poi di passaggi interni alla filiera non del tutto coerenti: è il caso dei prezzi della pasta (e, il costo di un kg di pasta al dettaglio si attesta mediamente nel 2023 a 2,28 euro, con un rincaro di circa 50 centesimi sul 2021 e di circa 1 euro sul 2019), del latte, del pane, delle arance.
