Arriva l’etichetta di origine obbligatoria che salva la pummarola Made in Italy dall’inganno dei prodotti coltivati all’estero ed importati per essere spacciati come italiani. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale, firmato dai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda, per introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine dei derivati del pomodoro.

Il provvedimento introduce la sperimentazione per due anni del sistema di etichettatura, nel solco della norma già in vigore per i prodotti lattiero caseari, per la pasta e per il riso. Il decreto si applica ai derivati come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.

Andiamo avanti sulla strada della trasparenza in etichetta e della qualità”, afferma il Ministro Maurizio Martina, “soprattutto in una filiera strategica come quella del pomodoro. Le nuove etichette aiuteranno a rafforzare i rapporti tra chi produce e chi trasforma. In questo modo tuteliamo non solo i nostri prodotti, ma anche il lavoro delle nostre aziende e i consumatori. Siamo convinti”, conclude Martina, “che questa scelta debba essere estesa a livello europeo, garantendo così la piena attuazione del regolamento Ue 1169 del 2011. I cittadini hanno il diritto di conoscere con chiarezza l’origine delle materie prime degli alimenti che finiscono sulle loro tavole”.

Oltre l’82% degli italiani considera importante conoscere l’origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, in particolare per i derivati del pomodoro. Sono questi i dati emersi dalla consultazione pubblica online sulla trasparenza delle informazioni in etichetta dei prodotti agroalimentari, svolta sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, a cui hanno partecipato oltre 26mila cittadini.

Il decreto prevede che le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le diciture riguardanti il paese di coltivazione del pomodoro (nome del paese nel quale il pomodoro viene coltivato); il paese di trasformazione del pomodoro (nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato).

Se queste fasi avvengono nel territorio di più paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le diciture: Paesi UE, Paesi Non Ue, Paesi Ue e Non Ue. Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”.

Le indicazioni sull’origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.

I provvedimenti prevedono una fase per l’adeguamento delle aziende al nuovo sistema e lo smaltimento completo delle etichette e confezioni già prodotte.

Si tratta di una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori dopo che dall’estero – rileva la Coldiretti – sono arrivati nel 2017 ben 170 milioni di chili di derivati di pomodoro che rappresentano circa il 25% della produzione nazionale in equivalente di pomodoro fresco. Un fiume di prodotto che per oltre 1/3 arriva dagli Stati Uniti e per oltre 1/5 dalla Cina e che – denuncia la Coldiretti – dalle navi sbarca in fusti da 200 chili di peso di concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro.

Finalmente sarà possibile fare scelte di acquisto consapevoli e decidere se acquistare prodotti che arrivano da migliaia di chilometri di distanza spesso senza garantire gli standard di sicurezza europei oppure pomodori Made in Italy per sostenere l’economia e il lavoro sul territorio nazionale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nell’evidenziare che “l’indicazione dell’origine consentirà di valorizzare la qualità delle produzioni tricolori”.

Sulla stessa linea di pensiero e soddisfazione anche Anicav (Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali): “Esprimiamo grande apprezzamento per la pubblicazione del Decreto sull’etichettatura obbligatoria di origine dei derivati del pomodoro. Confidiamo che questo possa garantire al consumatore la massima trasparenza, pur nella consapevolezza che sarà necessaria un’omogeneizzazione tra la regolamentazione nazionale e quella comunitaria per evitare che la norma abbia un’efficacia limitata soltanto al territorio italiano, come già avviene per la passata di pomodoro”, afferma Antonio Ferraioli, presidente di Anicav.

Siamo favorevoli ad andare oltre quanto stabilito nel decreto, obbligando le imprese a indicare la provenienza della materia prima anche nei casi in cui la componente pomodoro incida per una percentuale inferiore al 50%, come è attualmente previsto nel testo”, dichiara Maurizio Gardini, presidente di Conserve Italia e di Confcooperative. “Di fronte alle crescenti importazioni di concentrato cinese, lavorato e rivenduto sotto forma di salse e sughi pronti, che è stato recentemente portato alla ribalta da inchieste e libri denuncia, vogliamo rivendicare con orgoglio come la filiera cooperativa del pomodoro da industria sia tre volte italiana, perché lavora prodotto italiano, trasformato in Italia, con produttori italiani”.

 

Notizia pubblicata il 27/02/2018 ore 17.16


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