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Si fa sempre più evoluto il rapporto dei cittadini migranti con le banche, sia in termini di gestione del patrimonio e del risparmio, sia per gli strumenti utilizzati. Il 66% del risparmio dei migranti rimane in Italia; la percentuale di coloro che detiene più di un conto corrente in istituzioni diverse (sia BancoPosta che una banca) è pari al 26%. Il cliente immigrato è inoltre un cliente informato. Questo quanto emerge dall’Osservatorio nazionale sull’inclusione finanziaria dei migranti presentato durante il Forum CSR 2013 dell’Associazione Bancaria Italiana.

L’inclusione finanziaria accelera la partecipazione degli immigrati alla vita sociale ed economica del Paese. Allo stesso tempo, i dati evidenziano un evidente processo di integrazione: secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei migranti, su un campione rappresentativo di nuovi cittadini, il 66% del risparmio degli intervistati resta in Italia, per fare fronte alle emergenze determinate dalla crisi (il 27%) e per motivi legati ad esigenze tipiche di chi sembra aver scelto di radicarsi e integrarsi nel nostro Paese: l’11% per l’educazione e il 10% per l’acquisto della casa.

Prima esperienza nel panorama italiano ed europeo, l’Osservatorio è un progetto pluriennale (con scadenza a giugno 2014), nato dalla collaborazione fra l’Abi e il Ministero dell’Interno, coordinato dal Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI), e  intende fornire uno strumento di analisi e monitoraggio costante del fenomeno dell’inclusione finanziaria dei migranti, quale condizione necessaria per favorire il processo di integrazione.

I dati sulla bancarizzazione dei migranti dicono che sono quasi 2 milioni i conti correnti presso banche e BancoPosta intestati a cittadini immigrati di 21 nazionalità (pari all’88% dei migranti residenti in Italia) considerate nell’indagine del CeSPI a dicembre 2011. Sono circa 2.264.900 i cittadini immigrati che hanno accesso diretto al conto corrente se si considerano i conti cointestati. Nell’indagine sono state ricomprese anche le carte con Iban e la carta PostePay offerta da BancoPosta, limitatamente ai clienti che non sono titolari di un conto corrente: pari a circa 580.900 il numero di cittadini immigrati titolari di questi strumenti.I clienti che hanno un rapporto più evoluto con il sistema finanziario, con attività che vanno oltre la gestione del risparmio e comprendono una gestione attiva del proprio patrimonio, usano almeno sei prodotti bancari, sono prevalentemente uomini  (60%), sposati o comunque conviventi (80%), di  età compresa fra i 35 e i 55 anni (61%), residenti in Italia da almeno 14 anni (dato medio) e con un profilo di istruzione alto (il 43% ha un titolo di scuola superiore e il 37% un titolo universitario).

Uno dei principali indicatori del grado di inclusione finanziaria dei migranti è relativo all’utilizzo dei diversi prodotti e servizi finanziari. Dal rapporto curato dal CeSPI emerge la forte diffusione degli strumenti di pagamento, nello specifico della carta Bancomat, generalmente associata al conto corrente, che riguarda la quasi totalità dei correntisti e risulta in aumento: è pari all’86% circa secondo l’indagine 2012 mentre era intorno al 66% nel 2008. Rilevante anche l’incidenza dei servizi di internet banking, passati dal 9% rilevato nel 2008 dall’indagine, a oltre il 25% nel 2012.

Considerando i titolari  di conti correnti a livello di nucleo familiare, la percentuale di coloro che detiene più di un conto corrente in istituzioni diverse (sia BancoPosta che una banca) è pari al 26%. In generale, il cliente immigrato è un cliente informato. Il 30% dei correntisti ha avuto rapporti con banche diverse da quella attuale. Un terzo dei casi ha cambiato operatore per via di un trasferimento geografico, il 15% per motivi legati alla relazione con l’istituto di riferimento, la metà (51%) per valutazioni di convenienza dei servizi e prodotti offerti. Il passaparola si conferma di gran lunga il principale canale di accesso alla banca (per il 44% del campione).


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