Vale più l’identità storica e culturale di una città o gli affari sono affari e dunque via libera al business? La domanda scaturisce dall’apertura, in questi giorni, di un McDonald’s a Borgo Pio, a due passi da San Pietro, dove approda al posto di una trattoria romana il colosso mondiale dell’hamburger e delle patatine fritte. La questione è di portata tale da essere finita anche sulle pagine del The New York Times, ma nonostante le proteste dei residenti i locali della multinazionale hanno aperto proprio nei giorni scorsi. Il Codacons ha già annunciato per oggi la presentazione di un ricorso al Tar del Lazio.

“L’ultima parola sull’apertura del McDonald’s a Borgo Pio spetta al Tar del Lazio”, ha annunciato l’associazione, che oggi intende depositare un ricorso al Tar in cui si chiede ai giudici di sospendere l’autorizzazione rilasciata dal Comune di Roma per il punto vendita McDonald’s di Borgo Pio.

mc-donalds-borgo-pioL’apertura del locale è finita sulla grande stampa insieme alle proteste dei residenti. Sotto scacco sembrano essere finiti l’identità storica, culturale e sociale di Borgo Pio; sono stati denunciati i rischi per la viabilità; il tutto però non è bastato e il McDonald’s ha aperto, a due passi da San Pietro, in locali gestiti fra l’altro da un’agenzia del Vaticano. Come spiega il Corriere della Sera, il McDonal’s di Borgo Pio, a pochi metri dal colonnato di San Pietro, è aperto dal 30 dicembre. I locali sono stati affittati in uno spazio di proprietà Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica). L’affitto dei locali, secondo quanto scrive anche il New York Times, dovrebbe aggirarsi intorno ai 30 mila euro al mese. Scrive la prestigiosa testata: “Nonostante le proteste, l’agenzia del Vaticano che sovrintende il patrimonio immobiliare ha approvato il contratto di locazione e il ristorante ha aperto tranquillamente la scorsa settimana senza protese pubbliche”.

Contro questa decisione, come detto, si sta muovendo il Codacons che annuncia ricorso perché il fast food violerebbe le delibere del Comune. “Alla base del nostro ricorso, la violazione della delibera del Consiglio Comunale n. 35 del 2010, che vieta la trasformazione di esercizi di somministrazione caratterizzati da “cucina tradizionale” in esercizi di somministrazione della sola “cucina straniera”, con estensione di tale divieto anche alle nuove attivazioni – afferma il presidente Codacons Carlo Rienzi – Il Comune di Roma, inoltre, con Deliberazione del Consiglio Comunale n. 36 del 2006, ha dettato una disciplina unitaria in tema di attività commerciali e artigianali nel perimetro della Città Storica, stabilendo che “Nelle zone di rispetto e nei Rioni Pigna, Colonna, Campo Marzio, Sant’Angelo, è vietata l’apertura di nuove attività di gelateria artigianale, di laboratori di pizzeria a taglio, rosticceria e friggitoria”. Ai sensi della medesima norma è esplicitamente compreso il rione Borgo (Municipio I – ex XVII)”.  

La tutela del patrimonio culturale impedirebbe l’apertura di punti vendita come i fast food. “In sostanza l’amministrazione ha valutato che la tutela del patrimonio culturale, in alcune zone di Roma, rende necessario imporre il divieto di aprire nuovi esercizi commerciali di fast  food e altre catene, oltre a quelli già esistenti – dice Rienzi – Per tale motivo abbiamo deciso di ricorrere al Tar, ritenendo errata la decisione del Comune, e abbiamo chiesto di sospendere l’autorizzazione concessa al McDonald’s di Borgo Pio allo scopo di tutelare i residenti e il centro storico di Roma”.


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