
L'inflazione nel carrello della spesa, fra aumenti e timori di speculazioni (fonte foto: pixabay)
L’inflazione nel carrello della spesa, i Consumatori fra rincari e possibili speculazioni
L’inflazione fuori controllo nel carrello della spesa porta a una raffica di rincari sul cibo e sugli alimentari. La top ten degli aumenti, e qualche proposta dei Consumatori contro eventuali speculazioni
L’inflazione fuori controllo nel carrello della spesa porta a una raffica di rincari sui prodotti alimentari. Aumentano gli oli vegetali, il burro, la pasta, il latte, anche il pane e i gelati, le uova e il pollame. I conti si rincorrono, ma di sicuro un’inflazione al 10,6% sui prodotti alimentari si traduce in una stangata sul cibo. In media una famiglia con due figli dovrà mettere in conto circa 800 euro in più l’anno solo per mangiare, stimano le associazioni dei Consumatori.
Inflazione nel carrello della spesa, i prodotti che aumentano di più
L’Unione e Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat resi noti ieri sull’inflazione di agosto e ha stilato la top 10 dei prodotti alimentari e delle bevande che più rincarano.
Al primo posto c’è l’Olio diverso da quello di oliva (+62,8%), che si traduce in un rincaro di 15 euro e 30 cent. Il burro rincara del 33,5%, pari a 9,37 euro. Vanno su fra gli altri i prezzi della farina e degli altri cereali a (+22,9%, +9 euro e 29 cent), del riso (+22,4%), e poi della pasta (fresca, secca e preparati di pasta), che rincarano su base annua del +21,7%, un aggravio a famiglia pari a 30 euro e 47 cent.
Si segnalano poi il latte conservato (+19%), i gelati (+18,1%), il pollame e le uova (su rispettivamente del +15,6% e del +15,2%).
Non è però finita qui. Perché aumentano i prezzi anche dello zucchero (+14,9%) e del pane, a +13,6% con un rincaro a famiglia pari a 35 euro e 59 cent. In salita anche i prezzi delle acque minerali con +12,8%, pari a 19 euro e 37 cent.

Adoc: individuare dove inizia la speculazione
Come intervenire sull’inflazione nel carrello della spesa? L’Adoc propone di rafforzare gli strumenti dell’Antitrust e soprattutto di individuare “una soglia oltre la quale l’incremento dei prezzi è configurabile come fenomeno speculativo”.
L’inflazione sta erodendo il potere d’acquisto dei consumatori e i consumi sono arretrati già con la pandemia.
«Da oltre 6 mesi assistiamo alla denuncia ripetuta che l’inflazione è causata anche da fenomeni speculativi, ma non c’è stato a tal proposito alcun provvedimento sanzionatorio – dice l’Adoc – Il motivo è molto semplice: dopo 30 anni di ubriacatura “liberista” ci accorgiamo che non ci sono gli strumenti normativi adeguati per contrastare le forme di accaparramento e di maggiorazione dei prezzi dei beni di largo consumo. Una norma, in realtà, ci sarebbe: è l’art. 501-bis del codice penale, ma è risultata totalmente inefficace durante il periodo del Covid19 quando mascherine ed altri dispositivi di protezione individuali sono divenuti oggetti introvabili e sempre più cari, in alcuni casi con incrementi dei prezzi oltre il 1.000%».
“Manovre speculative su merci”
L’articolo citato dall’Adoc si riferisce alle manovre speculative su merci. E dice che “chiunque, nell’esercizio di qualsiasi attività produttiva o commerciale, compie manovre speculative ovvero occulta, accaparra od incetta materie prime, generi alimentari di largo consumo o prodotti di prima necessità, in modo atto a determinarne la rarefazione o il rincaro sul mercato interno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 516 a euro 25.822. Alla stessa pena soggiace chiunque, in presenza di fenomeni di rarefazione o rincaro sul mercato interno delle merci indicate nella prima parte del presente articolo e nell’esercizio delle medesime attività, ne sottrae all’utilizzazione o al consumo rilevanti quantità”.
L’art. 501-bis c.p. risale al 1976, spiega l’Adoc, e avrebbe dovuto contrastare gli effetti dello shock petrolifero del 1973 in particolare le forme di accaparramento e l’aumento esorbitante dei prezzi.
«Ma non funzionò e a maggior ragione non funziona oggi trattandosi di una norma dai contenuti vaghi, sfumati e velleitari – dice l’associazione – Se la politica vuole realmente contrastare gli evidenti fenomeni speculativi in atto, deve mettere mano alla normativa, deve individuare con un provvedimento di carattere amministrativo i criteri tecnici in grado di stabilire sopra quale soglia un aumento dei prezzi possa considerarsi ingiustificato soprattutto in una fase storica emergenziale come quella attuale. Del resto la vaghezza dei contenuti dell’art. 501-bis sono stati sanciti anche da una sentenza 96/1981 della Corte Costituzionale».
Cosa si può fare? Per l’Adoc bisogna potenziare strumenti e capacità di intervento dell’Antitrust, perché un aumento esorbitante dei prezzi in un contesto speculativo si configura come pratica commerciale scorretta, e rafforzare i poter di Mr Prezzi. Per l’associazione «tutto questo sarà possibile solo se il mercato verrà regolamentato individuando come avviene per i tassi usurari una soglia oltre la quale l’incremento dei prezzi è configurabile come fenomeno speculativo». Questo deve accompagnarsi a un’economia sociale di mercato che garantisca sia la libertà di mercato che la giustizia sociale, conclude l’associazione.
