Ieri, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è stata resa obbligatoria l’indicazione di origine per il latte e i prodotti lattiero caseari. Il decreto era stato firmato all’inizio del mese di dicembre 2016 dal Ministro per lo Sviluppo Economico, Carla Calenda, e dal Ministro per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Maurizio Martina e dava attuazione al regolamento UE n. 1169/2011. Il nuovo sistema, che rappresenta una vera e propria sperimentazione in Italia, permetterà di indicare con chiarezza al consumatore la provenienza delle materie prime di molti prodotti come latte UHT, burro, yogurt, mozzarella, formaggi e latticini. Il provvedimento si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale.

latteIl decreto prevede che il latte o i suoi derivati dovranno avere obbligatoriamente indicata l’origine della materia prima in etichetta in maniera chiara, visibile e facilmente leggibile. Sono esclusi solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi anche all’origine e il latte fresco già tracciato.

Il semaforo verde all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari e la sua ufficializzazione “sarà uno strumento fondamentale per porre fine all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato fino ad ora riportato in etichetta”. Ad affermarlo è il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo.

L’associazione ha fortemente sostenuto il provvedimento che costituisce un cambio di passo importante in Italia e in Europa. Il provvedimento infatti è scaturito dalla guerra del latte scatenata lo scorso danno dalla Coldiretti contro le speculazioni sui prezzi alla stalla e sta portando ad un sostanziale aumento dei compensi riconosciuti agli allevatori senza oneri per i consumatori. “L’obbligo di indicare l’origine in etichetta”, sottolinea Coldiretti, “salva dall’omologazione l’identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali censiti a livello regionale territoriale e tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni che permettono anche di sostenere la straordinaria biodiversità delle razze bovine allevate a livello nazionale.

L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004. “Il via libera”, continua Moncalvo, “risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani che secondo la consultazione pubblica online del Ministero delle politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l’etichetta riporti il Paese d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione”.

Il provvedimento entrerà in vigore pienamente dopo novanta giorni dalla pubblicazione avvenuta il 19 gennaio anche se sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte delle confezioni con il sistema di etichettatura precedente.


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