Superato (per il momento) lo scoglio Imu, rimane il problema dell’aumento dell’Iva che dal 1° luglio dovrebbe passare dal 21 al 22%. Confesercenti lancia l’allarme: l’aumento dell’aliquota Iva al 22% “sarà un danno per tutti: non solo frenerà ancora di più consumi e Pil, ma potrebbe avere conseguenze negative anche sullo stesso gettito fiscale, che invece di aumentare, come previsto, di 3 miliardi di euro, potrebbe diminuire di 300 milioni”.
Lo ha detto il presidente di Confesercenti, Marco Venturi, nel suo intervento in occasione dell’assemblea elettiva di Confesercenti Toscana, tenutasi oggi a Firenze: “Le stime di incremento di gettito ufficiali – ha spiegato Venturi – sono costruite a parità di beni venduti. Ma tra le voci interessate dall’aliquota, ce ne sono alcune che anche a prezzi hanno registrato e stanno registrando forti cali di vendita, intorno al 10%. L’ulteriore aumento della tassazione su questi beni, causerebbe un ulteriore riduzione delle vendite e – di conseguenza – del gettito fiscale generato. Sarebbe l’ennesimo passo falso:  l’interesse generale dovrebbe spingere, come chiediamo con forza da tempo, a riportare l’aliquota Iva al 20%”.
Sono 15 anni che Confesercenti si batte per semplificare le rappresentanze istituzionali e ridurre gli enormi sprechi pubblici. Per accrescere le entrate, bisogna colpiee con decisione la corruzione denunciata da tempo immemorabile dalla Corte dei Conti ed il fenomeno del sommerso che inquina, con la presenza della criminalità, l’economia e la convivenza civile. “In questo modo daremmo maggior respiro ai conti pubblici e più forza al valore della legalità. I consumi delle famiglie italiane sono stati già tassati a sufficienza – ha aggiunto il Presidente di Confesercenti – Anche dall’inflazione: dal 2007 ad oggi, per effetto del rigonfiamento monetario dei redditi, il fisco ha incassato ingiustificatamente 10 miliardi di euro in più di imposte, provocando un’ulteriore riduzione dei consumi delle famiglie. E’ il fiscal drag, l’aumento di imposizione che avviene quando i contribuenti, per effetto della crescita nominale dei redditi avvenuta a causa dell’inflazione, si trovano a pagare maggiori imposte senza aver visto aumentare il reddito reale.
“Nel nostro Paese il fenomeno ha portato a un’imposizione ‘invisibile’ di 10 miliardi – ha detto Venturi – circa 530 euro a nucleo familiare, che aggrava la già insostenibile pressione fiscale. Contro questo accanimento su imprese e famiglie, occorre ora un vero disegno di riordino complessivo del sistema impositivo che porti a una riduzione sensibile delle tasse: si deve stare molto attenti a non far salire ancora la rabbia dei piccoli imprenditori, che è già da tempo ai livelli di guardia”.
“Continuare ad insistere che a ci sarà un nuovo aumento dell’Iva dal 21 al 22%  è francamente da irresponsabili – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef – Non si è ancora capito che il potere di acquisto delle famiglie, ormai ridotto ai  minimi storici, sta determinando un mercato in continua contrazione e recessione, con gravi ripercussioni sia sul benessere delle famiglie stesse che sulle imprese. Anche alla luce di altri aumenti quali prezzi e tariffe, vi sarà un’ulteriore riduzione del potere di acquisto, soprattutto a danno dei redditi fissi (lavoratori e pensionati)”.
“In uno scenario simile, aumentare l’Iva avrebbe una ricaduta impressionante e deleteria su un mercato già asfittico, facendo impennare ulteriormente prezzi e tariffe. Quel che è peggio è che ad aumentare non saranno solo i prodotti soggetti all’Iva al 22% peraltro il 70% del totale, ma, attraverso costi aggiuntivi a partire da quello fondamentale dei carburanti, incidendo sui costi di trasporto verranno ritoccati i prezzi di tutti i beni trasportati su gomma, in particolar modo i beni di largo consumo, nonché le tariffe praticate da artigiani e professionisti,oltre agli arrotondamenti che si verificheranno come sempre a sfavore delle famiglie”. Secondo le due Associazioni l’aumento dell’Iva determinerà un’implementazione del tasso di inflazione di 0,6 – 0,7 punti percentuali, con una ricaduta negativa complessiva di 207 euro annui in più a famiglia con un nucleo di tre persone.
Anche Coldiretti chiede di scongiurare l’aumento dell’Iva previsto per evitare ulteriori effetti depressivi sulle vendite che al dettaglio sono già crollate del 3,8% nel primo bimestre dell’anno, con un calo del 2,9% per gli alimentari e del 4,3% per i non alimentari. Per non parlare di alcuni prodotti, come il vino, che deve già fronteggiare un drammatico calo degli acquisti familiari che sono scesi del 7% nel primo trimestre del 2013.


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