Il reddito delle famiglie frena. Il potere d’acquisto scende. I dati diffusi oggi dall’Istat, relativi al primo trimestre del 2018, dicono che il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato in termini congiunturali dello 0,2%, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,8%.

La propensione al risparmio delle famiglie è diminuita di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, scendendo al 7,6%. Il potere d’acquisto è in flessione dello 0,2%. Sostiene l’Istat: “Il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto a un ritmo modesto, inferiore a quello dell’ultima parte del 2017. In presenza di una dinamica inflazionistica in lieve accelerazione, si è determinato, per la prima volta da oltre un anno, un calo congiunturale del potere d’acquisto (-0,2% nel primo trimestre). A fronte di tale calo, le famiglie hanno mantenuto una dinamica positiva dei consumi in volume diminuendo la propensione al risparmio”.

Sono numeri che preoccupano le associazioni dei consumatori. Il Codacons parla di dati “allarmanti” destinati a peggiorare quando l’inflazione salirà.  “Per poter fare acquisti le famiglie sono costrette ad intaccare i risparmi – dice il presidente Carlo Rienzi – Alla frenata del reddito e alla riduzione del potere d’acquisto, infatti, si accompagna il calo della propensione al risparmio, che scende in termini congiunturali dello 0,5%, ai minimi dal 2012. In sostanza i cittadini sono sempre più poveri e per continuare a consumatore devo fare ricorso ai propri risparmi. Una situazione negativa che, purtroppo, è destinata a peggiorare nei prossimi mesi, a causa del forte rialzo dell’inflazione determinata dal caro-carburante”.

Per l’Unione Nazionale Consumatori bisogna fare in modo che salgano i redditi. Sostiene il presidente UNC Massimiliano Dona: “Il dato di oggi attesta che serve una politica dei redditi. Bisogna aumentare in modo significativo il reddito disponibile delle famiglie, altrimenti i consumi non potranno mai decollare e si resterà sempre ai più zero virgola. Non basta ridurre la disoccupazione ed aiutare i poveri. Anche chi ha un lavoro regolare e a tempo indeterminato – prosegue Dona – fatica ad arrivare alla fine del mese. Se l’inflazione dovesse risalire, poi, il potere d’acquisto sarebbe destinato a peggiorare ulteriormente, salvo si reintroducano meccanismi di adeguamento delle retribuzioni all’inflazione programmata, come la vecchia scala mobile”.

Anche Federconsumatori sottolinea  la situazione di criticità in cui versano le famiglie. “La spesa cresce più velocemente del reddito, per questo le famiglie non riescono a far fronte alle proprie spese, effettuando dolorose rinunce persino in settori delicati come quello della salute”. L’associazione chiede misure di redistribuzione dei redditi e di riequilibrio delle condizioni economiche e sociali attraverso “un piano di investimenti che miri al rilancio di un’occupazione di qualità”.


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