Il Pil italiano continua a scendere (più delle previsioni) e la spesa delle famiglie è in picchiata. E’ il pesante quadro registrato dall’Istat che rivede al ribasso le sue stime: -0,8% del PIl tra il primo e il secondo trimestre 2012 (le stime parlavano di un -0,7%). Rispetto allo stesso periodo del 2011 la perdita è stata di 2,6 punti percentuali, il calo peggiore dagli ultimi 3 mesi del 2009, quando ci fu un -3,5%. Crolla fortemente la spesa delle famiglie: -3,5% tra aprile e giugno, con un -10,1% di acquisti di beni durevoli, -3,5% per quelli non durevoli e -1,1% per gli acquisiti di servizi.
Pesante anche il calo degli investimenti fissi lordi che nel complesso sono diminuiti del 9,5%. In particolare, si registrano flessioni tendenziali del 10,4% della spesa in macchinari e altri prodotti, del 22,4% degli investimenti in mezzi di trasporto e del 6,3% degli investimenti in costruzioni. Male anche la spesa in termini congiunturali (-1%); quella della Pubblica Amministrazione e delle Istituzioni Sociali Private è, invece, cresciuta dello 0,2%. Le importazioni di beni e servizi sono diminuite dello 0,4% e il totale delle risorse (Pil e importazioni di beni e servizi) dello 0,7%. Dal lato della domanda, le esportazioni sono aumentate dello 0,2%, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti del 2,3% e i consumi finali nazionali sono scesi dello 0,7%
L’agricoltura è l’unico settore in controtendenza nel 2012 che fa segnare un aumento del Pil (0,9%) sul piano tendenziale per il secondo trimestre consecutivo, mentre calano l’industria (-6,0%), le costruzioni (-6,5%) e i servizi (-1,1%)”. E’ quanto precisa la Coldiretti sottolineando che, nonostante le difficoltà, “l’agricoltura si conferma come settore anticiclico” e “le aperture di nuove aziende agricole hanno superato leggermente le chiusure con la presenza nel secondo trimestre di ben 824.516 aziende agricole registrate negli elenchi delle camere di commercio”.
“Una ripresa che avviene  dopo due anni di continue riduzioni. L’Italia – conclude la Coldiretti – può tornare a crescere solo se investe nelle proprie risorse che sono i territori, l’identità, il turismo, la cultura e il cibo che sono una leva competitiva formidabile per trainare il Made in Italy nel mondo”.
“Sono drammatici i dati diffusi oggi dall’Istat – commentano Rosario Trefiletti e Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef – Questo dovrebbe far aprire gli occhi a chi ci governa: non è possibile continuare a sistemare i conti ed i bilanci senza occuparsi delle conseguenze che le operazioni avviate hanno poi sulle tasche delle famiglie e sull’intera economia.”
Secondo i due presidenti “le manovre avviate finora continuano a creare discriminazioni e situazioni di forte squilibrio che non si possono sottovalutare. “Il potere di acquisto delle famiglie, anche a causa della enorme pressione fiscale e dell’incontrollato aumento di prezzi e tariffe, è giunta ormai ai minimi storici, registrando una caduta del -11,8% dal 2008. Questo produce da anni una continua contrazione dei consumi che, solo quest’anno, secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori raggiungerà il -5%, con una diminuzione complessiva della spesa di 35,5 miliardi di euro”.
Diminuiscono anche i dati sull’indebitamento, a dimostrazione del fatto che non si acquistano più beni durevoli, in primis le automobili. “Un pericoloso circolo vizioso che bisogna spezzare al più presto, avviando misure decise per rilanciare gli investimenti sul piano della crescita e dello sviluppo, a partire dagli investimento per le reti e le infrastrutture digitali, indispensabili per un ammodernamento ed un salto di qualità del nostro Paese”.
Anche Adiconsum coglie l’occasione per sottolineare che “soluzioni unicamente finanziarie e fiscali (aumento accise, Imu, ecc.) non fanno uscire il Paese dal tunnel”. “Bisogna invertire l’attuale trend – afferma il Segretario Generale di Adiconsum Pietro Giordano – Non si può continuare con la cultura fiscale dei ragionieri che fa aumentare il gettito fiscale nel breve periodo, ma sul lungo periodo abbassa la produzione e contrae i consumi. È tempo di ridurre le tasse sulle buste paga dei lavoratori dipendenti e pensionati”.
Ed è tempo anche – prosegue Giordano – che il Governo Monti convochi tutte le parti sociali, come sembra stia cominciando a fare, perché soltanto un grande Patto sociale, che abbia al centro la concertazione può rilanciare la produzione ed i consumi del Paese. Basta con i poteri forti e le lobby che non vogliono la concertazione, preferendo trattative private, che non portano coesione sociale e non portano da nessuna parte. Adiconsum chiede il rilancio dell’economia reale, cioè dell’industria manifatturiera e dei servizi”.


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