Istat: in Italia prospettive di crescita positive ma in decelerazione

Istat: in Italia prospettive di crescita positive ma in decelerazione (Fonte immagine: Istat)

Istat: in Italia prospettive di crescita positive ma in decelerazione

L’Istat presenta il Rapporto Annuale 2022. Dopo la pandemia la ripresa in Italia è stata rapida, tuttavia nella prima parte del 2022 la crescita si è affievolita, a causa della guerra e dell’inflazione spinta dai rincari delle materie prime. Federconsumatori: “Servono misure immediate di sostegno alle famiglie e contrasto alle speculazioni”

La pandemia COVID-19 ha scatenato una crisi economica profonda, ma in meno di due anni, tra la metà del 2020 e l’inizio di quest’anno, l’economia italiana ha recuperato la caduta del Pil associata all’emergenza sanitaria: nel 2021, infatti, l’economia è cresciuta del 6,6%. Tuttavia, a seguito del peggioramento del quadro internazionale, nella prima parte del 2022 la crescita si è molto affievolita. Sono, questi, alcuni dati emersi dal Rapporto Annuale 2022 dell’Istat, che mostra una fotografia dell’Italia di oggi, alla luce della sua storia recente, evidenziandone i passi in avanti e gli ostacoli.

Istat, il quadro su prezzi e inflazione

La ripresa in Italia è stata messa a rischio dal sovrapporsi di diversi fattori: dal prolungarsi della guerra, alla crescente inflazione, agli effetti dei cambiamenti climatici, all’acuirsi delle diverse forme di disuguaglianza.

Come evidenzia il Rapporto Annuale Istat, gli aumenti delle quotazioni delle materie prime – in particolare quelle energetiche – iniziati nel corso del 2021 hanno determinato una spinta senza precedenti nei costi di produzione e una fiammata inflazionistica di intensità pari a quella dei primi anni Ottanta.

Le stime preliminari sull’inflazione di giugno, infatti, indicano una crescita tendenziale dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo pari all’8,5% in Italia.

La forte accelerazione dell’inflazione, fino ad ora, è stata concentrata nei comparti più direttamente legati alla crescita dei prezzi delle materie prime, ma va progressivamente diffondendosi. In particolare, i prezzi di petrolio e gas naturale, nei primi mesi del 2022, si sono attestati, rispettivamente, a 1,6 e 6,8 volte il livello medio del 2019.

Anche quelli delle materie prime agricole hanno registrato una forte crescita: il prezzo del grano è quasi raddoppiato rispetto al periodo precedente la pandemia, quello dei fertilizzanti è 3,1 volte superiore.

Nello stesso periodo, rispetto alla media del 2019, il prezzo dell’energia elettrica è aumentato fino a oltre l’80%, il gas di quasi il 54% e i beni alimentari costano attualmente il 9% in più.

 

 Le prospettive di ripresa tra ostacoli e incertezza
Le prospettive di ripresa tra ostacoli e incertezza (Fonte: Rapporto Annuale Istat)

 

Le conseguenze dell’aumento dei prezzi

L’Italia – osserva l’Istat – presenta un livello di dipendenza dalle forniture estere di prodotti energetici più elevato dei principali partner europei, pari a circa i tre quarti del fabbisogno. Anche il comparto agro-alimentare, che da solo rappresenta circa il 10% dell’export, dipende per più di un quinto da input produttivi di origine estera.

In questo contesto, dunque, il rialzo delle quotazioni delle materie prime energetiche e agricole ha generato un aumento dei prezzi di produzione che dai settori direttamente colpiti si è trasmesso al resto del sistema produttivo, trasferendosi infine sull’inflazione al consumo.

Si pensi che nel 2021, l’indice dei prezzi al consumo ha superato di oltre un punto percentuale le retribuzioni contrattuali.

L’accelerazione inflazionistica che ha caratterizzato la seconda metà del 2021 e i primi cinque mesi del 2022 rischia, quindi, di aumentare le disuguaglianze, sia per la diminuzione del potere d’acquisto, particolarmente marcata proprio tra le famiglie con forti vincoli di bilancio, sia per effetto delle tempistiche dei rinnovi contrattuali, più lunghe in settori caratterizzati da bassi livelli retributivi.

Federconsumatori: quadro Istat allarmante

Alla luce dei dati presentati dall’Istat, Federconsumatori ribadisce la sua preoccupazione per il picco raggiunto dall’inflazione, che determina aggravi, per le famiglie, di +2.384 Euro annui.

“L’Istituto di Statistica ha in particolare confermato quello che denunciamo da mesi – commenta l’associazione – sottolineando come l’aumento dei prezzi stia riguardando in misura maggiore i generi di prima necessità: in primis i prodotti alimentari e i beni energetici ad uso domestico. Persino su questi consumi le famiglie hanno iniziato ad effettuare tagli e rinunce, allargando le file dei nuclei che si trovano in situazione di povertà, anche nel campo energetico”.

“La stessa Istat – prosegue – rileva che, nel periodo compreso tra il 2005 e il 2021, il numero di individui in povertà è quasi triplicato, arrivando a toccare 5,6 milioni di persone. In tale contesto, già di per sé drammatico, risultano ancor più allarmanti i dati sulla povertà di minori (14,2%) e degli individui di età compresa tra i 18 e i 34 anni (11,1%)”.

“L’aumento della povertà e delle disuguaglianze nel Paese rendono evidente come le misure, di carattere emergenziale e temporaneo, adottate fino a questo momento per contrastare la crisi ed i rincari non siano ancora sufficienti – conclude Federconsumatori – Sono necessari provvedimenti più incisivi e di carattere strutturale, che prevedano non solo sostegni a favore delle famiglie in difficoltà, ma anche una tassazione più equa e una determinata lotta all’evasione fiscale, nonché una seria e determinata azione di contrasto alle speculazioni”.


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