Peggiora ad agosto il clima di fiducia di famiglie e imprese. Secondo le rilevazioni dell’Istat l’indice che misura la fiducia dei consumatori è sceso da 116,2 di luglio a 115,2; mentre l’indice composito del clima di fiducia delle imprese è passato da 105,3 a 103,8.

Guardando alle imprese, il clima di fiducia registra una dinamica negativa più accentuata nel settore manifatturiero (da 106,7 a 104,8) e nei servizi (da 105,9 a 104,7) rispetto alle costruzioni (da 139,9 a 139,3); in controtendenza il commercio al dettaglio dove l’indice aumenta da 102,7 a 104,2.

La flessione dell’indice di fiducia dei consumatori è dovuta principalmente al deterioramento della componente economica (da 141,3 a 136,6), mentre quella personale aumenta per il secondo mese consecutivo passando da 107,8 a 108,5. Un calo contenuto caratterizza sia il clima corrente (da 113,3 a 112,8) che quello futuro (da 120,9 a 119,3).

Dopo l’exploit di giugno e l’arresto della corsa di luglio, la fiducia ora addirittura scende. Insomma, se a luglio era finita la luna di miele con il Governo Conte, ora siamo già alla crisi del settimo anno”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

“Lo dimostra il dato relativo alle attese sulla situazione economica dell’Italia che, dopo essere balzato da -22,4 di maggio a +1,5 di giugno, a luglio è tornato in territorio negativo, -5,1, e ora scende ulteriormente a -7,5. Peggiora anche il giudizio sulla situazione economica dell’Italia, che cala da -30,3 del mese precedente a -35,8″, prosegue Dona.

“Insomma, gli italiani non sembrano finora riporre grande fiducia nell’azione di Governo fin qui attuata e attendono i primi risultati concreti prima di guardare con rinnovata speranza alle prospettive future”, conclude Dona.

D’altra parte, le prospettive che attendono i cittadini al rientro dalle vacanze sono tutt’altro che rosee. L’autunno riserva infatti una serie di aumenti che metteranno a dura prova i bilanci familiari.

Secondo Federconsumatori, le voci di spesa con cui le famiglie dovranno fare i conti sono molte: il materiale scolastico per bambini e ragazzi che si apprestano a rientrare tra i banchi di scuola, l’appuntamento con la seconda rata della TARI, le spese per il riscaldamento, per non parlare delle bollette, con il gas che come ogni autunno-inverno si prevede in aumento e l’energia elettrica.

Ad aggiungere un elemento di allarme in questo contesto vi è il completamento della riforma tariffaria per l’energia elettrica, che già ha determinato molti aumenti a causa dell’abolizione della tariffa progressiva (che prevedeva prezzi crescenti al crescere dei consumi), e che, da gennaio 2019, sarà applicata anche agli oneri generali di sistema.

Tutti questi aumenti (fatto salvo quello appena citato per la riforma tariffaria) determineranno una stangata a carico delle famiglie di 1.694,60 Euro. A parità di voci, rispetto al 2015, si riscontra un aumento del 3%.

A tutto ciò si associa una ulteriore preoccupazione relativa al costo dei prodotti alimentari: dalle notizie relative all’andamento delle commodities emerge una forte riduzione della produzione di grano Europa, -10% per il grano tenero (per pane e biscotti) e -4% per il grano duro (per la pasta). Già stiamo monitorando i costi dei prodotti interessati, per verificare che, oltre agli aumenti prevedibili, non si verifichino anche effetti speculativi, come avvenuto esattamente 10 anni fa con il cartello di pane e pasta.


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