
Istat: aumenta la povertà, coinvolge un quinto delle famiglie
Aumentano i poveri. In Italia quasi il 10% delle persone si trova in una condizione di povertà assoluta: sono 2 milioni e 28 mila famiglie (pari al 7,9% delle famiglie residenti) per un totale di 6 milioni e 20 mila individui (il 9,9% dell’intera popolazione). Nel 2013, quasi un milione e mezzo di bambini sono poveri assoluti. E il 12,6% delle famiglie si trova in una condizione di povertà relativa, pari al 16,6% della popolazione, oltre 10 milioni di persone. Questi i dati, drammatici, resi noti oggi dall’Istat: oltre un quinto della popolazione è povero o quasi povero o ha difficoltà economiche.
I più colpiti sono le famiglie del Mezzogiorno, i minori, gli anziani, le famiglie con più figli. Nel dettaglio, spiega l’Istat illustrando i dati sulla povertà relativi al 2013, in Italia 2 milioni e 28 mila famiglie (il 7,9% delle famiglie residenti) risultano in condizione di povertà assoluta, per un totale di 6 milioni e 20 mila individui (il 9,9% dell’intera popolazione). L’incidenza della povertà assoluta viene calcolata sulla base di una soglia di povertà corrispondente alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, è considerato “essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile”. Rispetto al 2012, l’incidenza di povertà assoluta è aumentata, a livello nazionale, di 1,1 punti percentuali tra le famiglie e di 1,9 punti tra gli individui (l’incremento è stato maggiore tra le famiglie più ampie), a seguito dell’aumento osservato nel Mezzogiorno, pari rispettivamente a 2,8 punti percentuali (dal 9,8 al 12,6%) e a 3,5 punti percentuali (dall’11,3 al 14,8%). Al Nord e al Centro l’incidenza di povertà assoluta risulta stabile e si attesta al 5,7% e al 6% rispettivamente. Su oltre 6 milioni di persone in povertà assoluta, oltre 3 milioni risiedono nel Mezzogiorno, 1 milione 434 mila sono minori(l’incidenza dal 10,3% è salita al 13,8%) e 888 mila sono anziani (l’incidenza dal 5,8% è salita al 7%).
Ancora: l’incidenza della povertà assoluta cresce tra le famiglie con persona di riferimento con titolo di studio medio-basso, operaia (dal 9,4 all’11,8%) o in cerca di occupazione (dal 23,6 al 28%); aumenta anche tra le coppie di anziani (dal 4 al 6,1%) e tra le famiglie con almeno due anziani (dal 5,1 al 7,4%). Nel Mezzogiorno l’aumento dell’incidenza della povertà assoluta si accompagna anche all’aumento della povertà relativa. Complessivamente, l’incidenza di povertà assoluta è aumentata dal 6,8% al 7,9% (per effetto dell’aumento nel Mezzogiorno, dal 9,8 al 12,6%), coinvolgendo circa 303 mila famiglie e 1 milione 206 mila persone in più rispetto all’anno precedente. La povertà assoluta aumenta tra le famiglie con tre (dal 6,6 all’8,3%), quattro (dall’8,3 all’11,8%) e cinque o più componenti (dal 17,2 al 22,1%). Peggiora la condizione delle coppie con figli: dal 5,9 al 7,5% se il figlio è uno solo, dal 7,8 al 10,9% se sono due e dal 16,2 al 21,3% se i figli sono tre o più, soprattutto se almeno un figlio è minore. Nel 2013, 1 milione 434 mila minori sono poveri in termini assoluti (erano 1 milione 58 mila nel 2012).
Nel 2013, rileva ancora l’Istat, il 12,6% delle famiglie è in condizione di povertà relativa. Tra il 2012 e il 2013, l’incidenza di povertà relativa tra le famiglie è stabile (dal 12,7 al 12,6%) in tutte le ripartizioni territoriali; la soglia di povertà relativa è pari a 972,52 euro per una famiglia di due componenti. La stima dell’incidenza della povertà relativa viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale che, per una famiglia di due persone, quest’anno è fissata appunto in poco più di 972 euro al mese. Le dinamiche della povertà relativa confermano alcuni dei peggioramenti osservati per la povertà assoluta, spiega l’Istat: peggiora la condizione delle famiglie con quattro (dal 18,1 al 21,7%) e cinque o più componenti (dal 30,2 al 34,6%), in particolare quella delle coppie con due figli (dal 17,4 al 20,4%), soprattutto se minori (dal 20,1 al 23,1%).
Di situazione drammatica parlano le associazioni dei consumatori. Federconsumatori e Adusbef ricordano che la povertà ormai riguarda sempre più famiglie e persone e che questa situazione si percepisce con chiarezza dall’andamento dei consumi, diminuiti dell’8,1% nel solo biennio 2012-2013. In particolare, nel corso dell’ultimo anno, si sono ridotti in maniera significativa i consumi alimentari ed è diminuita del 3,2% la spesa per la carne – come evidenziato dall’analisi sui consumi delle famiglie presentata dall’Istat qualche giorno fa. “Quel che è peggio è che la grave contrazione della domanda interna continua ad alimentare la preoccupante spirale depressiva in cui la nostra economia langue da anni, producendo ulteriore crisi e disoccupazione – spiegano le due associazioni – Per questo è indispensabile avviare dei provvedimenti urgenti ed improrogabili che siano in grado di porre un argine a tale tendenza. In primo luogo è necessario risollevare il potere di acquisto delle famiglie, estendendo la platea dei beneficiari del bonus di 80 euro anche a pensionati, incapienti e famiglie numerose. In tal modo, secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, i benefici sulla della domanda di mercato potrebbero far segnare una risalita vicina al +0,8 / +0,9%. Ma soprattutto – concludono – è necessario intervenire sul versante occupazionale, avviando un piano straordinario per il lavoro. Rilanciare l’occupazione, specialmente quella giovanile, è la strada maestra per restituire potere di acquisto alle famiglie, non solo a quelle giovani, ma a tutte”.
Coldiretti si sofferma soprattutto sulla povertà diffusa fra i bambini e sul taglio dei consumi alimentari fatto dalle famiglie italiane. “L’aspetto più drammatico della povertà in Italia è il fatto che 428.587 bambini con meno di 5 anni di età nel 2013 hanno avuto bisogno di aiuto per poter semplicemente bere il latte o mangiare, con un aumento record del 13% rispetto all’anno precedente”, afferma l’associazione di fronte ai dati Istat. Gli agricoltori dicono inoltre che, sulla base delle elaborazioni Coldiretti sulla relazione sul ‘Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti 2013’, realizzata dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, la popolazione totale dei bambini indigenti, espressa in valori assoluti, è concentrata in prevalenza nell’Italia Meridionale (149.002, pari al 35% del numero complessivo di minori tra i 0 e i 5 anni bisognosi di aiuto) e nell’Italia Settentrionale (129.420 unità, pari al 30%). Oltre il 40% dei bambini che ha bisogno di aiuto alimentare sono in Campania e in Sicilia.
La crisi – prosegue Coldiretti – ha tagliato il cibo sulle tavole delle famiglie: il 65% ha infatti ridotto la quantità o ha tagliato sulla qualità della spesa per alimenti nel 2013. In questo 2014 già si contano ulteriori flessioni, con una minore spesa delle famiglie per la pasta (-5%) l`extravergine (-4%), il pesce (-7%), la verdura fresca (-4%) nei primi due mesi rispetto allo stesso periodo del 2013. “Gli italiani nei primi anni della crisi – sottolinea Coldiretti – hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, dall`abbigliamento alle calzature, ma poi hanno iniziato a tagliare anche sul cibo”.
“Purtroppo anche quest’anno – dichiara Pietro Giordano, presidente nazionale di Adiconsum – i dati sulla povertà nel nostro Paese sono più che mai desolanti. 1 italiano su 10 è povero, e soprattutto è in aumento la povertà assoluta delle persone e dei minori”. L’associazione sottolinea che con la povertà aumenta il rischio delle famiglie di finire in mano a usurai e criminalità organizzata e chiede al Governo di intervenire con provvedimenti strutturali: dare gli 80 euro alle famiglie monoreddito e ai pensionati, prevedere la defiscalizzazione di prodotti e servizi sostenibili, creare fondi di solidarietà per intervenire a sostegno dei più deboli. Uno, afferma Adiconsum, potrebbe derivare dalla combinazione di 1 euro/anno a carico dei consumatori e 1 euro/anno a carico delle banche/ finanziarie. In questo modo si creerebbe un Fondo di 76 milioni di euro.
Era inevitabile! il livello di ignoranza dei politici non poteva creare altro.
Oltre ad essere disonesti (lo sentiamo tutti i giorni), il loro livello di preparazione è scadentissimo. Non sanno gestire un bel nulla, non capiscono la differenza tra un euro e cento euro! Per loro non è grave, mentre per un lavoratore è tanto. Con i loro mega stipendi, il beneficio di avere tutto gratuito e i vantaggi su tutto, è chiaro che per loro la povertà è assurda, ridicola. A l’estero quando si parla di un politico Italiano ridacchiano perchè sanno che non sono in grado di mandare avanti una nazione. Non sono in grado di prendere decisioni veloci, di produrre leggi in modo deciso. Le fanno poi le modificano,
dopo inseririsco commi, abrogano alcune parti, favoreggiano i loro protetti con la benedizione dei capi. Con questa lentezza ingiusta è chiaro che si producono poveri e povertà. La vita non aspetta la decisione di questi Ignavi, ma scorre velocissima.
P.S. L’ignoranza si vede e si sente dai discorsi che fanno. Quando non parlano di storia (quindi passato) sono incongruenti perchè la loro scarsa preparazione li porta a non essere in grado di affrontare il problema sociale. Se poi a tutto questo si aggiunge il parassitismo e la corruzione….stiamo freschi.
Facciamoli fare un bel concorso per occupare il ruolo istituzionale (modificando naturalmente, la costituzione), vedremo finalmente un parlamento quasi deserto e forse più fertile. Se uno conosce a memoria la storia(faccio un esempio) di Mozart, poi però, non è in grado di suonarne un pezzo in modo preciso come nel suo racconto, allora potrà essere solo un teorico (come i politici) ma non potrà mai dimostrare (quindi gestire) quello che dice. Cordialmente e senza offesa per nessuno tanto……verba volant……