Inflazione, stime Istat: ad aprile torna a crescere e va a più 8,3% (foto Pixabay su Pexels)

Ad aprile l’inflazione torna a crescere. Secondo le stime preliminari diffuse oggi dall’Istat, ad aprile 2023 l’inflazione aumenta dello 0,5% su base mensile e dell’8,3% su base annua, da +7,6% del mese precedente. L’inflazione su prodotti alimentari e bevande analcoliche è al 12,6%. Il carrello della spesa scende un po’ ma rimane su valori superiori al 12% – secondo le stime, 12,1%.

Commenta l’Istat che ad aprile, secondo le stime preliminari, “la fase di rientro dell’inflazione subisce una battuta d’arresto, principalmente a causa della nuova accelerazione dei Beni Energetici, il cui andamento, nonostante la flessione dello 0,8% su base congiunturale, sconta un effetto base sfavorevole con lo scorso anno (-5,8% il congiunturale di aprile 2022). Nel settore alimentare, i prezzi dei prodotti lavorati, come anche quelli dei beni non lavorati, evidenziano un’attenuazione della loro crescita su base annua, che contribuisce alla stabilizzazione dell’inflazione di fondo (ferma al +6,3%). Si accentua, infine, la discesa su base tendenziale dei prezzi del “carrello della spesa”, che ad aprile si attestano a +12,1%”.

La dinamica dell’inflazione ad aprile

L’accelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, all’aumento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +18,9% a +26,7%) e, in misura minore, a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3% a +6,7%) e dei Servizi vari (da +2,5% a +2,9%). Questi effetti, spiega ancora l’Istat, sono stati solo in parte compensati dalla flessione più marcata dei prezzi degli Energetici regolamentati (da -20,3% a -26,4%) e dal rallentamento di quelli degli Alimentari lavorati (da +15,3% a +14,7%), degli Alimentari non lavorati (da +9,1% a +8,4%), dei Servizi relativi all’abitazione (da +3,5% a +3,2%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,3% a +6,0%).

I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona mostrano un nuovo rallentamento in termini tendenziali e passano da +12,6% a +12,1%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano la loro crescita e aumentano da +7,6% a +8,2%.

Consumatori: l’allarme prezzi non è finito

E i consumatori? Confermano che l’allarme prezzi non è affatto finito.

«La frenata dell’inflazione registrata negli ultimi due mesi era una illusione ottica dovuta al ribasso delle bollette di luce e gas e, una volta terminato l’effetto calmierante dei beni energetici, il tasso è tornato a salire in modo preoccupante – dice il presidente Codacons Carlo Rienzi – L’inflazione all’8,3% equivale ad una maggiore spesa pari a +2.428 euro annui per la famiglia “tipo” che sale a +3.144 euro per un nucleo con due figli, stangata causata dalla crescita ancora a ritmi sostenuti di voci come gli alimentari e il carrello della spesa, comparti che segnano rispettivamente +12,6% e +12,1% su base annua».

Solo per mangiare una famiglia spende quasi mille euro in più l’anno, calcola Assoutenti, che valuta il rialzo dell’inflazione come “un segnale estremamente preoccupante”.

Spiega il presidente Furio Truzzi: «Le dinamiche dei listini mostrano ancora incrementi pesanti per beni primari come gli alimentari, che ad aprile salgono del +12,6%: tradotto in soldoni, significa che una famiglia con due figli si ritrova a spendere +969 euro annui solo per il cibo. Temiamo che sull’andamento dei listini al dettaglio si stiano registrando speculazioni e anomalie, con alcuni beni che su base annua vedono incrementi a due cifre anche in assenza di rialzi delle materie prime, e senza alcuna ripercussione causata dalla guerra in Ucraina o dall’andamento delle bollette».

L’andamento dell’inflazione, aggiunge Federconsumatori, conferma “la necessità di mantenere obiettività e cautela, invitando a non cantar vittoria ad ogni minimo accenno di ribasso”. L’associazione stima ricadute di questi livelli di inflazione pari a quasi 2500 euro annui a famiglia.

“Non dimentichiamo – aggiunge Federconsumatori – che tali aumenti non hanno un impatto uguale per tutti: pesano in misura maggiore per le famiglie meno abbienti. Un dato che non fa altro che aumentare le disuguaglianze, le ingiustizie e le difficoltà nel nostro Paese: in tal senso è urgente che il Governo affronti questa vera e propria emergenza, attraverso la definizione di politiche di contrasto alle disuguaglianze e di sostegno alle famiglie, soprattutto quelle con minore capacità di spesa”.


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