62 anni d’età e 38 anni di contributi versati: sono questi gli ingredienti base per conquistare la mitica “Quota 100”, ovvero riuscire ad andare in pensione. 7 miliardi di euro sono sul tavolo ma rischiano di non essere abbastanza per coprire il costo dell’abbandono della tanto vituperata Legge Fornero.

Per lo meno non sarebbero sufficienti se la Quota 100 restasse intesa così come prevista dal contratto del Governo del cambiamento. Nel documento infatti si parlava di consentire il pensionamento anticipato quando la somma dell’età e degli anni di contributi è almeno pari a 100.

Secondo gli ultimi sviluppi, però, la quota 100 sarà differente da quella preventivata.

Come si diceva, per andare in pensione con la quota 100, infatti, occorre un’età minima di 62 anni e nel contempo almeno 38 anni di contributi. Se effettivamente sarà, così, si potrà parlare di quota 100 solamente per coloro che hanno compiuto 62 anni; questo perché anche coloro che hanno 63 anni di età dovranno avere almeno 38 anni di contributi, così come i lavoratori che vogliono andare in pensione a 64 anni. Andando avanti con l’età anagrafica, quindi, si parla rispettivamente di quota 101, quota 102 e così via.

Al di là dei calcoli contributivi per cercare di capire se si hanno o meno i requisiti minimi per poter usufruire delle finestre per il pensionamento, ci sono calcoli che paventano un rischio di collasso del sistema pensionistico italiano che potrebbe non reggere all’impatto della novità.

Lo ha ribadito nei giorni scorsi il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, specificando la Quota 100 porterebbe ad un “incremento del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future nell’ordine di 100 miliardi”. Tanto che “il sistema previdenziale è a rischio”.

Boeri ha anche segnalato che l’introduzione delle nuove norme porterà “già nel 2021 a un incremento di 1 punto di Pil della spesa pensionistica” e che non basteranno due giovani neo assunti per pagare la pensione di uno che esce.

Immediata la replica del fautore delle future nuove norme, il Ministro e Vice Premier, Matteo Salvini, che non vuole sentire ragioni e difende il diritto dei lavoratori ad avere accesso alla pensione.

La domanda che questa settimana poniamo ai nostri lettori non è delle più semplici, ne siamo consapevoli: meglio far quadrare i conti o andare in pensione senza pensare al debito che si rischia di lasciare alle spalle? Come sempre potrete dire la vostra votando il sondaggio sulla nostra pagina Facebook.

Appuntamento tra sette giorni per i risultati.

@ELeoparco


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