Internet, Big Data e economia digitale: si è parlato di questo e molto di più allo European Consumer Day organizzato a Sofia dal Comitato Economico e Sociale Europeo. Al centro della discussione che ha visto coinvolti esperti del mondo dell’economia, della politica, della tecnologia e accademico ci sono state soprattutto le sfide e le opportunità che i consumatori potranno trarre dallo sviluppo già in atto.

Il digitale si impone ormai come tratto caratteristico della società, che lo si voglia o meno. Basta guardare all’inarrestabile crescita dell’e-commerce, ad esempio. Diventato nell’arco di pochi anni il canale privilegiato per le vendite. Nel 2017 le attività che si occupano di shopping online sono state quasi 18mila, una cifra pari al +8,4% rispetto al 2016. Se il fronte dell’offerta è in rapida evoluzione, quello della domanda influenza e insieme segue il trend, mettendo in atto particolari comportamenti d’acquisto.

In quanto società ed economia che è progredita negli gli anni dei consumi post di massa e nel solco dell’Internet of Things, quali potranno essere le prossime aspettative per i consumatori? Vi è infatti un’intera nuova generazione che si chiede quanto i big data influenzino le scelte di ognuno, quanto sono a rischio i propri dati personali e chi li utilizza. E ancora, i prodotti, o meglio le applicazioni, che usiamo “gratis”, lo sono realmente?

La sfida principale sembra essere infatti quella di garantire sicurezza, trasparenza e riservatezza ai consumatori, in modo da aumentare la loro fiducia verso le nuove direzione dell’economia. In questo senso, “l’impegno dell’Europa è concentrato proprio sulla gestione del cambiamento nel rispetto delle regole”, ha rimarcato Martin Siecker, presidente della sezione per il Mercato Unico, prodozione e consumo del CESE, nel suo intervento introduttivo. Dello stesso avviso è stato anche Francisco Fonseca Morillo, della Direzione Generale Giustizia e Consumi della Commissione europea: “Non vogliamo operare da soli dalla “Babee di Bruxelles”. Tutti gli stakeholders devono impegnarsi e partecipare alla delineazione delle proposte legislative”.

Alla base di tutto questo però, come indicato da Lalko Dulevski, presidente dell’Economic and Social Council bulgaro, c’è bisogno di formazione, soprattutto per i giovani che sono i futuri consumatori dell’economia digitale, spesso ignari dei loro diritti. In effetti, solo l’1% dei consumatori online legge i termini e le condizioni di utilizzo ed è per questo, sottolinea l’eurodeputata bulgara Eva Maydell, che “ci deve essere maggiore attenzione per una legislazione che protegga i consumatori. Oggi il 45% della popolazione mondiale è online: dobbiamo investire maggiormente in istruzione e conoscenza”.

“Mi piacerebbe vedere un quadro normativo all’interno del quale il consumatore abbia una piena visione e controllo dei suoi dati personali”, ha affermato Meelis Kosk, co- fondatore di Big Data Scoring. La protezione dei dati personali è infatti il punto fondamentale dal quale è necessario partire se si vuole proseguire sulla strada dell’economia digitale. Il semplice utilizzo di un dispositivo connesso alla rete fornisce una mappa piena di indicazioni che riguardano il consumatore, le sue abitudini e le sue preferenze. “Odio doverlo ammettere ma Google sa quasi tutto di ognuno di noi, se siamo online”, conclude Kosk.

A fronte di questa evoluzione del contesto, con tutti i rischi e le opportunità che ne derivano, non tutti i cittadini europei vivono uno stile di vita digitale. Il divario digitale in Europa, ancora nel 2017, è molto consistente. Lo ha evidenziato Stefano Da Empoli, presidente I-Com, intervenuto ai lavori della Giornata a Sofia.

Nei paesi del Nord Europa, in Danimarca, Lussemburgo e Svezia, solo una piccola percentuale di persone, pari al 2%, non usa internet nel 2017. Le persone che non hanno accesso a Internet sono il 4% nel Regno Unito, il 7% in Germania, il 10% in Francia. La media europea è del 13% ma ci sono molti paesi in cui questa percentuale è decisamente superiore. Il digital divide è maggiore in Bulgaria, Croazia e Grecia, dove il 30% (per la Bulgaria) e il 28% dei cittadini (per Croazia e Grecia) non hanno accesso a internet. L’Italia non si trova affatto in una buona posizione: i dati diffusi da I-Com dicono che nel 2017 il 22% delle persone non aveva accesso a Internet.

Anche nelle abitudini di acquisto online c’è una notevole differenza fra le diverse regioni europee, fra Nord Europa, Centro e Sud. Gli Stati più attivi negli acquisti online sono Regno Unito, Svezia, Danimarca e Lussemburgo, dove l’80% o più dei cittadini ha acquistato su Internet beni o servizi negli ultimi dodici mesi. La media europea è del 57%. Sopra la media ci sono paesi quali Germania (75%), Francia (67%), Austria (62%) ed Estonia (58%) mentre le percentuali più basse si registrano in Croazia, Bulgaria e Romania, dove rispettivamente solo il 29%, 18% e 16% dei cittadini ha fatto acquisti online nell’ultimo anno.

@ELeoparco

 

Notizia pubblicata il 22/03/2018 ore 17.21


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