Una giornata dedicata alla difesa della biodiversità. Così il 22 maggio, Giornata mondiale della biodiversità. La situazione è preoccupante e la sicurezza alimentare mondiale è a rischio per la drastica riduzione della diversità biologica.

Oggi il 75% del cibo prodotto per il consumo umano deriva da sole 12 specie vegetali e 5 animali, ricorda Slow Food. Delle 250.000-300.000 specie vegetali commestibili conosciute, solamente 150-200 vengono utilizzate dall’uomo; tra queste, tre sole specie – riso, mais e grano – contribuiscono per circa il 60% dell’apporto calorico e proteico proveniente da fonti vegetali. E nonostante la crescente diversificazione dell’offerta commerciale in molti paesi del mondo, i prodotti che acquistiamo e mangiamo sono sempre più omogenei. Questo rappresenta un rischio.

La diversità biologica è vitale per la salute e il benessere umano. Esorto tutti – governi, imprese e società civile – a intraprendere azioni urgenti per proteggere e gestire in modo sostenibile la fragile e vitale rete della vita sul nostro solo e unico pianeta”: così il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, in occasione della Giornata. Our Biodiversity, Our Food, Our Health (la nostra biodiversità, il nostro cibo, la nostra salute) è il tema di quest’anno. “Oggi abbiamo accesso a una maggiore varietà di cibo rispetto ai quello che c’era una volta per genitori o nonni. Ma anche se le offerte diventano più diversificate, la dieta globale nel suo complesso – ciò che le persone effettivamente mangiano – sta diventando più omogenea, e questa è una cosa pericolosa”, sottolineano le Nazioni Unite. “Le celebrazioni di quest’anno della Giornata internazionale per la diversità biologica si concentrano sulla biodiversità come fondamento per il nostro cibo e la nostra salute e catalizzatore chiave per trasformare i sistemi alimentari e migliorare la salute umana”.

Negli anni si è assistito a una perdita drammatica di biodiversità. Negli ultimi cento anni, dai campi degli agricoltori sono scomparse oltre il 90% delle varietà coltivate. È andata persa la metà delle specie di molti animali domestici e la pesca è pari o superiore al limite sostenibile in tutte le 17 principali zone di pesca del mondo. I sistemi di produzione alimentare locale sono minacciati e con essi è a rischio il sapere locale. Con questo declino l’agrobiodiversità sta scomparendo e con essa la conoscenza della medicina tradizionale e degli alimenti locali. La perdita di diete diverse e diversificate è direttamente collegata a malattie o fattori di rischio per la salute, come diabete, obesità e malnutrizione, e ha un impatto diretto sulla disponibilità di farmaci tradizionali e alimenti sani.

Frenare la perdita di biodiversità e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri e delle acque interne rientra fra gli obiettivi di sviluppo sostenibile: perché delle 8.300 razze animali conosciute, l’8 per cento è estinto e il 22 per cento è a rischio di estinzione; i pesci forniscono il 20% di proteine animali a circa tre miliardi di persone, ma solo dieci specie sono al centro del 30% delle attività di pesca e dieci specie danno circa il 50% della produzione in acquacoltura. Oltre l’80% della dieta umana viene dalle colture ma tre sole colture di cereali – riso, mais e grano – forniscono il 60% dell’apporto energetico. Un recentissimo studio denuncia che sono a rischio estinzione quasi un milione di specie: la presenza media di specie autoctone è diminuita di almeno il 20% nella maggior parte degli habitat terrestri, soprattutto a partire dal 1900, e più del 9% di tutte le razze di mammiferi domestici utilizzate per il cibo e l’agricoltura si erano estinte entro il 2016, con almeno 1.000 altre razze ancora minacciate.

La giornata di quest’anno sottolinea proprio l’interdipendenza fra biodiversità, sistemi alimentari e salute umana. “La biodiversità non è un lusso, ma una condizione imprescindibile per il nostro benessere – sottolinea Cristiana Paşca Palmer, segretario esecutivo della Convenzione sulla diversità biologica – È il fondamento alla base dei sistemi alimentari e della nostra salute. Non possiamo permetterci di trascurare la nostra dipendenza dalla natura e dare per scontata l’abbondanza dei suoi frutti”. Della stessa idea è Carlo Petrini, presidente di Slow Food. “La biodiversità dei microrganismi, delle specie animali e vegetali, degli ecosistemi, dei saperi tradizionali, è la nostra garanzia per il futuro perché consente l’adattamento ai cambiamenti climatici e garantisce il benessere delle comunità locali. Il sistema di produzione e distribuzione alimentare globale, che si regge su un modello industriale applicato alla natura, non ha risolto i problemi della fame e della malnutrizione, ma ha anzi prodotto conseguenze devastanti, trasformando l’agricoltura in un’attività di sfruttamento e distruzione degli ambienti naturali. Per questa giornata mondiale, Slow Food chiede ai governi di adottare misure incisive a favore di un modello agroalimentare sostenibile, che rispetti la salute umana e quella ambientale. Agli agricoltori e ai produttori di cibo chiede di impegnarsi per promuoverlo e applicarlo e ai consumatori di sostenerlo con le loro scelte alimentari quotidiane”.

Il consumatore, sottolinea Slow Food, può pensare che la produzione alimentare moderna e globalizzata garantisca una grande varietà di scelta, ma in realtà le diete sono sempre più omogenee e semplificate. “Anche se l’offerta commerciale è sempre più diversificata, i prodotti che i consumatori acquistano e mangiano sono sempre più omogenei – dice Slow Food –  La semplificazione – ben più che la diversificazione – è la colonna portante del sistema di produzione alimentare globale e questo è un rischio, sia per la conservazione della biodiversità che per la tutela della salute umana”.

Negli ultimi 100 anni più del 90% delle varietà vegetali sono scomparse dai suoli coltivati, così come la metà delle specie animali domestiche. Un insieme di fenomeni come perdita delle foreste, degrado dei suoli, distruzione di ambienti marini e terrestri e la diffusione di specie invasive “accentuano l’erosione genetica dell’agro-biodiversità”. La Convenzione sulla diversità biologica delle Nazioni Unite (Cbd), Slow Food e altri partner quali l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), Il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco) “stanno lavorando congiuntamente per individuare azioni trasformative nella produzione alimentare globale, tali da poter garantire un futuro sereno per l’umanità e per la natura. La promozione dell’agro-biodiversità e di produzioni alimentari autoctone, stagionali e diversificate è una misura concreta che, se assunta dai governi, dai coltivatori e dai consumatori, è in grado di aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici, migliorare la qualità dei cibi e della salute e incrementare la sicurezza alimentare”.

A ribadire l’allarme sui rischi globali legati all’estinzione di specie animali e vegetali è anche FederBio.  “Come sottolinea il rapporto FAO sulla biodiversità, che ha analizzato gli ultimi dati globali di 91 paesi, è già iniziata quella che viene definita la sesta estinzione di massa: le specie animali e vegetali stanno scomparendo a ritmi sempre più accelerati e la causa dipende principalmente dalle azioni dell’uomo – ricorda  Maria Grazia Mammuccini dell’Ufficio di Presidenza FederBio –  Per fortuna possiamo ancora cercare di invertire la rotta attraverso azioni concrete come l’implementazione di un modello agricolo agroecologico che limiti l’uso dei pesticidi. Ritengo che l’agricoltura biologica e biodinamica possano dare un contributo concreto per arginare la perdita di biodiversità e salvaguardare l’ambiente rispondendo contemporaneamente alle sfide del cambiamento climatico”.

 

Notizia pubblicata il 21/05/2019 ore 19.49


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