Giornata europea della privacy: la nuova gerarchia dei poteri la fanno i Big Data
Sono 2,5 miliardi di miliardi le informazioni che ogni giorno vengono e prodotte e circolano nell’universo digitale. Una quantità di dati difficile anche solo da immaginare e che, stando alle stime, per il 2020 arriverà ad essere 5 mila volte più grande. D’altra parte se li chiamano “Big Data” un motivo ci sarà. Si tratta di informazioni preziose che vengono raccolte e elaborate per produrre milioni di risultati in grado di definire con certezza il profilo di ogni singolo individuo e prevederne il comportamento nelle scelte future.
Tutto molto bello per chi ha il potere di possedere e gestire queste informazioni, ma per chi sta dall’altra parte (i comuni mortali cittadini) la questione ha un rovescio della medaglia di non poca rilevanza: il deteriorarsi della propria privacy.
In occasione della Giornata Europea per la protezione dei dati personali, il Garante per la privacy ha organizzato il convegno “Big Data e privacy. La nuova geografia dei poteri”. Tanti gli interrogativi sui quali hanno ragionato gli esperti nei loro interventi: innanzitutto che impatto hanno i Big Data sull’organizzazione sociale e i processi decisionali; che tipo di prospettive aprono per l’intelligenza artificiale e la genomica; quale nuovo modello di capitalismo si prospetta e su quali modelli di business sarà fondato.
Vero è che, come ha sottolineato il Presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, “tutto quello che riguarda la nostra esistenza ha subito una trasformazione digitale” e di questo bisognerà sicuramente tenere conto. Dal momento che “i dati rappresentano la proiezione digitale delle nostre persone, aumenta in modo esponenziale anche la nostra vulnerabilità”. Ecco perché, ribadisce Soro, “la protezione dei dati deve assumere un ruolo di primo piano per presidiare la dimensione digitale”. Ma da sola una buona legislazione non basta, serve una nuova consapevolezza da parte delle opinioni pubbliche.
La tecnologia 5G che è il fondamento essenziale per lo sviluppo dell’Internet of Things darà sempre più potere alle intelligenze artificiali che si basano su modelli prescrittivi, ossia in grado di prendere delle decisioni. Questo porterà ad una serie di problematiche diverse, ha precisato Franco Bernabè, ex AD di Telecom Italia, “sicuramente legati alla privacy ma anche alla sicurezza stesse delle persone”. Pensare però che si possa generare una nuova economia fondata sui Big Data “è una prospettiva un po’ esagerata”, dice Bernabè, dal momento che in realtà essa difficilmente avrà ricadute su chi non è in possesso dei Big Data. Solo chi è in grado di definire il profilo dei consumatori può indirizzare la produzione commerciale in una direzione piuttosto che in un’altra.
Si sta quindi generando una nuova gerarchia dei poteri che oltre che i consumi è in grado di orientare ogni nostra decisione e opinione, comprese quelle che riguardano la politica. Giulio Tremonti ha sottolineato come il cambiamento in atto nella nostra società è frutto di un’esplosione tecnologica avvenuta in soli 20 anni che sta generando un progresso fatto di rotture nette con il passato. Sono in atto mutazioni antropologiche e del linguaggio, mutazioni sociali e naturalmente mutazioni della politica e della democrazia. “Nel pc, ognuno diventa signore di sé stesso. La struttura liquida di questa piattaforma crea seri problemi alla struttura della democrazia”. Ecco quindi che l’applicazione delle tecniche di trattamento dei dati riprese dalle logiche aziendali di marketing stanno portando alla profilazione del cittadino elettore. “Le campagne elettorali”, precisa Ilvo Diamanti, sociologo e politologo, “servono a disegnare il probabile comportamento degli elettori e in base ad esso indirizzare quello degli incerti”.
Ecco dunque che “gli Over The Top”, sottolinea ancora Soro, “hanno acquisito poteri che assumono sempre più una caratura sociale e che finiscono per concorrere con il diritto che regola le relazioni tra gli Stati”. Parallelamente alla crisi dei corpi intermedi, “le piattaforme digitali sono destinate ad acquisire il ruolo di mediatori della realtà”.