Giornata del Risparmio, Acri: “Più finanza etica, più Europa”
Bisogna far riemergere “una finanza finalizzata principalmente al sostegno dell’economia reale”. Mentre “è innanzitutto responsabilità del Governo di non mettere a rischio il risparmio degli italiani”. Nell’euro bisogna rimanere ma questo non significa che non si possano innovare le istituzioni e le norme della Ue e dell’Eurozona. Nella Giornata mondiale del risparmio, che oggi celebra la 94ma edizione, dall’associazione delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio Acri arriva una mappa che pone al centro il legame fra etica, sviluppo sostenibile e risparmio.
Il tema della Giornata di quest’anno è infatti “Etica del risparmio e sviluppo”. Risparmio e sviluppo, spiega l’Acri, “sono per loro natura concetti che si proiettano nel futuro; l’impoverimento etico dell’impiego del risparmio condiziona negativamente una corretta relazione tra finanza ed economia reale. Oggi l’una sta crescendo molto più dell’altra, in particolare stanno crescendo varie forme di “banca-ombra”, il cui proliferare richiede misure adeguate e tempestive da parte dei Governi e delle Autorità monetarie. Negli ultimi 20-25 anni l’insieme delle attività finanziarie è lievitato a un ritmo 4-5 volte quello del Pil globale, e oggi l’ammontare del primo aggregato (le attività finanziarie) è 10-12 volte la dimensione del secondo (l’economia reale). Contrastare questa tendenza, per far emergere (o meglio, riemergere) una finanza finalizzata principalmente al sostegno dell’economia reale è una sfida cruciale. Vincerla riguarda tutti: le istituzioni, con le regole e la vigilanza sugli intermediari finanziari; i cittadini, che possono operare scelte più o meno etiche in termini di investimenti e di consumi”.
Il presidente Acri Giuseppe Guzzetti tocca nel suo discorso i nodi della politica economica, la realtà italiana, lo sviluppo della finanza sostenibile, la sfida posta dall’innovazione tecnologica applicata alla finanza, il legame con l’Europa. In tema di bilancio pubblico, Guzzetti dice che agire nei confronti del debito pubblico “con un piano pluriennale di misure per la sua riduzione in funzione del Pil è un dovere non tanto nei confronti dei parametri europei, quanto, innanzitutto, nei confronti delle future generazioni e, nell’immediato, per prevenire un aggravamento delle difficoltà con una strategia adeguata fatta non soltanto di interventi finanziari, ma anche di misure che incidano nell’economia reale”. Prosegue Guzzetti: “Quanto al risparmio, è innanzitutto responsabilità del Governo di non mettere a rischio il risparmio degli italiani. Il risparmio privato degli italiani è considerato da Moody’s elemento di forte stabilità del sistema. Questo risparmio nelle ultime settimane è già stato significativamente ridotto. Il risparmio privato – e non solo – non può venire sacrificato sull’altare del debito pubblico. La percezione di un impoverimento etico del contesto in cui finanza ed economia quotidianamente si realizzano può determinare disorientamento nell’attitudine al risparmio dei singoli e impoverimento del processo di sviluppo della collettività. Evitare che questo avvenga è la missione che ci è stata assegnata e nella quale ci sentiamo quotidianamente impegnati”.
Negli ultimi anni c’è stato un aumento delle iniziative orientate alla finanza sostenibile, spiega ancora Guzzetti, che comprende esperienze diverse, dal microcredito alla finanza etica. “Secondo alcune stime a livello europeo le attività di questo tipo ammonterebbero ad alcune centinaia di miliardi, un aggregato ancora limitato ma che comincia a farsi notare soprattutto per la promettente crescita. Comincia ad essere apprezzabile il numero di coloro che hanno incrementato i loro investimenti verso questo comparto, anche perché una più ampia informazione ha sfatato la convinzione che questo tipo di gestione produca rendimenti modesti. Sta emergendo sempre più il dato che la finanza sostenibile produce rendimenti più che in linea con le medie di mercato di altri investimenti che non hanno questa specifica connotazione”. L’Italia non è prima in graduatoria ma è “il primo paese che ha definito a livello normativo in modo preciso cosa distingue le banche “etiche e sostenibili” (legge di bilancio 2017).” Sono esperienze che vanno favorite, come pure è necessario – prosegue Guzzetti – evitare che “l’approccio speculativo contagi il sistema bancario ufficiale”.
Il richiamo all’etica serve poi a invocare il recupero del legame fra finanza ed economia reale. Dice ancora il presidente Acri: “Ristabilire una sana interlocuzione tra etica e finanza – il che vuol dire corretto impiego del risparmio, di cui la finanza si alimenta – può aiutare a recuperare una corretta relazione tra finanza ed economia reale”. Una filosofia che diventa ancora più efficace se sostenuta dai risparmiatori. “Il promettente dinamismo della Finanza etica e sostenibile ci conferma però che i risparmiatori non sono indifferenti alla destinazione ultima delle loro disponibilità e sono quindi pronti a cogliere il diverso spessore di prassi finanziarie impegnate a non smarrire il senso di un futuro diverso e il valore di una comunità solidale”.
Non manca un richiamo all’euro e alle politiche europee. “L’adesione all’euro è irreversibile – spiega Guzzetti – Ciò non significa, tuttavia, che non debbano essere promosse innovazioni e modifiche negli assetti istituzionali e nel corpus normativo dell’Unione e dell’Eurozona”. E così, al netto della “fondamentale” attività fatta da Mario Draghi con la BCE per l’Italia e per l’Eurozona, “è più che doveroso che si compiano decisi passi avanti nella realizzazione del progetto di Unione bancaria. La tutela del risparmio – prosegue il presidente Acri – richiede altresì un mutamento nelle politiche dell’Unione ancora improntate a una visione di sostanziale austerità, perché sia in grado di promuovere crescita e investimenti, ben al di là del piano Juncker. Occorre che l’Unione si doti di organi della politica economica da costituire a seguito della formazione di un Parlamento europeo che con maggiori poteri dell’attuale rappresenti i popoli dell’Unione, senza peraltro far passare in secondo piano il “principio di sussidiarietà”, anzi valorizzando la sua applicabilità, anche come risposta alle spinte estremistiche del sovranismo”.