TopNews. Giudizio Universale: causa allo Stato per fermare cambiamento climatico
“Facciamo causa. Portiamo lo Stato alla sbarra, costringiamolo a politiche concrete per fermare il cambiamento climatico”. Questa la promessa della campagna che prende il via oggi, in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente: Giudizio Universale – Invertiamo il processo. Una mobilitazione che precede il deposito, previsto in autunno, della prima causa legale intentata in Italia contro lo Stato per inazione nei confronti dei cambiamenti climatici.
Una causa climatica contro lo Stato, promette la campagna, che vuole arrivare a una condanna per violazione del diritto umano al clima. Online c’è il sito della mobilitazione: “Il giudizio universale sta arrivando: scioglimento dei ghiacciai, siccità, desertificazione, eventi climatici estremi, estinzione di interi ecosistemi sono solo alcuni dei fenomeni che già oggi si verificano su tutta la Terra”.
“Vorremmo quindi che lo Stato – scrivono i promotori – riconoscesse la gravità della situazione italiana e i rischi che i cambiamenti climatici pongono al rispetto dei diritti umani fondamentali tra cui: vita, salute, lavoro, solo per menzionarne qualcuno. Di conseguenza, vorremmo che lo Stato italiano tagliasse le emissioni di gas serra, adeguandosi a quanto richiesto dalla comunità scientifica.”
In molti paesi movimenti e cittadini stato citando in giudizio Stati, istituzioni e imprese per costringerli ad attuare politiche efficaci nei confronti del clima. “Abbiamo deciso di fare causa anche in Italia. Chiederemo allo Stato Italiano di attuare misure più stringenti per rispondere ai cambiamenti climatici e invertire il processo: se non ci pensiamo noi, nessuno lo farà al posto nostro”, proseguono i promotori della campagna, che ora si svolgerà soprattutto online, sui canali social e sul sito giudiziouniversale.eu. Insieme ci sono movimenti, associazioni e cittadini che vogliono preparare il terreno per un “processo senza precedenti nel nostro paese, che ha l’obiettivo di chiedere ai giudici di condannare lo Stato per la violazione del diritto umano al clima”.
Sulla scena internazionale continua la mobilitazione del movimento per la giustizia climatica, che sta denunciando da più fronti l’immobilismo dei poteri pubblici nella gestione dei rischi legati al clima e nella protezione dei diritti umani connessi al cambiamento climatico. E l’Italia, dicono dalla campagna, non fa eccezione perché “ha obiettivi di riduzione delle emissioni scarsamente ambiziosi e non in linea con le raccomandazioni espresse dalla comunità scientifica per centrare l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro la soglia prudenziale dei +1,5 °C”.
Serve un cambio di passo deciso e veloce per evitare le conseguenze più estreme di temperature elevatissime, eventi meteo estremi come ondate di calore, siccità e precipitazioni intense. “Di qui nasce il boom di contenziosi – ad oggi più di 1000 in tutto il mondo – che vedono la società civile in oltre 25 paesi portare alla sbarra lo Stato, le imprese o singoli progetti dal forte impatto sul clima”, dicono dalla campagna. E annunciano: “In autunno, il deposito dell’atto di citazione sancirà l’avvio del primo climate case mai intentato nel nostro paese: la campagna Giudizio Universale è patrimonio di tutte le organizzazioni e i movimenti sociali impegnate in questi mesi contro i cambiamenti climatici, e vuole essere un ulteriore strumento di pressione per il nostro governo in vista della prossima Conferenza Mondiale sul Clima, in Cile, per fare in modo che la COP di Santiago non sia l’ennesima occasione sprecata”.
Notizia pubblicata il 05/06/2019 ore 16.58