Ancora un calo di fiducia dei consumatori e delle imprese italiane. A giugno, per il terzo mese consecutivo, l’Istat registra un peggioramento dell’indice di fiducia relativo ai consumatori che passa a 110,2 dal 112,5 di maggio, con flessioni per tutte le componenti del clima di fiducia. “Dato allarmante che conferma le nostre preoccupazioni circa l’andamento ancora incerto ed instabile della nostra economia” denunciano Federconsumatori e Adusbef.
L’indice sul clima personale scende a 103 da 105,4; quello sul clima economico a 131,8 da 135,7; la fiducia sul clima corrente passa a 108,2 da 109,8 e quella sul futuro a 112,9 da 117,6. Peggiorano anche i giudizi e le attese sulla situazione economica del Paese (a -48 da -47 e a -5 da 3, i rispettivi saldi), così come le aspettative sulla disoccupazione mentre recupera il saldo relativo ai giudizi sull’andamento dei prezzi nei passati 12 mesi (a -26 da -27). Resta invece stabile sui valori dello scorso maggio l’indice relativo alle attese sull’andamento per i prossimi 12 mesi (a -20).
“Non c’è da sorprendersi se la fiducia sulle prospettive economiche non migliora. Dalla disoccupazione all’andamento del potere di acquisto, i cittadini non intravedono spiragli di miglioramento – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef – Per invertire tale tendenza, è evidente che il Governo deve mettere in atto politiche mirate alla redistribuzione dei redditi, come l’avvio di un Piano Straordinario per il lavoro che avrebbe un triplice effetto positivo:
1) darebbe reddito e futuro a chi oggi è senza occupazione;
2) darebbe ossigeno e nuova capacità di acquisto alle famiglie che attualmente si trovano a sostenere figli, nipoti e parenti disoccupati, con una spesa di circa 400-500 Euro al mese;
3) contribuirebbe a rimettere in moto il sistema produttivo, grazie alla nuova domanda che si creerebbe nel mercato interno.
Secondo uno studio dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, ipotizzando un tasso di disoccupazione al 6% (tasso ante-crisi), rispetto ad oggi la capacità di acquisto delle famiglie aumenterebbe di circa 40 miliardi di euro l’anno.
Le Associazioni chiedono al Governo un atto di coraggio: vendere una parte delle riserve auree (circa il 15%) e convogliare tutte le risorse necessarie per stanziare gli investimenti necessari allo sviluppo ed alla ricerca, alla realizzazione di infrastrutture ed alla loro modernizzazione, all’avvio di un programma di valorizzazione dell’offerta turistica, vista anche la stagione che stenta a decollare. “Siamo convinti che siano questi i presupposti fondamentali per dare una reale e concreta svolta alla nostra economia, e sia questo il momento per renderla più forte e solida, maggiormente in grado di affrontare la delicata situazione internazionale che si prospetta nei prossimi mesi”.


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