“Noi crediamo fermamente nell’importanza di un’Europa unita e inclusiva. Mentre tantissimi cittadini europei si stanno alleando in protesta contro i cambiamenti climatici, chiediamo a voi, candidati al Parlamento europeo, di schierarvi a favore di un sistema alimentare più sostenibile e più giusto di quello attuale, agendo di conseguenza sia nei vostri programmi che nelle vostre azioni, quando eletti”. È quanto si legge nel manifesto “L’Europa che vogliamo” lanciato da Slow Food in vista delle prossime europee di fine maggio.

L’associazione, che rivendica il diritto a un cibo buono, pulito e sano per tutti, chiede ai candidati al Parlamento europeo di sostenere il passaggio a una Politica Alimentare Comune che diventi motore di cambiamento in tutto il mondo, di lottare contro i cambiamenti climatici e lo spreco di cibo, di tutelare la biodiversità. Al centro del documento diffuso da Slow Food, che esorta i candidati al Parlamento europeo ad assumersi le proprie responsabilità per il futuro dell’Europa, c’è la necessità di garantire sistemi alimentari e agricoli sostenibili, a fronte di una realtà che vede sprechi, mancanza di cibo di qualità, sfruttamento lavorativo.

Nel 2016, ricorda Slow Food, ogni due giorni il 9,1% della popolazione dell’Ue non  è riuscita a garantirsi un pasto di qualità (Eurostat 2016); tra il 2003 e il 2013 oltre un’azienda agricola su quattro è scomparsa in Europa (Eurostat 2016); il 20% del cibo prodotto nell’Ue viene perso o sprecato ogni anno. Ancora: su scala globale, l’industria del cibo contribuisce per circa il 30% alle emissioni di gas serra. E negli ultimi cento anni l’abbandono delle colture locali a vantaggio di varietà altamente produttive e geneticamente uniformi, ha causato la perdita di circa il 75% della biodiversità vegetale. Senza dimenticare le violazioni dei diritti umani: “L’Unione Europea importa annualmente fino a 22 tonnellate di soia e pannelli di soia provenienti per la maggior parte da Paesi del Sud America, dove la deforestazione, gli espropri, gli avvelenamenti da pesticidi e le violazioni dei diritti umani che colpiscono le zone di produzione agricola intensiva sono documentati”.

Il manifesto di Slow Food Europa fornisce alcuni suggerimenti ai futuri decisori su come affrontare questi problemi, concentrandosi su alcuni temi: la transizione a una politica alimentare comune, la richiesta di renderla “buona, pulita e giusta” affinché sostenga davvero le aree marginali, assicurando che i fondi siano utilizzati per proteggere i territori;  la lotta al cambiamento climatico, mettendo al centro la tutela dei sistemi agricoli tradizionali e dando vita a una politica comune di riduzione dello spreco di cibo; la promozione della biodiversità, con norme che tutelino i suoli, gli organismi animali e vegetali dai brevetti, e sostengano il divieto di coltivazione degli Ogm; la tutela degli ecosistemi marini e il rispetto di persone e ambiente. “Sono questioni al centro della missione di Slow Food e sulle quali i decisori europei avranno voce in capitolo nei prossimi anni – dice Marta Messa, direttrice dell’Ufficio europeo di Slow Food –  È fondamentale che i candidati al Parlamento europeo e gli elettori prendano posizione a favore della sostenibilità dei sistemi alimentari in Europa e nel mondo”.


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