sostanze chimiche

Il Parlamento europeo chiede norme più severe nel commercio di sostanze chimiche potenzialmente pericolose per l’uomo e l’ambiente fuori dai confini dell’Ue. In queste sostanze rientrano anche stupefacenti, rifiuti e scorie nucleari nonché tutti gli elementi contenuti nella lista della Convenzione di Rotterdam. Introdotti obblighi precauzionali per tutti i Paesi che autorizzano l’importazione. Si tratta di un testo legislativo, dunque che inciderà concretamente sulla disciplina di settore.
Regole più severe per l’import-export di sostanze chimiche pericolose e pesticidi. Il Parlamento europeo ha votato a larga maggioranza il rapporto del socialista danese Dan Jørgensen sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio su quello che in gergo si chiama “rifusione”, ovvero la commercializzazione di sostanze potenzialmente pericolose. Si tratta delle sostanze contenute nella Convenzione di Rotterdam che mira a promuovere lo scambio di informazioni sulle sostanze chimiche commercializzate tra le parti della convenzione. In Europa questa convenzione è attuata dal regolamento (CE) n. 689/2008 (regolamento PIC).
Stupefacenti, rifiuti e scorie nucleari tra i prodotti interessati. Tra prodotti chimici vietati o strettamente regolamentati, oltre a dei semplici elementi chimici, ritroviamo anche gli stupefacenti e le sostanze psicotrope, le materie radioattive, i rifiuti, i prodotti farmaceutici, le armi chimiche, i prodotti chimici usati come additivi alimentari, i prodotti alimentari, i prodotti importati in piccole quantità che non comportano rischi particolari, purché siano importati a fini di ricerca o di analisi o da parte di privati per uso personale. Rendere il regolamento più severo vuol dire quindi porre un freno al fenomeno che vede aziende localizzate in Paesi europei sbarazzarsi di determinati prodotti ormai invendibili nel mercato europeo fuori confine o nei Paesi europei meno attenti.
Silenzio non vuol dire assenso. La relazione chiede che l’assenso esplicito di un Paese all’importazione di una determinata sostanza sia obbligatorio per evitare che alcuni elementi potenzialmente tossici vengano importati e finiscano all’interno di un commercio nazionale contro la volontà di un Paese. Questa perché, si legge nella relazione, “è anche possibile che un determinato paese abbia un’amministrazione poco efficace e non sia pertanto in grado di rispondere tempestivamente alla richiesta o non sappia come gestirla”.
Le nuove regole del gioco. Il Parlamento europeo chiede che se un Paese non ha risposto formalmente entro 60 giorni, gli esportatori delle sostanze possono proseguire solamente se i prodotti sono già registrati e autorizzati nel Paese di provenienza. In caso contrario devono essere soddisfatte tre condizioni: prova che il prodotto in questione sia stato già importato dal Paese nei precedenti 5 anni; non ci deve essere un bando o una restrizione del prodotto nel Paese; il prodotto o elemento non deve essere inserito nella lista della convenzione di Rotterdam. Infine tutti i prodotti cancerogeni, mutageni o pericolosi per la riproduzioni non possono essere esportati senza formale assenso (quindi al di là delle tre condizioni sopra citate).
Maggior ruolo all’agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA). La relazione invita la Commissione europea a fare ricorso all’agenzia ECHA all’attuazione del regolamento quanto più possibile. “La precedente proposta della Commissione presentava delle vistose lacune nell’esportazione di sostanze tossiche verso altri Paesi. Sono molto soddisfatto che il Parlamento abbia oggi reso queste misure più severe”, ha dichiarato il responsabile del rapporto Dan Jørgensen.
La Convenzione di Rotterdam è stata firmata l’11 settembre 1998 dalla Comunità europea. La convenzione disciplina le importazioni e le esportazioni di alcuni prodotti chimici e antiparassitari pericolosi. La convenzione si applica ai prodotti chimici vietati o strettamente regolamentati e ai preparati antiparassitari estremamente pericolosi. Attualmente, oltre 30 prodotti chimici sono soggetti alla procedura PIC.
Prossimi passi. Il voto del Parlamento europeo è una prima lettura di un procedimento di codecisione. Questo vuol dire che se Il Consiglio Ue (quindi gli Stati membri) saranno d’accordo con il testo approvato dal Parlamento, la Commissione potrà proseguire la revisione del Regolamento in questione secondo queste linee guida. In caso contrario, il testo tornerà in Parlamento per una seconda lettura.
 
di Alessio Pisanò


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