Estate 2024, prezzi in aumento: l’inchiesta di Altroconsumo sulle tariffe degli stabilimenti balneari (Foto Pixabay)

Con l’arrivo dell’estate arriva anche la consueta analisi di Altroconsumo sui costi per una giornata da trascorrere in spiaggia. L’inchiesta annuale, che ha raccolto i dati di 211 stabilimenti balneari in 10 località italiane, ha rivelato un incremento medio del 4% rispetto al 2023. Tra le città esaminate, Alassio si conferma la spiaggia più cara con una settimana in prima fila che costa 392 euro, mentre Senigallia si distingue come la più economica a 115 euro.

L’aumento dei prezzi: una tendenza costante

Negli ultimi anni, l’aumento dei costi per un posto in spiaggia è diventato una tendenza costante. Dopo gli incrementi medi del 5% nel 2023 e del 10% nel 2022, quest’anno i prezzi sono aumentati ulteriormente del 4%. Altroconsumo ha raccolto le tariffe per la settimana dal 4 al 10 agosto contattando in forma anonima telefonicamente tutti i 211 stabilimenti delle località di Lignano, Rimini, Senigallia, Viareggio, Palinuro, Alassio, Gallipoli, Alghero, Taormina, Giardini Naxos e Anzio.

Innanzitutto c’è da dire che in media, un posto in prima fila costa 226€, cifra che diminuisce progressivamente con le file successive: 210€ in seconda fila, 199€ in terza fila e 186€ dalla quarta fila in poi. Tuttavia, le variazioni di prezzo sono significative tra le diverse località, come ad esempio: Lignano 164€ per la prima fila, una scelta conveniente sull’alto Adriatico in confronto a Rimini 165€ per la prima fila. Oppure il sud, Taormina e Giardini Naxos 215€ per la prima fila e Gallipoli 289€ per la prima fila.

Valutando gli incrementi rispetto al 2023 si può notare che mentre in alcune località come Lignano, Taormina e Giardini Naxos non si sono registrati particolari aumenti, in altre tariffe sono salite: Alghero e Gallipoli +2%, Alassio, Anzio e Paliuro +3%, Rimini +4% e Viareggio +5%. Senigallia ha visto l’aumento maggiore che ammonta all’+8% comunque resta la località meno cara.

La necessità di una riforma delle concessioni balneari

L’aumento dei prezzi è in parte attribuibile alla mancanza di concorrenza tra gli stabilimenti balneari. La situazione di stallo nella riorganizzazione del sistema di concessioni balneari contribuisce a mantenere i prezzi elevati. Attualmente, le concessioni restano nelle mani degli stessi operatori, il che limita la competizione e porta a costi più alti per i consumatori.

Altroconsumo, in questo caso, ha lanciato una petizione per richiedere una riforma del settore, con l’obiettivo di aprire il mercato a nuovi proprietari e contenere i prezzi. Vittorio Messina, Presidente di Assoturismo Conferscenti, ha sottolineato l’importanza di proseguire nelle politiche di sostegno all’intera filiera del turismo, incentivando investimenti e aggiornando l’offerta per rispondere alle esigenze di un turismo internazionale e sostenibile. Mentre i turisti si preparano a godersi l’estate 2024, l’inchiesta di Altroconsumo suggerisce l’urgenza di riformare il sistema delle concessioni balneari per garantire maggiore concorrenza e prezzi accessibili a tutti.


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