
Energia, la liberalizzazione non basta. Servono consumatori informati
Non bastano la liberalizzazione del mercato dell’energia e la pluralità di offerte a disposizione per cambiare il comportamento dei consumatori e convincerli a passare a un nuovo fornitore. Per creare concorrenza e aprire posizioni di monopolio servono consumatori attenti, consapevoli e informati. Ma non sempre questo accade, anche per un eccesso di informazione di fronte al quale gli stessi consumatori finiscono per rimanere semplicemente fermi. È indubbio, allo stesso tempo, che “la tutela del consumatore è una pratica attuale e necessaria nei mercati energetici dominati da forte regime di incertezza e dinamicità”.
Allo stesso tempo, “il ruolo dei consumatori, attivo o passivo che sia, sarà la chiave dello sviluppo dei moderni sistemi energetici”. Ma quale forma di tutela del consumatore va attuata in mercati liberalizzati? Come si passa dalla tutela del consumatore alla prospettiva più ampia dell’empowerment? Di tutto questo si è discusso nel convegno “Il consumatore nel mercato europeo dell’energia”, organizzato dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, da Acquirente Unico e dallo IERN (International Energy Regulation Network), nel corso del quale sono stati presentati i risultati di un seminario internazionale che si è svolto lo scorso febbraio presso la Florence School of Regulation.
La partecipazione dei consumatori sta diventando sempre più importante per lo sviluppo del mercato dell’energia, ma per beneficiare dei vantaggi delle liberalizzazioni i consumatori hanno bisogno di informazioni chiare, trasparenti, e forse di essere visti in un’ottica più articolata e plurale: ci sono tanti diversi consumatori, che hanno a disposizione competenze e risorse diverse, e spesso le loro scelte non sono affatto in grado di arrivare a ottenere il massimo guadagno possibile nel mercato concorrenziale.
Detto in altre parole: come emerge dai risultati del workshop di Firenze, le scelte dei consumatori reali sono caratterizzate da propensioni personali, avversione al rischio, da una consapevolezza non puntuale dei propri consumi – per cui chi consuma meno della media ritiene di consumare di più, chi consuma più della media ritiene invece di consumare di meno. “La liberalizzazione – è la sintesi di Jean Michel Glachant, direttore della Florence School of Regulation – aumenta la complessità delle scelte dei consumatori, che non sempre sono in grado di esercitarle”. Basti pensare a recenti ricerche empiriche svolte nei mercati liberalizzati, e riportate anche nella pubblicazione di sintesi distribuita al convegno, da cui emerge che i consumatori a vario titolo “attivi” nello switching sono al massimo il 20%. Nel mercato inglese, ad esempio, il tasso di switching dei consumatori è ancora piuttosto basso e circa il 75% dei consumatori è ancora fornito dall’ operatore ex monopolista.
“I consumatori – si legge nella pubblicazione distribuita al convegno e riferita a ricerche empiriche europee – non sembrano in grado di sfruttare al massimo le potenzialità del mercato concorrenziale; in molti casi arrestano le proprie ricerche appena trovano un’offerta leggermente più vantaggiosa, senza ottenere il massimo guadagno possibile dal passaggio a un nuovo operatore. Ciò che è più allarmante è che circa un quinto dei consumatori finisce col pagare di più dopo lo switching”.
Fra i problemi che ci sono sul tavolo, c’è quello di incentivare la diffusione delle tecnologie “smart” nei mercati dell’energia, in modo da rendere il consumatore attivo e consapevole, e di definire univocamente il concetto di “consumatore vulnerabile” e destinatario di maggior tutela da parte delle autorità di regolazione.
Sul tappeto c’è il passaggio dalla tutela all’empowerment del consumatore, c’è lo spazio da lasciare alla regolazione e ai regolatori, insieme al bilanciamento fra tutela del consumatore e sviluppo del mercato, come ha evidenziato il componente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas Luigi Carbone: “Bisogna trovare un livello soddisfacente e ottimale di tutela del consumatore, lasciando lo spazio perché il mercato possa funzionare”.
Le nuove questioni sul campo, ha detto Carbone, riguardano fra l’altro anche l’eccesso di informazione, l’evoluzione degli operatori di mercato – che cominciano a vedere il consumatore “come un soggetto da curare” – e l’evoluzione dei consumatori. Carbone la spiega così: “Pluralizziamo la signora Maria. Ci sono tanti tipi di consumatore e dobbiamo adeguare la tutela tenendo conto di questa pluralità. Il consumatore cresce, deve crescere e sta crescendo, diventa soggetto attivo del mercato e può anche produrre energia”. Da qui la questione: quanto regolare, dove regolare, per garantire tutele ed evitare protezionismo.
“Il sistema italiano di tutela del consumatore nel mercato elettrico, ormai completamente liberalizzato da quasi cinque anni, rappresenta un modello di riferimento che potrebbe essere adottato anche da altri Paesi impegnati in processi di apertura alla concorrenza del settore elettrico – ha evidenziato Paolo Vigevano, amministratore delegato della società pubblica Acquirente Unico (AU) – Con soddisfazione abbiamo registrato l’archiviazione della procedura di infrazione da parte della Commissione Europea, che ha riconosciuto la conformità ai criteri comunitari del nostro sistema di determinazione dei prezzi dell’energia elettrica per i consumatori tutelati. Infatti, questi non sono fissati per via amministrativa, ma corrispondono ai costi di acquisto dell’energia elettrica sostenuti da AU, operando nel mercato all’ingrosso italiano ed estero”. Secondo i dati di Acquirente Unico, al 31 dicembre 2011 nel regime di maggior tutela erano serviti 28,5 milioni di utenti (23,7 milioni clienti domestici e 4,8 milioni piccole imprese), per una domanda complessiva di 84,3 TWh (25,4% di quella totale), approvvigionata da AU.
di Sabrina Bergamini

Ho letto qui che Cittadinanzattiva e sorgenia hanno pubblicato una guida per capire come scegliere le offerte migliori per l’energia elettrica:
http://www.energiesensibili.it/numero-53/riduzione-consumi/energia-come-scegliere-lofferta-migliore
Leggendo l’articolo sul convegno mi pare di estrapolare un senso di frustrazione in chi puntava a liberalizzazioni facili e fruttuose per gli azionisti ed i manager delle multiutility o aziende private interessate. Si afferma che il consumatore non è in grado di arrivare a ottenere il massimo guadagno possibile nel mercato concorrenziale dopo 5 anni di privatizzazione(10 per le compagnie telefoniche); che non è informato abbastanza. Pare però che nessuno degli interessati abbia attivato una ricerca sociolgica in Italia (perchè qui succedono queste cose)per capirne i comportamenti.
Se fosse stata fatta avrebbe individuato consumatori spaventati ormai da 10 anni (contratti telefonici non richiesti o truffaldini; persone che vengono a bussare alla porta e ti chiedono la bolletta apparentemente per vedere come aiutarti a consumare meno, mentre annotano pronti i codici fiscale e cliente per poi apporre magari una firma falsa al posto dell’utente: oppure ti ingannano citando soltanto il costo unitario di Kw o Mc di gas del contratto in proposta, ma facendo silenzio sulle spese (Ci fosse almeno il KW o i metro cubo “TAEG “come nelle banche- ma nessuno ci ha ancora pensato).
10 anni di privatizzazioni; 10 anni di imbrogli nei confronti dei consumatori; 10 anni di sofferenze degli utenti nel contattare call center incapaci di dare risposte; 10 anni di diffidenza verso il mondo esterno verso le chiamate telefoniche truffaldine, verso chi si presenta sulla nostra porta o verso la pubblicità ingannevole; 10 anni di amici che ti piangono sulle spalle per il la bolletta folle che ti giunge dopo 16 mesi di mancate letture del gas e tu pensavi che venissero regolarmente pagate in banca con il reed..E comincia allora la trafila della richiesta di rateazioni sempre troppo poche per un stipendio normale. E allora appare chiaro che devi rassegnarti a pagare di più con le privatizzazioni che dovevano costare di meno. La saggezza popolare risolve questi problemi ricordandosi del noto proverbio dei nostri nonni:”chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa ciò che lascia ma non sa ciò che trova”