Donne di tutto il mondo, incrociate le braccia. L(‘)otto marzo, sciopero
Sono una donna e oggi è l’8 marzo. Sono una donna, oggi è l’8 marzo e faccio sciopero. Insieme alle altre donne di 40 paesi nel mondo per un giorno non faccio niente: non lavoro, non faccio le pulizie e non vado neppure a fare la spesa. Un giorno senza donne per rendere evidente il peso e il ruolo che ognuna di noi ha nella società. Un ruolo e un peso troppo spesso dimenticato e che purtroppo ha bisogno ancora delle proteste di piazza, quelle plateali con tanto di striscioni, per essere riconosciuto.L’iniziativa dello sciopero globale delle donne è partita dal movimento di protesta americano Women’s March (quello dei cortei contro Trump, per intenderci) ma ha trovato sostegno in molti altri gruppi e associazioni in tutto il mondo. In Italia, la mobilitazione è portata avanti da “Non una di meno”. Lo sciopero avrà modalità diverse nei vari paesi ma l’idea di fondo è la stessa ovunque: sviluppare una maggiore sensibilità alle questioni dell’uguaglianza di genere ancora irrisolte, come il cosiddetto “gender wage gap“, cioè il divario tra gli stipendi di uomini e donne, e l’accesso alle operazioni di interruzione di gravidanza.
In Italia si è scelto di manifestare sul tema della violenza sulle donne, ma non è l’unico. Si parlerà anche della trasformazione dei centri anti-violenza in centri di assistenza: un passaggio che ha fatto molto discutere e ha preoccupato chi opera in questo ambito perché di fatto un emendamento della Legge di Stabilità del 2015 obbliga le donne che dopo aver subìto violenza decidono di rivolgersi al pronto soccorso ad avviare un percorso giudiziario. Poiché molte donne vittima di violenze sono riluttanti a denunciare, il timore è che rinuncino anche a farsi curare.
Un altro importante punto della protesta riguarda il diritto all’aborto. Sembra veramente assurdo che se ne continui a parlare nel 2017 ma di fatto, quando una donna decide di non portare avanti una gravidanza deve fare i conti con una serie di ostacoli, tra cui anche l’appello all’obiezione di coscienza di medici e farmacisti. E allora oggi è anche il giorno per chiedere il libero accesso alla pillola abortiva RU486 e la fine dello “stigma” delle donne che abortiscono.
Ma non finisce qui. Oggi si sciopera anche per dire basta al linguaggio sessista e misogino usato dalla stampa e dalla comunicazione che offende le donne senza ritegno, come se l’insulto fosse una cosa normale. Oggi si manifesta perché venga garantito lo ius soli a tutti i bambini nati sul territorio italiano come segno di riconoscenza per le donne che li hanno partoriti. Può sembrare una richiesta slegata dal femminismo in senso stretto ma in realtà senza uguaglianza e senza riconoscimento dei diritti al di là di ogni differenza non si potrà mai fermare la violenza.
Per chi volesse prendere parte alle iniziative, basta andare su Facebook e cercare “Lotto marzo” e il nome della propria città: sono state create pagine apposite con tutti gli aggiornamenti su come partecipare alle manifestazioni o contribuire a diffonderne il messaggio. #lottomarzo, #nonunadimeno, #siamomarea sono invece gli hashtag per seguire la giornata su Twitter.
Se poi siete delle pasionarie della vecchia scuola, quest’anno niente mimose gialle: vestiamoci di nero con un accessorio fuxia (sono questi colori scelti per la protesta) e scendiamo in piazza come hanno fatto le nostre nonne per noi.