Continua la carrellata di dati negativi sull’Italia: ormai il 2013 è segnato dalla crisi e non arrivano da nessun fronte segnali di ripresa. Oggi l’Istat attesta che nel primi 3 mesi dell’anno il prodotto interno lordo è sceso dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,3% nei confronti del primo trimestre del 2012. Siamo al settimo trimestre consecutivo di calo del Pil e per il 2013 il calo già acquisito è dell’1,5%. E l’Ocse parla di crescita delle ineguaglianze di reddito: in Italia il gap tra ricchi e poveri è 10,2 volte nel 2010 (nel 2008 era 8,7)
Nei primi 3 anni della crisi, dal 2007 al 2010, le inegueglianze di reddito sono cresciute più che nei 12 anni precedenti. Nei paesi Ocse il 10% della popolazione più ricca ha un reddito 9,5 volte più alto di quello del 10% della popolazione è più povera, contro le 9 volte del 2007. In Italia il gap è 10,2 volte nel 2010 contro le 8,7 del 2007. Sono i dati che emergono da un’indagine dell’Ocse, secondo cui i tagli alla spesa nei paesi più avanzati rischiano di far aumentare ancora di più l’ineguaglianza e la povertà nel prossimi anni. Dall’indagine risulta chiaramente come i più colpiti dalla crisi siano i più poveri.
Federconsumatori e Adusbef giudicano “estremamente preoccupanti” i dati Istat sul calo del Pil. “Ancora una volta, non ci sorprendono – affermano in una nota – Addirittura, secondo le nostre previsioni, a fine anno il Pil rischia di avvicinarsi al -2%”. Si tratta, secondo le Associazioni, della conseguenza dell’impoverimento delle famiglie, costrette a tagliare in maniera sempre più pesante i propri consumi. Secondo l’Osservatorio Federconsumatori, nel 2013, la caduta della spesa alimentare si attesterà al -4,6% (oltre 262 euro a famiglia). “L’unica strada per invertire tale tendenza è agire in direzione di un rilancio della domanda di mercato”, dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, che ritengono “indispensabile” cancellare l’aumento dell’Iva ed eliminare l’Imu sulla prima casa (per chi ne possiede solo una).
Il Codacons riprende i dati sulla crescita delle disuguaglianze, sottolineando il fatto che a pagare i costi di questa recessione non sono stati quelli che l’hanno prodotta, ma i soliti noti e cioè pensionati, lavoratori dipendenti, redditi medio bassi. “Anzi, gli speculatori finanziari e le banche, che hanno causato questa crisi, ci hanno pure guadagnato, ricevendo, ad esempio, miliardi di euro all’1% grazie ai quali hanno potuto fare investimenti speculativi, traendo profitto da interessi record, pagati dallo Stato con le tasse dei ceti medio bassi. Nulla si è fatto per impedire che bolle finanziarie si riproducano nuovamente – continua il Codacons – la Tobin tax resta un miraggio, i derivati continuano ad essere emessi e gli speculatori possono continuare a scommettere sul rialzo di prodotti, anche materie prime, che non sono tenuti, però, a possedere.
In questo quadro internazionale l”Italia va peggio degli altri, come dimostrano i dati di oggi dell’Ocse e dell’Istat, dato che per affrontare la crisi si sono alzate tasse che non rispettavano nemmeno il criterio della capacità contributiva previsto dall’art. 53 della Costituzione, come l’Iva, tipicamente proporzionale, o le accise sui carburanti, preferendole ad esempio al contributo di solidarietà del 5 % per chi guadagna più di 90.000 euro e del 10% per chi dichiara più di 150.000 euro. Ecco perché il Pil precipita maggiormente in Italia. Il Governo Letta deve invertire la rotta andando a prendere i soldi, per una volta, a quelli che li hanno, innalzando, ad esempio,  al 27% l’aliquota sulle rendite finanziarie.


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