No alla condivisione online a pagamento. Quando si rivolge la domanda ai consumatori – “Pagheresti per poter condividere contenuti protetti da copyright con i tuoi amici”? – il 72% risponde un deciso “No, mai” e solo il 27% ha un atteggiamento possibilista (“Dipende dal contenuto”). È il risultato principale di un’indagine fatta dall’Unione Nazionale Consumatori, senza valore statistico in realtà, ma con l’intento di fotografare l’atteggiamento dei consumatori sulla riforma del copyright.

L’indagine viene presentata oggi in occasione del convegno ‘Poche Parole tra copyright e consumatori’, che vuole discutere di come la riforma europea del copyright potrebbe cambiare la vita degli utenti del web. “L’incontro – spiega Massimiliano Dona, presidente dell’UNC – rientra nell’ambito della nostra campagna #pocheparole come importante momento di riflessione tra esperti, Istituzioni, operatori della comunicazione e consumatori. Proprio sulla quotidianità degli utenti  potrebbe infatti ricadere l’approvazione della riforma ed è per questo che abbiamo voluto raccogliere le loro opinioni lanciando la survey”.

L’indagine evidenzia che quasi il 50% dei consumatori ha sentito parlare della riforma sul copyright, ma non sa esattamente di cosa si tratti: eppure quasi la metà dei rispondenti alla survey dichiara di condividere spesso sui social network e sulle app di messaggistica istantanea link a contenuti esterni come video, articoli di giornale o musica. Dallo studio è poi emerso che il  72% dei consumatori ammette di sapere che esiste un meccanismo con il quale i social network e le piattaforme decidono di cancellare i post inappropriati o che violano le norme sul copyright, ma di non sapere come funziona. E ancora, seppur il 22% dei partecipanti alla survey ritiene utile i link postati da altri amici e il 64% li tiene in considerazione a seconda del contenuto a cui rimandano, alla domanda “Saresti disposto a pagare per poter condividere contenuti protetti da copyright con i tuoi amici?”, ben 72 persone su 100 hanno risposto “No, mai”. Tutto questo, conclude l’UNC, “dimostra come vogliano che continui ad essere garantita la libertà di link e di circolazione delle informazioni sul web”.


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