TopNews. Copyright, il Parlamento europeo rinvia la riforma a settembre
Tutto rimandato a settembre. Il Parlamento europeo rinvia la contestata riforma sul copyright. Oggi infatti, riuniti in Plenaria a Strasburgo, gli eurodeputati hanno votato contro l’avvio dei negoziati fra Parlamento, Consiglio e Commissione europea sulla proposta di direttiva per la riforma del copyright.
Il Parlamento europeo ha respinto con 318 voti contro 278 contrari (31 gli astenuti) il mandato negoziale proposto dalla Commissione giuridica a giugno per avviare i negoziati e aggiornare all’era digitale la normativa sul diritto d’autore. Il testo sarà dunque oggetto di discussione, emendamento e voto nella prossima sessione plenaria, prevista a settembre sempre a Strasburgo. Dopo la votazione, il relatore Axel Voss (PPE, DE) ha dichiarato: “Mi dispiace che la maggioranza dei deputati non abbia sostenuto la posizione che io e la commissione giuridica abbiamo preparato. Ma ciò fa parte del processo democratico. Torneremo sul tema a settembre con una ulteriore valutazione per cercare di rispondere alle preoccupazioni dei cittadini, aggiornando nel contempo le norme sul diritto d’autore per il moderno ambiente digitale”.
Ha scritto su twitter Julia Reda, europarlamentare del Partito pirata tedesco, fra le principali voci critiche del provvedimento: “Grande successo: le vostre proteste hanno funzionato! Il Parlamento europeo ha rimandato indietro la legge sul copyright. Tutti i membri del Parlamento potranno votare su #uploadfilters e #linktax dal 10 al 13 settembre. Ora continuiamo a fare pressione per assicurarci #SaveYourInternet!”.
La riforma proposta è molto discussa e vede contrapporsi da un lato le big company del web, dall’altro i grandi editori. I principali oppositori sostengono che le misure previste dalla riforma finirebbero per cambiare la natura e la cultura di internet, mettendo a rischio la libertà di espressione.
I due articoli più contestati sono l’11 e il 13. L’articolo 11 della riforma prevede che le piattaforme del web e gli aggregatori, Facebook, Google News e gli altri, debbano pagare gli editori per pubblicare contenuti giornalistici protetti da copyright, compresa la pubblicazione del titolo dell’articolo, del link e della breve sintesi che lo presenta (lo snippet) che vengono considerati materiali coperti da diritto d’autore. E per questo si è parlato di link tax. L’articolo 13 chiede ai “prestatori di servizi della società dell’informazione che memorizzano e danno accesso a grandi quantità di opere e altro materiale caricato dagli utenti” di installare dei filtri che impediscano, attraverso sistemi automatici, di caricare online materiale protetto dal diritto d’autore. I big del web dovrebbero dunque bloccare attraverso filtri automatizzati e algoritmi i contenuti che potrebbero essere coperti da diritto d’autore e privi di licenza. E dunque anche video, parodie, meme e quant’altro contenga riferimenti a materiale soggetto a copyright. La battaglia che si è innescata è stata aspra. Bisognerà ora vedere quali saranno gli sviluppi a settembre.
Notizia pubblicata il 05/07/2018 ore 16.03
