Consumi delle famiglie, il caro prezzi taglia la spesa e un terzo degli italiani limita qualità e quantità di cibo
Nel 2023 la spesa mensile delle famiglie aumenta del 4,3% rispetto al 2022 ma si riduce in termini reali dell’1,5% per effetto dell’inflazione. Istat: il 31,5% delle famiglie ha limitato qualità e quantità del cibo acquistato. Si continua a risparmiare sulla spesa alimentare
Nel 2023 quasi un terzo delle famiglie ha provato a limitare quantità o qualità del cibo acquistato. E in un contesto in cui la spesa mensile delle famiglie si riduce in termini reali per le conseguenze dell’inflazione – la spesa aumenta per il caro prezzi ma questo non corrisponde a un aumento del tenore di vita – si continua a risparmiare sulla spesa alimentare. È il quadro che emerge dal rapporto dell’Istat sulle spese per i consumi delle famiglie, relativo al 2023.
Spesa mensile: meno 1,5% in termini reali
La spesa mensile delle famiglie si riduce in termini reali. Nel 2023 infatti la spesa media mensile per i consumi delle famiglie è pari a 2.738 euro, in aumento (+4,3%) rispetto al 2022 (2.625 euro). L’incremento però, spiega l’Istat, “non corrisponde a un aumento del tenore di vita”.
In termini reali la spesa si riduce dell’1,5% per effetto dell’inflazione (+5,9% la variazione su base annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo).
Il peso di prodotti alimentari e bevande analcoliche sulla spesa totale è pari al 19,2% e aumenta rispetto al 18,4% del 2022.
All’aumento dei prezzi le famiglie reagiscono con cambiamenti di comportamento che riguardano anche la spesa alimentare.
Spesa alimentare, taglio e riduzione di qualità e quantità
“Il forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2023, seppure in maniera più contenuta rispetto al 2022, è stato fronteggiato dalle famiglie risparmiando meno o attingendo ai risparmi, ma anche modificando le proprie abitudini di consumo – spiega l’Istat – La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata, infatti, del 6,3%, in calo rispetto al 2022 (7,8%) e molto al di sotto del livello pre-Covid (8,0% nel 2019). Inoltre, analogamente a quanto già osservato nell’anno precedente, anche nel 2023 le famiglie hanno modificato le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare: il 31,5% delle famiglie intervistate nel 2023 dichiara, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità e/o la qualità del cibo acquistato (erano il 29,5% nel 2022)”.
La spesa non alimentare cresce del 3,2% rispetto al 2022. Prosegue dunque il recupero delle spese che erano state penalizzate dalla pandemia e dalle limitazioni alla società nel 2020 e nel 2021, quindi le spese per Servizi di ristorazione e di alloggio e quelle per Ricreazione, sport e cultura. Le prime nel 2023 superano per la prima volta il livello pre Covid-19 (nel 2019 ammontavano infatti a 132 euro mensili).
Si continua però a risparmiare sulla spesa alimentare.
“Nel 2023 – spiega l’Istat – le famiglie sembrano essersi ormai adattate alle sfide dell’inflazione, in particolare per i beni alimentari: così, aumenta la quota di chi dichiara di aver limitato in quantità e/o qualità, rispetto ad un anno prima, la spesa per cibi (dal 29,5% al 31,5%) e bevande (dal 33,3% al 35,0%)”.
Anche nel 2023, infine, la voce di spesa che le famiglie dichiarano di aver limitato di più è quella relativa ad abbigliamento e calzature. La percentuale di chi ha provato a ridurlo è del 48,6%, in lieve diminuzione rispetto al 2022 (era il 50,2%).
UNC: “Prosegue la cura dimagrante degli italiani”
Sono dati che non passano inosservati alle associazioni dei consumatori. Per l’Unione Nazionale Consumatori gli italiani continuano la “cura dimagrante”. L’aumento della spesa media mensile del 4,3%, rileva l’associazione, è solo “un miraggio” perché i consumi reali diminuiscono dell’1,5%.
Spiega il presidente dell’associazione Massimiliano Dona: «Le famiglie in termini reali spendono oltre 42 euro al mese in meno, pari a un calo di 506 euro all’anno».
Secondo lo studio dell’associazione, per i Prodotti alimentari e bevande analcoliche, se in termini nominali nel 2023 le famiglie spendono 44,32 euro in più rispetto al 2022, pari a 526,12 euro contro 481,80, in termini reali (considerando l’inflazione del 2023 pari per questa divisione al 10,2%) ora si mangia lo 0,9% in meno rispetto al 2022, una riduzione di cibo pari a 58 euro su base annua.
«Insomma, prosegue la cura dimagrante forzata degli italiani, costretti a stringere la cinghia e a mangiare di meno», commenta Dona.
Codacons: “Italiani hanno speso di più per acquistare di meno”
“Il caro-prezzi che ha imperversato in Italia nel 2023 ha profondamente modificato le abitudini degli italiani spingendo le famiglie a tagliare la spesa per i prodotti più rincarati”, a partire dagli alimentari per i quali il 31,5% delle famiglie ha ridotto gli acquisti, spiega il Codacons. “Questo significa che lo scorso anno gli italiani hanno speso sensibilmente di più per acquistare meno”.
«I dati dell’Istat attestano ancora una volta il fortissimo effetto dei prezzi al dettaglio sulla spesa degli italiani – commenta il presidente Carlo Rienzi – L’onda lunga dei rincari continua a farsi sentire anche nel 2024, con consumi fermi e famiglie sempre più attente alla spesa. Per questo è importante che il governo da un lato eviti misure come l’aumento delle accise che avrebbero conseguenze negative sui consumi, dall’altro adotti provvedimenti efficaci per far scendere i listini al dettaglio, considerando il venire meno di fattori come il caro-energia che negli ultimi due anni hanno influito sui prezzi».
Assoutenti: trend prosegue nel 2024, vendite alimentari -1,1%
Questa tendenza prosegue anche nel 2024, aggiunge a sua volta Assoutenti, con vendite alimentari ancora in calo.
«Una famiglia su tre lo scorso anno ha ridotto gli acquisti di cibi e bevande per far fronte all’incremento dei prezzi che ha colpito il settore, con i listini del comparto saliti in media del 10% nel 2023 – afferma il presidente Assoutenti Gabriele Melluso – Gli italiani non solo hanno acquistato meno alimentari, ma hanno ridotto anche la qualità dei propri acquisti, puntando ai discount proprio per contenere la spesa e cambiando in peggio i propri stili di vita. Una dieta forzata a cui i cittadini sono stati costretti dai rincari senza sosta che si sono susseguiti nel corso dell’anno. Un situazione che, purtroppo, prosegue anche nel 2024: gli ultimi dati sulle vendite al dettaglio dimostrano infatti come nei primi otto mesi dell’anno il calo degli acquisti dei generi alimentari raggiunga il -1,1% su base annua».