Consumi in caduta libera, più attenzione a sfruttare le promozioni, aziende che chiudono o si trasformano. E’ questo lo stato del Paese fotografato dal Censis nel 47° ° rapporto annuale sulla situazione sociale del paese, presentato oggi a Roma. “Un Paese sotto sforzo o, meglio, profondamente fiaccato da una crisi persistente” dicono i ricercatori. Innanzitutto i consumi: in calo, dal 2000 ad oggi, le spese alimentari (-6,7%), quelle per l’abbigliamo e le calzature (-15%), per l’arredamento a la manutenzione della casa (-8%) e per i trasporti (19%). Ad aumentare, per non per scelta dei cittadini, le utenze domestiche (+6,3%) e le spese medico-sanitarie (+19%).
E’ in questo contesto che i consumatori hanno imparato a fare acquisti intelligenti, sfruttando le promozioni: il 76% dà la caccia alle promozioni (43% è la media europea).
La recessione ha inciso a 360 gradi sul mondo delle imprese: dal 2009 hanno cessato l’attività più di 1,6 milioni di aziende. Le realtà sopravvissute hanno iniziato a trasformarsi. Nel piccolo commercio, il settore alimentare contava 129mila esercizi nel 2008. Crollati a 121mila nel 2009, sono ora saliti a 124mila. Grazie soprattutto allo sviluppo delle panetterie, le piccole rivendite di frutta e verdura e i negozi di prodotti etnici (dal 2009 nel commercio al dettaglio il numero di stranieri è cresciuto del 21%). Forse per risparmiare sull’affitto, negli ultimi 3 anni sono aumentati dell’8% i titolari che si sono dedicati all’attività ambulante. Si cercano poi nuovi canali di vendita, con gli operatori online cresciuti del 20% dal 2009.
Con un tasso di disoccupazione che si avvicina pericolosamente al 13%, non sorprende che aumenti l’incertezza sul lavoro. Il 24,4% degli italiani teme il peggioramento delle proprie condizioni professionali, il 14,3% vede la possibilità di una riduzione del reddito e il 14% addirittura la perdita del posto di lavoro (una percentuale che arriva al 17,1% tra chi ha tra 45 e 54 anni). Da qui la conseguenza che si cercano sempre più nuove opportunità all’estero. Nell’ultimo decennio chi ha trasferito la propria residenza oltreconfine è raddoppiato: dai 50mila del 2002 a 106mila nel 2012 (+28,8% tra il 2011 e il 2012). Nel 54,1% dei casi si tratta di under 35.
Duro il commento del Codacons secondo cui i dati del Censis fotografano “una realtà da terzo Mondo”. La cosa più grave, poi – continua la nota dell’Associazione – è che la situazione non è destinata a migliorare nel 2014, considerato che il Governo ha finora abbassato una sola unica tassa, l’Imu sulla prima casa, che pagavano tanto i ricchi quanto i poveri, pensando pure di compensare la riduzione di gettito con una nuova imposta, la Iuc o come vorranno chiamarla.
Per l’associazione di consumatori c’è un solo modo per rilanciare i consumi, ed è quello di ridistribuire la ricchezza. “Il Governo, quindi, deve fare un dl antipovertà, che sposti le tasse su quel 10% degli italiani che detiene  il 50% della ricchezza del Paese, su evasori e speculatori” conclude la nota.


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