WWF: ricorso al Tar Lazio contro autorizzazioni a centrale Enel Brindisi
Chiudere col carbone? Si parta dalla centrale più inquinante, quella di Brindisi. Il WWF Italia e ClientEarth hanno presentato ricorso al Tar del Lazio contro l’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata alla centrale Enel “Federico II” di Brindisi. Si tratta, spiegano le due associazioni, della “più grande centrale a carbone d’Italia e quella che emette più sostanze inquinanti e CO2 (13,11 milioni di tonnellate nel solo 2015), estesa al 2028 con un decreto del luglio scorso”.
L’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) che le associazioni ritengono illegittima è stata rilasciata il 3 luglio 2017 e consentirebbe all’impianto di funzionare fino al 2028, nonostante la situazione sia drammatica dal punto di vista della salute pubblica e dell’ambiente. “La centrale di Brindisi è il simbolo della battaglia WWF per chiudere con il carbone, per la tutela della salute dei cittadini, del territorio e del clima globale”, dicono dall’associazione.
Il ricorso è stato presentato prima di tutto perché, spiegano le due associazioni, “l’Autorizzazione è stata rilasciata per l’ennesima volta senza alcuna Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), dopo un primo dissenso del ministro della Salute e del Comune di Brindisi, superato a seguito dell’intervento del Consiglio dei ministri”. Il risultato è che “da 24 anni la centrale Enel di Brindisi Sud opera senza essere mai stata sottoposta a valutazioni di impatto ambientale e sanitario di alcun tipo”.
Altro punto contestato riguarda l’impatto sanitario della centrale. Un recente studio dell’Arpa Puglia, dicono le due associazioni, dimostra come ad una maggiore esposizione alle poveri sottili e all’anidride solforosa di origine industriale, corrisponda un aumento della mortalità per tumore, di patologie cardiovascolari e respiratorie. I principali risultati dello studio sono stati resi noti dall’Agenzia regionale sanitaria nel settembre 2016, quasi un anno primo del rilascio della nuova AIA, in un’audizione in Commissione ambiente del Senato dedicata proprio alla centrale a carbone.
Il disastro sanitario è poi legato all’eccessivo livello di emissioni: per molte sostanze inquinanti non sono rispettati i parametri di legge per abbattere in modo più efficace gli inquinanti emessi dall’impianto. Le associazioni che hanno presentato il ricorso denunciano poi carenze nella nuova AIA per quanto riguarda le prescrizioni in tema di smaltimento dei rifiuti.
“Dietro questi fatti c’è la sofferenza di moltissime persone e di un’intera comunità – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia – La centrale di Brindisi è il simbolo della battaglia WWF per chiudere con il carbone, per la tutela della salute dei cittadini, del territorio e del clima globale. La storia di grande inquinamento che ha colpito una delle località più belle di Italia deve vedere la parola fine; ora deve iniziare il futuro del rilancio di un territorio naturalmente vocato allo sviluppo pulito e rinnovabile”.
“Le emissioni industriali hanno contribuito a creare una situazione sanitaria critica nel territorio di Brindisi – aggiunge Ugo Taddei, avvocato di ClientEarth, no profit europea specializzata in controversie legali nel campo della protezione dell’ambiente e della salute – È incredibile che un nuovo permesso sia stato concesso senza alcuna valutazione degli impatti sulla popolazione locale. Non esistono cittadini di serie A e serie B: abbiamo tutti diritto a vivere in un ambiente sano e pulito. Esiste un obbligo giuridico e morale di utilizzare le migliori tecniche disponibili per tutelare la salute e siamo intenzionati a farlo rispettare anche nella centrale di Brindisi”.
“Nei giorni scorsi i ministri Calenda e Galletti hanno annunciato che la Strategia Energetica Nazionale ha individuato tra gli obiettivi la chiusura di tutte le centrali a carbone italiane entro il 2025: una decisione che appoggiamo convintamente – aggiunge Midulla – WWF e Client Earth si augurano che tale decisione diventi operativa nel più breve tempo possibile per salvare vite umane e consentire da subito la transizione verso le energie rinnovabili”.