Biocarburanti, indagine Antitrust sui prezzi per presunto cartello
Biocarburanti, l’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di Eni, Esso, Ip, Iplom, Q8, Tamoil e Saras per presunto cartello nel settore dei carburanti per autotrazione. Ispezioni anche nella sede del periodico Staffetta Quotidiana. Il giornale: “Senza le rilevazioni della Staffetta il costo dell’obbligo di miscelazione sarebbe un bel punto interrogativo”
Indagine Antitrust sui prezzi della componente bio dei carburanti. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un’istruttoria nei confronti di Eni, Esso, Ip, Iplom, Q8, Tamoil e Saras per presunto cartello nel settore dei carburanti per autotrazione. Secondo l’Antitrust, che ha ricevuto una segnalazione da un whistleblower, le società si sarebbero coordinate per definire il valore della “componente bio” dei carburanti per autotrazione. I funzionari dell’Autorità ieri hanno svolto ispezioni nelle principali sedi delle società interessate e di altri soggetti ritenuti in possesso di elementi utili all’istruttoria, tra cui la redazione del quotidiano specializzato “Staffetta Quotidiana”, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.
L’istruttoria Antitrust
Attraverso una segnalazione attraverso la propria piattaforma di Whistleblowing, l’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di Eni, Esso, Ip, Iplom, Q8, Tamoil e Saras per una presunta intesa restrittiva della concorrenza nella vendita del carburante da autotrazione.
Secondo quanto scrive l’Autorità in una nota, “i principali operatori petroliferi si sarebbero coordinati nella determinazione del valore della componente bio necessaria per ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa in vigore. La legge stabilisce infatti che almeno il 10% del carburante per autotrazione deve essere composto da carburante bio (salva la possibilità di acquistare i Certificati di Immissione in Consumo). Il valore di questa importante componente del prezzo è passato da 20€/mc del 2019 a ca. 60 €/mc di oggi e ha un impatto sui prezzi alla pompa di circa 2 miliardi di euro”.
L’Antitrust contesta alle compagnie aumenti di prezzo “contestuali” e “in gran parte coincidenti”, che potrebbero essere stati determinati “da scambi di informazioni diretti o indiretti tra le imprese interessate, anche attraverso articoli pubblicati su “Staffetta Quotidiana”, noto quotidiano di settore”.
Biocarburanti, Staffetta: “un chiarimento doveroso”
Staffetta ieri aveva annunciato l’indagine dell’Antitrust e l’ispezione nei propri uffici spiegando appunto che l’ipotesi sui cui l’Autorità sta lavorando è “un’intesa tra le compagnie sul costo della componente bio derivante dagli obblighi di miscelazione, attuata attraverso la pubblicazione di informazioni su Staffetta Quotidiana”.
Dopo la nota ufficiale è arrivata la posizione del periodico. Che spiega: “Da quando è stato introdotto l’obbligo di miscelazione di biocarburanti nei carburanti fossili, la Staffetta ne monitora il mercato e i relativi prezzi, come fa per tutti i prodotti energetici. In particolare, da quando la componente bio è diventata una voce di costo importante per chi acquista e vende carburanti (e a valle anche per i consumatori finali), abbiamo iniziato a rilevare, sulla base di informazioni di mercato, i comportamenti dei diversi fornitori, per rendere più trasparente una parte della filiera, per seguire l’andamento del mercato e dare anche informazioni all’opinione pubblica sul costo delle politiche per le rinnovabili”.
Staffetta racconta che ieri mattina i funzionari Antitrust hanno svolto un’ispezione nella redazione e presso le compagnie petrolifere “per capire come vengono rilevati i dati, perché, si legge nella delibera di avvio dell’istruttoria, c’è il sospetto che la Staffetta sia stata utilizzata come strumento per coordinare le politiche di prezzo in materia da parte delle compagnie”.
L’ipotesi, prosegue il quotidiano specializzato, “riecheggia quella del 2007 che portò all’oscuramento dei prezzi alla pompa comunicati dalle compagnie (v. Staffetta 04/02/08). E sembra basarsi sull’assunto “troppa trasparenza=meno concorrenza”. Vedremo come andrà a concludersi l’indagine. Un fatto è certo: nessuno ha mai chiesto alla Staffetta di rendere pubblici quei dati. La rilevazione – conclude – nasce da un innegabile interesse giornalistico e dalla conoscenza del mercato da parte dei nostri redattori. Ed è un fatto che senza le rilevazioni della Staffetta il costo dell’obbligo di miscelazione sarebbe un bel punto interrogativo. Oscurare questa componente di costo gioverebbe al mercato?”.