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Aumenti record dei prezzi dei carburanti, crescita delle tariffe, in primis quelle dell’energia elettrica e del gas, innalzamento dell’Iva dal 20 al 21%. E’ questo il bilancio del 2011, l’anno che ha messo a dura prova la stabilità economica  delle famiglie italiane che stanno cercando di resistere ad una pesante crisi. Ma il 2012 come sarà?
L’ultimo mese del 2011 ha anche visto un cambio di Governo che ha consegnato il Paese in mano ad alcuni tecnici per evitare il tanto paventato “default”. Da 3 giorni si è aperto un nuovo anno e le attese sono molte. Viste le premesse, però, il 2012 rischia di essere ancora peggio. Il 1° gennaio, infatti, sono scattati una serie di aumenti: dal pedaggio autostradale alle tariffe dell’energia elettrica ed il gas, passando per i trasporti e, immancabili, i carburanti.
Sul caro-benzina, ormai, è scontro: oggi si è toccata la soglia di 1,8 euro a litro. Gli aumenti dei carburanti sono diventati insostenibili e la protesta sta montando.
La Cia-Confederazione italiana agricoltori lancia l’allarme: oltre l’80% delle merci (soprattutto frutta e verdura) viaggia, dal campo alla tavola, su gomma e gli effetti sulla spesa delle famiglie saranno pesantissimi. Per l’agricoltura l’aumento record del gasolio (che ha superato abbondantemente un euro a litro) ha ormai assunto conseguenze devastanti. Occorrono subito agevolazioni, altrimenti migliaia di imprese rischiano di chiudere. Solo nel 2011 le imprese del settore primario hanno sostenuto un costo aggiuntivo di oltre 2 miliardi di euro, proprio a causa dei continui aumenti dei carburanti, ormai arrivati a livelli record.
“Se la tendenza non si arresterà, per l’agricoltura – avverte la Cia – si prospetta un aggravio dei costi superiore ai 2,5 miliardi di euro nel 2012”. Una situazione difficile che continua dal 2009, quando furono abolite le agevolazioni (l’“accisa zero”) sull’acquisto di gasolio per le serre. Un appello va al governo affinché provveda, nei confronti del settore primario, all’introduzione di una sorta di “bonus” produttivo sia per le serre che per tutte le aziende agricole, garantendo così costi meno onerosi.
Il “caro carburante” si fa sentire anche sulle tavole e i prodotti agroalimentari rischiano di lievitare, visto che proprio il costo del trasporto incide per il 35-40% sul prezzo finale. “Un discorso che vale in particolare – sottolinea la Cia – per frutta e verdura che, essendo prodotti facilmente deperibili, hanno bisogno di essere subito trasportati presso i mercati e questo avviene ormai esclusivamente su gomma. Ma anche per tutti gli altri alimenti, dal latte ai formaggi, dalla carne alla pasta e al pane, l’effetto dei rincari petroliferi non sarà certo leggero. La spesa delle famiglie è così destinata a lievitare e questo si ripercuoterà sui consumi che già registrano una costante flessione”.
E sulla differenza tra mezzi a benzina e mezzi a gasolio ha puntato l’Unione Petrolifera affermando che gli aumenti dell’accisa “incidono in realtà in misura non significativa sul costo del trasporto dei prodotti”, poiché “le addizionali regionali interessano solo la benzina, mentre è noto che il trasporto merci avviene con mezzi a gasolio”. Inoltre, hanno aggiunto i petrolieri, “gli aumenti di accisa sul gasolio previsti a livello nazionale, tra cui l’ultimo con il decreto Salva Italia, sono per legge rimborsati agli autotrasportatori che, per le grandi distanze, utilizzano mezzi pesanti. In sintesi, a risentire dell’aumento della fiscalità sul gasolio sono esclusivamente i mezzi leggeri, che generalmente hanno basse percorrenze”. In poche parole, “serve la massima attenzione affinché l’aumento delle accise sui carburanti non si trasformi indebitamente in un pretesto per giustificare l’innalzamento dei prezzi finali di altri prodotti“.
Secondo Federconsumatori e Adusbef la dichiarazione dell’Unione Petrolifera è “incomprensibile per diverse ragioni”. “Innanzi tutto è vero che le addizionali regionali sono sulla benzina, tuttavia sia per alcuni mezzi di distribuzione a breve percorrenza e sia per tutti i professionisti che consumano benzina o gasolio i maggiori costi sostenuti saranno scaricati su prezzi e tariffe. Inoltre – aggiungono le Associazioni – l’aumento delle addizionali, pur gravissimo, è marginale rispetto agli aumenti clamorosi del gasolio, stabiliti nella manovra Monti, che avranno un impatto ed una ricaduta notevolissima per i costi di tutta la distribuzione metropolitana che non viene eseguita da Tir di lunga percorrenza. Per questi ultimi inoltre, il fatto che tale aumento venga rimborsato agli autotrasportatori, rappresenta una questione ancor più grave, poiché quei rimborsi verranno pagati in maniera diretta dalla fiscalità generale, quindi da tutti i cittadini- dichiarano Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, presidenti di Adusbef e Federconsumatori – Allora ribadiamo che una simile operazione di aumenti indiscriminati che si sono verificati nel 2011 sia sul versante dei prezzi di filiera e sia per quanto riguarda ingiustificabili aumenti di tassazione dovuti a modifiche delle accise e dell’ Iva avranno ricadute gravi sui costi diretti, per 192 euro annui e gravissimi per costi indiretti, soprattutto sui beni di largo consumo, quali quello dell’alimentazione di 161 euro“.
Complessivamente, secondo l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, nel 2012 gli aumenti toccheranno quota + 2103 euro a famiglia. Quasi la metà di quanto una famiglia media spende per la spesa alimentare in un anno (in base ai dati Istat). Aumenti insostenibili che determineranno pesantissime ricadute sullo stile di vita delle famiglie e sull’intera economia, che dovrà continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi.
“È ora di puntare sul rilancio: ripresa della domanda di mercato, liberalizzazioni e investimenti per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico. Questi dovranno essere i buoni propositi del Governo per l’anno nuovo” dichiarano Trefiletti e Lannutti.
 
 


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