Benessere dei polli, Essere Animali boccia i supermercati italiani (Foto credit Essere Animali)

Supermercati “bocciati” sulla comunicazione, sulla disponibilità e sugli impegni concreti in tema di benessere dei polli. “I supermercati italiani non sono sufficientemente trasparenti e collaborativi sul piano della tutela dei polli allevati dai loro fornitori”.

È quanto afferma l’associazione Essere Animali che ha pubblicato il dossier “Supermercati italiani: impegni e trasparenza per i polli”. L’analisi fotografa il panorama italiano sulla base dell’andamento delle conversazioni intrattenute negli ultimi due anni con i leader di settore ALDI, Bennet (Gruppo Végé), CONAD, Coop, Esselunga e Gruppo Selex.

La valutazione è stata fatta, spiega l’associazione, sulla base della qualità delle conversazioni e delle interlocuzioni che le varie sigle hanno avuto con Essere Animali sul tema del benessere dei polli.

Il (mancato) benessere dei polli

In quale contesto ci troviamo? Ogni anno a livello mondiale vengono macellati oltre 70 miliardi di polli, oltre 500 milioni solo in Italia. Quasi tutti vengono da allevamenti intensivi e sono dunque sottoposti a stress, alta densità di allevamento, mancanza di stimoli ambientali, sovraffollamento, che finiscono per incidere anche sulla qualità della carne – come accade per il fenomeno del white striping, le strisce bianche presenti su alcuni petti di pollo, per cui la carne è sicura da mangiare (di fatto si tratta di strisce di grasso) ma c’è un impatto sulla qualità nutrizionale.

Se fossero migliorati i criteri degli allevamenti, “le analisi economiche mostrano aumenti contenuti nei costi di produzione (0,29 €/kg)”, si legge nel dossier.

 

Foto credit Stefano Belacchi_Essere Animali

 

Il ruolo dei supermercati

Essere Animali parte allora dal ruolo dei supermercati, che possono orientare il miglioramento delle filiere produttive, realizzando economie di scala, e arrivare a un vasto numero di consumatori.

Spiega Elisa Bianco, responsabile corporate engagement di Essere Animali: «Nonostante nelle conversazioni che abbiamo tenuto i supermercati abbiano detto di non essere direttamente responsabili delle condizioni di vita dei polli venduti a loro marchio, in realtà sappiamo che i supermercati giocano un ruolo fondamentale nella trasformazione dei sistemi produttivi. Grazie alla loro dimensione e ai volumi di vendita, sono infatti in grado di indirizzare direttamente il miglioramento delle filiere da cui provengono i prodotti venduti a loro marchio — soprattutto nei casi di grandi catene come Coop ed Esselunga particolarmente attente, agli occhi dei consumatori, a qualità e sostenibilità —, contenendo al tempo stesso eventuali aumenti di prezzo grazie a un’economia di scala. Ormai non ci sono più scuse, ci aspettiamo che anche i supermercati italiani inizino a impegnarsi quanto prima per un reale miglioramento delle filiere che vada a vantaggio di polli e consumatori».

Come è stata fatta la valutazione?

Un passo indietro. Essere Animali ha avviato i primi contatti con le insegne della grande distribuzione italiana nel 2022, data in cui è entrata a far parte della Open Wing Alliance (OWA), una coalizione globale che vuole porre fine alle principali cause di sofferenza dei polli. L’obiettivo delle conversazioni era quello di discutere le problematiche che vivono i polli negli allevamenti intensivi e i miglioramenti apportati dall’impegno dello European Chicken Commitment (ECC).

Le “pagelle” date nel dossier si basano dunque sulle conversazioni con le insegne, su un giudizio personale, e rispecchiano le informazioni che, entro fine luglio 2024, le insegne hanno scelto di condividere con l’associazione. A essere valutate sono state nel dettaglio la qualità della conversazione (se il supermercato è stato reattivo nella risposta); la propensione a esplorare proposte concrete di avanzamento; la presenza di impegni concreti e significativi per i polli nelle comunicazioni pubbliche in tema di benessere animale e sostenibilità.

Le “pagelle” dei supermercati

Il risultato non è incoraggiante. Su una scala da 1 a 10, spiega Essere Animali, “i voti complessivi raggiunti dai supermercati analizzati dal report non superano il 5: supermercati come Coop ed Esselunga, che della comunicazione sulla qualità fanno spesso il loro punto di forza, registrano solo un 4, mentre insegne come Aldi e Gruppo Selex si posizionano più in alto con, rispettivamente, 4,5 e 5. Più bassa invece la valutazione per Bennet (Gruppo Végé), che registra un 3 complessivo, mentre il principale player italiano – Conad – si piazza all’ultimo posto con un 2. I supermercati che in Italia si sono invece già impegnati per migliorare le condizioni dei polli nella loro filiera sono Carrefour, Cortilia e Eataly”.

L’associazione chiede ai supermercati di attuare alcuni passi concreti immediati sul tema del benessere dei polli: conoscere nel dettaglio tutti gli aspetti critici delle proprie filiere, definire obiettivi temporali concreti per ogni criterio di miglioramento e pubblicare un impegno in linea con l’ECC includendo tutti i loro marchi.

Nel dossier l’associazione ricorda anche le ragioni più spesso usate dai supermercati per il mancato intervento o per rimandare il confronto. “Non essendo direttamente produttori, non possiamo essere responsabili delle filiere”. Oppure: “I consumatori non sono pronti e non capiscono cosa vuol dire un pollo a più lento accrescimento”. Altre volte si fa ricorso al fattore prezzo con la motivazione che “I consumatori non sono disposti a pagare”. Davvero è così?

Scrive nel dossier Essere Animali: “Secondo i dati dell’università di Wageningen, implementare tutti i criteri dell’ECC porterebbe un aumento dei costi di produzione di poco meno di 0,3 €/kg. Il problema è che non c’è trasparenza nel modo in cui i supermercati costruiscono il prezzo finale ai consumatori”.


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