Quando scegliamo in quale banca depositare i nostri risparmi stiamo facendo una scelta che va al di là del semplice confronto tra i costi dei vari istituti: stiamo decidendo come contribuire al presente e al futuro di una società, scegliendo in quale direzione vogliamo che vadano l’economia e la politica di un paese e del mondo intero.
Perché la finanza non è neutra e la crisi lo sta dimostrando più di qualsiasi discorso economico: se scelgo una finanza etica, sto scegliendo di investire i miei risparmi nello sviluppo piuttosto che in attività più o meno trasparenti (il commercio di armi, per dirne una).
Di questo è fermamente convinta Simona Lanzoni che lavora da anni per la Fondazione Pangea Onlus, occupandosi in particolare dei diritti delle donne, e che è appena stata eletta nel Comitato Etico di Banca Etica.
Come si colloca oggi la finanza etica nel panorama generale della finanza?
Tramite il mio impegno nella Fondazione Pangea Onlus mi occupo da anni di finanza etica attraverso il microcredito. Grazie a questo strumento si riesce a creare un connubio molto stretto tra diritti e finanza: sostenendo, ad esempio, le attività delle donne contribuiamo da una parte al loro empowerment e dall’altra allo sviluppo di un intero territorio. E’ un modo di fare economia ben diverso dalla finanza che ha determinato l’attuale crisi. La finanza etica può essere una risposta a questa crisi e lo dimostrano i dati sull’attività di Banca Etica che ha un tasso di sofferenza dello 0,63% a fronte di una media del 7,70% delle altre banche. Negli ultimi 15 anni una banca su 4 è sparita e dal 2008 si sono persi 28.000 posti di lavoro nel settore. Invece Banca Etica è una banca sana, con i conti in equilibrio e lo ha attestato anche l’ultima ispezione di Banca d’Italia. Sono sempre di più le persone che investono i propri risparmi in Banca Etica facendo una scelta chiara verso la qualità del credito. Nel momento in cui mettiamo i nostri soldi in un circuito economico decidiamo anche quale modello di sviluppo sostenere. E sono sempre di più le persone che decidono di sostenere attività legali che creano benessere per la collettività, rispettano l’ambiente e contribuiscono al rafforzamento dei diritti. Questo dimostra come stia crescendo la consapevolezza che ognuno di noi può dare delle risposte attraverso le proprie azioni, scegliendo con responsabilità anche la banca a cui affidarsi.
Qual è il ruolo delle donne nella finanza etica?
È un ruolo tutto da costruire! Se prendo l’esempio del microcredito le donne sono le clienti più appetibili, ripagano quasi sempre e moltiplicano benessere nella loro famiglia. Se parliamo però di chi gestisce la finanza parliamo di uomini perché non si da fiducia e non si da spazio anche alle donne. Banca Etica è anomala, da poco tempo ha all’interno del suo Consiglio di amministrazione ben 7 donne (il Cda è composto da 13 membri). Inoltre ha un Comitato Etico che ha carattere consultivo e propositivo, formato da 6 donne e un uomo. Questa realtà può avviare un percorso pionieristico per un maggiore bilanciamento tra i generi nel settore della finanza a partire da quella etica, ma ora è presto per dirlo, prima di deve fare. Da parte mia essere parte del Comitato vuol dire cercare di portare input positivi per approfondire alcuni temi e sostenere le attività che creano sviluppo e benessere per la collettività di cui le donne sono la metà e poco più della popolazione.
di Antonella Giordano 
Twitter @Anto_Gior


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