Banca dati morosi, MDC: no a un’AEEG garante delle aziende
L’Italia sta vivendo un momento molto difficile e alcune scelte rischiano di aggravare la situazione di milioni di famiglie e imprese che già fanno fatica ad andare avanti. Alcune di queste scelte sbagliate le sta facendo l’Autorità per l’energia elettrica e il gas con il Sistema Indennitario (SIND, in vigore dal 1° novembre) e l’istituzione della Banca dati dei morosi (BICSE). Le Associazioni dei consumatori hanno più volte espresso la loro contrarietà verso queste misure, e oggi il Movimento Difesa del Cittadino torna a mettere in guardia dai rischi per utenti domestici e piccole imprese.
Secondo l’Associazione questi provvedimenti sono “altamente lesivi dei diritti dei consumatori utenti del settore energetico a tutto vantaggio delle società di commercializzazione”; in un documento vengono sintetizzati i punti critici: “non è ancora chiaro in che modo un Sistema Indennitario (che bypassa tutte le garanzie di contestazione e conciliazione paritetica del presunto credito, costringendo l’utente ad una procedura di reclamo lunga, macchinosa e sotto la minaccia del distacco della fornitura) ed una BICSE (che si risolve di fatto nella schedatura minuziosa e delle abitudini di consumo energetico di milioni di utenti, oltre che in un registro dei morosi o presunti tali) possano esser di ausilio allo sviluppo di un libero mercato dell’energia ridotto ad una giungla di offerte dalle tariffe superiori a quelle del servizio di tutela fissate dall’Autorità”.
Per Francesco Luongo, responsabile del Dipartimento Nazionale Servizi a Rete dell’MDC, “più che agevolare la trasparenza del mercato energetico, dei suoi flussi informativi e lo sviluppo di una sana concorrenza nel mercato libero, l’attuazione di questi i provvedimenti comporterà enormi ed ingiustificati vantaggi per gli operatori chiamati a finanziarne le strutture ed il personale. Il SIND e la BICSE rappresentano gli esempi di una nuova ed originale regolazione dell’Autorità che di fatto tutela dal “rischio credito” i player del mercato energetico, una finalità del tutto estranea a quelli che dovrebbero essere i compiti di un Regolatore”.
Le motivazioni alla base dei provvedimenti contestati non convincono l’Associazione, visto che è la stessa Autorità ad attestare alle Camere che il numero di sospensioni per clienti domestici ed imprese è diminuito nel 2011, sia al Nord che al Sud, portandosi in aumento solo nel Mezzogiorno dell’1% per le famiglie e di un ben più rilevante 8% per le piccole imprese, evidentemente strangolate dalla crisi economica come gli utenti domestici. I dati trasmessi al Parlamento dal Regolatore quantificano il rapporto tra richieste di sospensione e clienti serviti in un esiguo 6% annuo (l’AEEG ha preso in considerazione un campione di venditori con oltre 50.000 clienti per un periodo di 2 anni dal 01.01.2010 al 31.12.12 indicando un tasso del 12%).
Il Movimento Difesa del Cittadino ricorda che in bolletta gli utenti già versano 4,7 euro all’anno per complessivi 130 milioni di euro a copertura delle morosità di cui il principale responsabile resta la P.A (70%) le PMI (20%) e le famiglie per un esiguo 10%. Infine l’associazione sottolinea il grave rischio che questo costoso sistema di tutela della riscossione dei debiti di famiglie e piccole imprese in difficoltà, di cui si rende garante l’Autorità per l’energia tramite l’Acquirente Unico, finisca anche per garantire il lucroso mercato della cessione dei crediti commerciali delle compagnie energetiche a banche e società finanziarie (solo Enel dal 2011 al 2016 stima di effettuare cessioni per 14,4 miliardi di euro l’anno) e quindi anche sul “rating” dei prodotti finanziari come gli in Asset-backed security (ABS) emessi a fronte di operazioni di cessione il cui valore deriva proprio dalla qualità e dalle garanzie di riscossione dei crediti sottostanti.
Potrebbe sembrare un buon metodo a tutela dei più corretti, ma oggi la perdita di potere delle famiglie e sempre una maggiore cattiva gestione dei servizi da parte delle Società rende del tutto inappropriata tale normativa.
Oggi assistiamo a:
falsi contratti di cui gli utenti non sono a conoscenza;
conguagli anche a 3 – 4 anni;
sostituzioni contatori registrati dopo oltre 12 m;
rimborsi per gli utenti di fatture pagate e non dovute che mai arrivano;
le camere di conciliazioni interne alle società non garantiscono una imparzialità.
Molto si potrebbe ancora scrivere, pienamente contraria.