Ambiente, SWG: cittadini sempre più preoccupati di clima, inquinamento e plastica
Cittadini sempre più preoccupati dal clima. Surriscaldamento globale, gestione e smaltimento dei rifiuti, inquinamento di acqua e aria e aumento della plastica sono considerati problemi sui quali intervenire con più urgenza. E c’è, sempre più diffuso, il timore per lo stato ambientale dei luoghi in cui si vive. Il dato emerge da un’indagine pubblicata dall’Istituto di ricerca SWG, e rilanciata anche dal WWF, nel quale emergono le emergenze ambientali che tolgono il sonno ai cittadini. A partire da una consapevolezza. All’affermazione “La situazione ambientale del luogo in cui vivo mi preoccupa sempre di più” hanno risposto positivamente (sono molto o abbastanza d’accordo) l’81% degli intervistati. L’anno precedente, il 2017, erano il 71%.
Il sondaggio è stato fatto a novembre 2018 su un campione rappresentativo di 2 mila persone maggiorenni. Fra il 2011 e il 2016 la preoccupazione per l’ambiente oscillava fra il 67% e il 69%. Ora invece riguarda oltre otto intervistati su dieci. Ogni persona ha indicato i quattro problemi sui quali ritiene più urgente intervenire: al primo posto ci sono il surriscaldamento globale insieme alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti, indicati dal 42% degli intervistati; a seguire, viene ritenuto urgente intervenire sull’inquinamento delle acque (36%), sull’inquinamento dell’aria (35%) e sull’aumento della plastica.
Chi sono i maggiori responsabili dell’attuale inquinamento? Al primo posto, col 55% delle risposte, i cittadini segnalano le multinazionali, mentre quasi a pari merito vengono chiamati in causa i cittadini (43%) e i governi (42%). Alla richiesta su chi invece dovrebbe fare di più per tutelare l’ambiente vengono indicati nell’ordine i cittadini (49%), il governo (48%), le multinazionali e l’Unione europea (36%). Da sottolineare anche la posizione espressa davanti alla possibilità di boicottare i prodotti dei paesi che inquinano di più o non rispettano gli accordi internazionali sul clima: si dice molto d’accordo il 37% degli intervistati, con un aumento del 5% rispetto al 2015.